L’ultimo report pubblicato da banca d’italia ha messo in luce una fase di rallentamento per l’economia della basilicata, evidenziando fattori industriali e gestionali che pesano sullo sviluppo regionale. Le difficoltà riguardano soprattutto alcune vicende industriali di rilievo, come il caso stellantis, e il lento avanzamento delle risorse legate al piano nazionale di ripresa e resilienza . Il capogruppo del pd nel consiglio regionale, Piero Lacorazza, ha commentato il documento evidenziando le carenze della gestione regionale in diversi ambiti.
L’impatto della situazione di stellantis sull’economia lucana
La situazione produttiva e occupazionale di stellantis rappresenta uno degli elementi chiave del rallentamento economico in basilicata. Un anno fa, il governo regionale e quello nazionale avevano mostrato notevole ottimismo, annunciando numeri di produzione di vetture elevati e progetti legati a impianti energetici destinati a salvaguardare i livelli di occupazione sul territorio. Queste aspettative però non si sono concretizzate: i numeri reali non hanno confermato le previsioni, e molte delle iniziative promesse sono rimaste sulla carta o non hanno fatto passi avanti significativi. Questi ritardi hanno pesato sull’indotto e sul tessuto industriale lucano, creando incertezza nel mondo del lavoro e tra gli operatori locali.
La complessità della vicenda conferma che l’ottimismo iniziale era basato su dati non più attuali o su promesse non supportate da progressi concreti. La situazione evidenzia una crisi legata non solo ai fattori industriali ma anche alla capacità di monitorare e aggiornare programmi e interventi. Questo mette in difficoltà la regione nel mantenere una stabilità economica e produttiva, con effetti diretti sul benessere degli abitanti e sulle prospettive di sviluppo.
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Il rallentamento del pnrr e le ripercussioni sugli investimenti pubblici
Un altro elemento indicato da banca d’italia riguarda la gestione delle risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza, che in basilicata non ha avuto l’impatto sperato. In particolare, progetti importanti in settori come la sanità e l’infrastrutturazione idrica risultano in ritardo. Esempi concreti si riscontrano nel mancato avvio tempestivo delle case di comunità e degli ospedali di comunità, strutture previste per migliorare l’assistenza sanitaria sul territorio.
Anche gli investimenti nel sistema idrico, finanziati con fondi europei , non hanno avuto una programmazione adeguata, limitando così la possibilità di modernizzare infrastrutture essenziali per la qualità della vita e per lo sviluppo economico. Nel complesso, la lentezza nell’attuazione dei progetti porta a perdite di opportunità e ritardi nel miglioramento dei servizi pubblici cruciali.
Queste difficoltà risentono anche di una gestione amministrativa che non ha saputo attivare con tempestività programmi e procedure efficaci, rallentando l’erogazione e il corretto utilizzo delle risorse disponibili. Il ritardo nei cantieri pesa inoltre sui tempi di consegna e sulle aspettative di cittadini e operatori locali.
La gestione del bilancio regionale e le conseguenze per enti e imprese
Una gestione fendue e poco incisiva del bilancio regionale si riflette sul funzionamento quotidiano di molti settori e degli enti locali. Molti sindaci e amministratori attendono ancora risposte e fondi promessi nel bilancio di assestamento, la cui approvazione è prevista entro giugno. La mancata chiarezza e certezza sui tempi di erogazione crea problemi su progetti pubblici e su investimenti essenziali per le comunità.
La lentezza con cui la regione dà risposte a richieste e necessità amministrative genera una situazione di stallo.
Ne risentono in particolare gli enti locali che dipendono dalle risorse regionali progetti paesi per la manutenzione, lo sviluppo infrastrutturale e i servizi. Le imprese che operano in questi settori si trovano spesso in difficoltà, con flussi di cassa rallentati e rischi di sospensione delle attività.
Queste complicazioni si inseriscono in un contesto già segnato dalle incertezze industriali e finanziarie, aggravando la situazione generale.
L’assenza di un piano strategico regionale rallenta l’allineamento delle politiche pubbliche
A un anno dall’inizio del 2025, la basilicata non ha ancora un piano strategico regionale aggiornato, uno strumento previsto dall’ordinamento per allineare tutte le politiche e gli strumenti di programmazione, compreso il bilancio. Questo ritardo genera confusione e rende difficile per amministrazioni e operatori programmare interventi coerenti e coordinati.
La mancata approvazione del piano, oltre ad essere un obbligo statutario, ostacola la definizione di una strategia unitaria capace di rispondere alle esigenze del territorio.
Senza un quadro strategico chiaro, le attività di sviluppo e le risposte alle emergenze rischiano di procedere in modo scoordinato e frammentario.
La situazione aggrava le difficoltà di gestione già esistenti e rischia di allungare ulteriormente i tempi per interventi decisivi nei settori economici, sociali e infrastrutturali.
Vertenze industriali e questioni energetiche tra le priorità da affrontare anche oltre il petrolio
Il ruolo di protagonistico nella regione resta legato a settori tradizionali come l’industria automobilistica e il comparto petrolifero. La dipendenza da questi ambiti aumenta la vulnerabilità dell’economia locale rispetto a crisi e oscillazioni del mercato globale.
Ndunque, la delicata questione petrolifera merita un’attenzione specifica, non solo sotto il profilo economico ma anche ambientale, con la necessità di studiare una strategia dettagliata e sostenibile.
Parallelamente, le difficoltà in ambito industriale richiamano l’urgenza di risposte concrete e pronte per garantire stabilità e occupazione.
La regione basilicata si trova così a dover bilanciare questioni strutturali importanti, con una programmazione che finora non ha prodotto tutti gli effetti attesi nella crescita e nel benessere collettivo.