Il recupero degli scarti agricoli rappresenta una sfida cruciale per la riduzione dell’impatto ambientale e la valorizzazione delle risorse. All’università di Verona, il progetto Dimitra si propone di convertire il digestato, un sottoprodotto della digestione anaerobica, in bio-fertilizzanti, offrendo un’alternativa sostenibile per il settore agricolo. Questa iniziativa è sostenuta dall’Unione Europea, tramite il programma Life, e si svolge in collaborazione con enti accademici, aziende e realtà agricole italiane e greche.
Come funziona il recupero del digestato nel progetto Dimitra
Il digestato deriva dal processo di digestione anaerobica, che utilizza scarti agro-alimentari per produrre biogas. Questo materiale residuo è ricco di nutrienti fondamentali come azoto, fosforo e potassio, elementi chiave per la fertilità del suolo e la crescita delle colture. Senza un trattamento adeguato, il digestato può rilasciare sostanze inquinanti nelle acque e nei terreni, oltre a emettere odori sgradevoli e gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico.
L’Italia e la Grecia ospitano due impianti dimostrativi del progetto Dimitra, dove si sperimentano tecnologie innovative per estrarre e recuperare i nutrienti utili dal digestato. L’obiettivo è di ottenere fertilizzanti sicuri, efficaci e rispettosi dell’ambiente. Questi impianti puntano anche a ridurre le emissioni di gas nocivi e a riciclare l’acqua utilizzata per irrigare le colture, favorendo un ciclo agricolo più circolare.
Leggi anche:
Dettaglio del sistema dimostrativo italiano a Isola della Scala
Nella provincia di Verona, presso l’azienda agricola “La Torre“, si trova il principale impianto dimostrativo italiano, denominato Demo 2. Questo impianto è stato progettato dall’università di Verona e realizzato dalla compagnia “Nuove Energie“. Qui si tratta circa 20 tonnellate di digestato al giorno prodotto da un digestore anaerobico.
Il sistema è compatto e modulare, si basa su avanzate tecnologie di separazione, filtrazione e osmosi inversa. Questi processi permettono di isolare e concentrare azoto, fosforo, ammonio e potassio, elementi essenziali per la produzione di fertilizzanti bio. Il fertilizzante così ottenuto può essere reintrodotto nelle colture agricole con minore impatto ambientale rispetto ai prodotti chimici tradizionali.
Con l’adozione di questa tecnologia, l’impianto riduce gli odori fastidiosi e le emissioni di CO2 legate all’uso e allo stoccaggio del digestato non trattato. La valorizzazione di questi sottoprodotti trascende il semplice smaltimento, aprendo la strada a una gestione più responsabile e redditizia dei rifiuti agricoli.
Impatto ambientale e prospettive future del progetto Dimitra
In prospettiva, la diffusione di impianti come quelli di Dimitra potrebbe abbattere significativamente la quantità di gas serra emessi dal settore agricolo italiano, in particolare quelli derivanti dal trattamento degli scarti organici. Ridurre le emissioni di anidride carbonica e di cattivi odori rappresenta un traguardo importante per migliorare la qualità dell’aria nelle aree rurali e limitare l’inquinamento delle falde e dei suoli.
La produzione di bio-fertilizzanti dai digestati apre anche scenari interessanti sul piano economico, dando ai coltivatori uno strumento alternativo per nutrire le colture, riducendo la dipendenza dai fertilizzanti di sintesi spesso costosi e dannosi per l’ambiente.
Il progetto Dimitra conferma l’impegno delle istituzioni e delle aziende agricole a valorizzare ogni risorsa disponibile, in un’ottica di agricoltura più sostenibile che tutela il territorio senza rallentare la produttività o la qualità dei prodotti. Le prossime fasi di sperimentazione forniranno dati concreti sul rendimento e sulla sicurezza di questi fertilizzanti, definendo potenziali sviluppi commerciali e normativi nel campo dell’agricoltura verde.