Il primo trapianto di rene da donatore vivente incompatibile in Abruzzo realizzato a L’Aquila

Il Primo Trapianto Di Rene Da

Primo trapianto di rene incompatibile eseguito a L’Aquila. - Gaeta.it

Armando Proietti

20 Settembre 2025

L’ospedale San Salvatore di L’Aquila ha segnato un passo importante nella medicina regionale con il primo trapianto di rene da donatore vivente incompatibile per gruppo sanguigno. Questa procedura, finora effettuata solo in pochi centri italiani, ha permesso a una coppia di familiari, marito e moglie, di superare il nodo dell’incompatibilità che fino a poco tempo fa impediva la donazione tra individui non compatibili sul piano ematico. L’intervento conferma la capacità di strutture locali di offrire terapie avanzate e allarga le possibilità di cura per chi attende un trapianto.

L’innovazione del trapianto ABO-incompatibile: come funziona e perché è fondamentale

Il trapianto ABO-incompatibile si propone come una soluzione innovativa al problema che si presenta quando donatore e ricevente hanno gruppi sanguigni diversi, situazione che impediva fino a poco tempo fa l’effettuazione del trapianto per rischio di rigetto. Questo metodo si basa su terapie desensibilizzanti che eliminano o riducono gli anticorpi anti-donatore presenti nel ricevente. Si utilizzano processi come la plasmaferesi per separare il plasma e quindi sottrarre gli anticorpi dal sangue, accanto a farmaci che ne contrastano la produzione.

Il risultato di queste terapie permette di abbassare la risposta immunitaria così da preparare il paziente a ricevere l’organo senza il rischio di rigetto acuto. Il trapianto ABO-incompatibile amplia la possibilità di dono, riducendo le liste d’attesa, e arricchisce i protocolli già esistenti come lo scambio di organi tra coppie e il sistema dei donatori samaritani. È un metodo complicato e richiede un elevato livello di conoscenze specialistiche e attrezzature dedicate, ragione per cui solo alcune strutture italiane la praticano. Il successo all’Aquila dimostra l’efficacia di questa tecnica anche in Abruzzo.

Dettagli Dell’intervento e condizioni post-operatorie della coppia coinvolta

L’operazione è stata realizzata nei primi mesi del 2025 all’ospedale San Salvatore. La donazione è avvenuta tra un marito e la moglie, entrambi residenti in Abruzzo. I medici hanno registrato un decorso regolare per entrambi i pazienti già nelle fasi immediatamente successive all’intervento. Sono stati sottoposti a controlli medici costanti per monitorare la funzionalità renale e l’eventuale insorgere di complicazioni legate alla risposta immunitaria.

A diversi mesi dall’operazione, lo stato di salute sia del donatore che della ricevente risulta stabile. La funzionalità del rene trapiantato si attesta entro i parametri di normalità. Questo esito conferma che, nonostante la complessità del trapianto ABO-incompatibile, le cure adottate hanno sostenuto il successo clinico e la sicurezza per entrambi i pazienti. Il caso conferma la possibilità concreta di estendere queste procedure anche ad altre situazioni analoghe, offrendo un’opportunità che prima non esisteva per famiglie in cui la compatibilità ematica fosse un ostacolo.

Il ruolo del team multidisciplinare e la collaborazione tra specialisti nella riuscita dell’intervento

L’operazione è frutto di un’intensa collaborazione tra diverse figure specialistiche. Il gruppo dei chirurghi dei trapianti, guidato dal professor Fabio Vistoli, ha coordinato l’intervento chirurgico, mentre i nefrologi sotto la direzione della dottoressa Marilena Tunno si sono occupati del percorso clinico pre e post-operatorio della coppia.

Il laboratorio immunogenetico, condotto dal dottor Franco Papola, ha gestito la parte diagnostica e di monitoraggio degli anticorpi, fondamentale per il procedimento desensibilizzante. L’anestesia è stata curata dal professor Franco Marinangeli, un reparto essenziale per la gestione intraoperatoria. La dottoressa Anna Rughetti ha diretto il settore trasfusionale in supporto alla plasmaferesi e alla stabilizzazione ematica.

La dottoressa Patrizia Frascaria è stata responsabile del lavoro dei medici di laboratorio, insieme a un gruppo di infermieri e operatori sanitari che hanno assistito prima, durante e dopo l’intervento. Il Centro Regionale Trapianti, coordinato dalla dottoressa Daniela Maccarone, ha garantito la supervisione organizzativa, il coordinamento tra reparti e la gestione delle risorse necessarie. L’insieme ha dimostrato come un lavoro integrato tra vari ambiti della sanità pubblica possa sostenere procedure mediche complesse anche in province diverse dalle grandi città.

Significato clinico e organizzativo del trapianto per la sanità abruzzese

La Asl di L’Aquila ha sottolineato come questo trapianto rappresenti una dimostrazione concreta della crescita delle competenze locali e della capacità del sistema sanitario regionale di assicurare prestazioni avanzate e tempestive. L’investimento nella formazione del personale e nel potenziamento della cooperazione tra servizi ha permesso di superare limiti tradizionali legati sia alla complessità clinica che all’organizzazione ospedaliera.

Il successo di questa operazione contribuisce a ridurre i tempi di attesa per il trapianto, favorendo condizioni di vita migliori per malati renali che altrimenti rischierebbero lunghi periodi di dialisi. L’integrazione di nuove tecniche chirurgiche e terapeutiche nei protocolli locali rende Abruzzo una regione in cui innovazione scientifica e solidarietà si traducono in interventi concreti. La possibilità di eseguire trapianti ABO-incompatibili nel territorio regionale amplia anche la platea di potenziali donatori, influendo su politiche di salute pubblica e gestione delle risorse.