Il principe di salina e il segreto dei biscotti ricci del convento di palma di montechiaro

Il principe di salina e il segreto dei biscotti ricci del convento di palma di montechiaro

Le monache del convento del SS Rosario a Palma di Montechiaro tramandano da secoli la ricetta dei biscotti ricci, dolce storico legato al principe di Salina e riconosciuto come patrimonio culturale siciliano.
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I biscotti ricci, dolce storico delle monache del convento del SS Rosario a Palma di Montechiaro, rappresentano una tradizione siciliana legata alla cultura monastica e all'aristocrazia, recentemente tutelata come patrimonio gastronomico. - Gaeta.it

Le antiche tradizioni gastronomiche dei conventi siciliani si intrecciano con la storia e la cultura locale, come dimostra la leggenda legata ai biscotti ricci prodotti dalle monache del convento del SS Rosario a palma di montechiaro. Questo dolce, noto anche come ricci del gattopardo, mantiene vivo un rapporto esclusivo con il principe di salina, protagonista della letteratura italiana, e la comunità religiosa che ha custodito per secoli la sua preparazione. La ricetta originale, tramandata nella clausura, è oggi patrimonio riconosciuto e rappresenta un esempio concreto della stretta connessione tra la cucina monastica e la cultura popolare siciliana.

Il privilegio storico del principe di salina nel monastero di santo spirito

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nel suo romanzo Il Gattopardo, racconta di come il principe di salina, diretta discendenza della fondatrice del monastero di santo spirito, avesse un diritto esclusivo che lo autorizzava a entrare nel convento, a dispetto della rigorosa clausura che vietava l’ingresso agli uomini. Questo privilegio, condiviso soltanto con il re di napoli, era motivo di particolare orgoglio per il principe, che si serviva di questo accesso per procurarsi i dolci preparati dalle monache. Il romanzo sottolinea la gelosia e l’infantile fierezza con cui il principe custodiva questo diritto, un dettaglio che sottolinea il legame tra l’aristocrazia e le tradizioni religiose dell’epoca.

All’interno del monastero, le suore confezionavano i biscotti mandorlati secondo ricette antiche, tramandate da generazioni. Questi dolci, oltre a essere una raro lusso per l’aristocrazia, rappresentavano un momento di contatto tra il mondo chiuso della clausura e la società esterna, seppure attraverso meccanismi ben regolati e discreti.

La preparazione e la vendita dei biscotti ricci nel convento di palma di montechiaro

Il convento del SS Rosario a palma di montechiaro, piccolo centro della provincia di agrigento, custodisce una tradizione dolciaria che risale al XVII secolo. Le monache benedettine del monastero preparavano i cosiddetti biscotti ricci, o mandorlati, che si distinguevano per la loro lavorazione artigianale e per l’impiego di ingredienti locali, come la farina di mandorle di agrigento.

La vendita di questi dolci avveniva attraverso un sistema particolare: la ruota degli esposti. Questa era una sorta di sportello girevole che permetteva di lasciare e ricevere oggetti senza entrare in contatto diretto con l’esterno. Le suore prendevano gli ordini rispondendo a chi bussava dalla grata, e poi consegnavano i biscotti confezionati in vassoi direttamente attraverso la ruota. Questo metodo garantiva la clausura e rispettava i vincoli imposti agli abitanti del monastero.

La lavorazione stessa dei biscotti era un rito molto attento, che manteneva vive ricette e metodi di produzione originari che, a partire dalla metà del XVII secolo, accompagnarono anche la visita del duca santo giulio tomasi di lampedusa, antenato dello scrittore, a testimonianza di una tradizione che si intreccia profondamente con le vicende storiche locali.

La valorizzazione culturale e il riconoscimento dei ricci del gattopardo

Nel dicembre 2023 i ricci del gattopardo hanno ottenuto una forma di tutela ufficiale con l’iscrizione al REI . Questo passaggio ha sottolineato il valore culturale e storico di una tradizione culinaria legata alla vita monastica, ora riconosciuta come patrimonio da conservare e tramandare.

La registrazione al REI ha messo in evidenza la relazione tra la comunità religiosa e i cittadini di palma di montechiaro, mostrando come un’usanza religiosa possa trasformarsi in un simbolo condiviso di identità e memoria collettiva. Questa tutela serve a mantenere vive le tecniche di produzione tradizionali e a promuovere la conoscenza di un dolce che rappresenta un pezzo della storia siciliana.

La presenza attiva sul territorio di pasticcerie che continuano a preparare e vendere i ricci testimonia la continuità di una tradizione che attraversa i secoli, trovando nuovi spazi di diffusione e apprezzamento nella cultura gastronomica contemporanea.

Concetta marino, custode della ricetta autentica dei biscotti ricci

A palma di montechiaro, la conoscenza autentica della ricetta originale è arrivata sino a oggi grazie a concetta marino, unica depositaria del metodo di produzione delle suore benedettine. Concetta ha aperto una pasticceria in via pietro nenni e racconta di essere stata lei stessa cresciuta nel convento, dove è entrata all’età di otto anni insieme a due sue sorelle.

La vita in clausura, come descritta dalla stessa marino, era rigorosa: nessuna possibilità di uscire o di interagire con l’esterno, nemmeno affacciarsi alle finestre. Suor maria giannina, una delle monache, prese a cuore concetta portandola in pasticceria, dove la bambina scoprì un mondo di profumi e sapori che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita.

Terminata la scuola media, concetta lasciò il convento ma continuò a seguire corsi di pasticceria per affinare le tecniche apprese. Oggi rappresenta l’anello di congiunzione tra il passato e il presente, mantenendo vivo il segreto dei ricci del gattopardo, un’eredità che traspira storia, cultura e tradizione siciliana.

La ricetta per preparare i ricci alle mandorle in casa

I ricci alle mandorle si possono preparare anche a casa seguendo una ricetta semplice che riproduce i sapori tradizionali di questo dolce storico. Gli ingredienti fondamentali sono farina di mandorle di agrigento, zucchero semolato, uova fresche e la scorza di limone grattugiata.

La preparazione richiede di mescolare la farina, lo zucchero e la buccia di limone in una ciotola, aggiungendo le uova una alla volta. L’impasto va lavorato fino a ottenere una consistenza omogenea e compatta. Si può utilizzare una sac à poche o uno strumento per estrudere l’impasto formando tronchetti lunghi circa otto centimetri, lasciando spazio tra uno e l’altro.

Prima di infornare, si cospargono di zucchero e si cuociono in forno preriscaldato a 180 gradi per almeno dieci minuti, fino a quando assumono un aspetto dorato. Il risultato è un dolce fragrante, fedele alle antiche ricette delle monache benedettine, che porta sulla tavola un pezzo di storia siciliana.

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