Il complesso conosciuto come Pirellino, in via Giovanni Battista Pirelli a Milano, è diventato un caso emblematico. Da un lato, il suo valore economico è stato messo in luce; dall’altro, dopo la vendita, sono emersi dubbi pesanti sulle condizioni reali dell’edificio. La vicenda si inserisce in un quadro più vasto di trasformazioni urbanistiche nella città, che attirano investitori ma anche l’attenzione della magistratura, impegnata in un’inchiesta su sospette irregolarità e speculazioni. Qui ripercorriamo la storia recente del Pirellino, le ragioni dietro la vendita e le criticità che sono venute fuori.
Pirellino, da bene prezioso a scelta politica della giunta Sala
Nel dicembre 2018, la giunta di Milano guidata da Beppe Sala decise all’unanimità di mettere subito in vendita il Pirellino. L’immobile era considerato di «elevato valore economico» per la sua posizione strategica e per i volumi edificabili consentiti dal Piano di Governo del Territorio. A pochi passi dal centro e ben collegato, il complesso era visto da esperti e enti come un asset appetibile sul mercato, anche grazie a bonifiche dall’amianto da 7,8 milioni di euro finanziate con fondi pubblici.
La base d’asta fu fissata a 87,5 milioni di euro, più altri 18,6 milioni per la concessione novantenale del diritto di superficie sul parcheggio di piazza Einaudi, che conta 272 posti auto. Poco prima, l’Agenzia delle Entrate aveva confermato la valutazione dell’immobile, usando un metodo simile a quello applicato per lo stadio di San Siro. L’interesse del mercato si fece subito sentire: la gara vide ben 85 rilanci, un record per Milano, che portarono il prezzo finale a raddoppiare, arrivando a 193 milioni.
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La vendita e i primi problemi con il nuovo proprietario
Dopo l’aggiudicazione, ufficializzata con l’atto notarile del 25 novembre 2019, il nuovo proprietario, Coima Sgr Spa, nel luglio 2020 segnalò al Comune condizioni ben diverse da quelle attese. Coima descrisse il Pirellino come un «edificio a ponte» su via Melchiorre Gioia, una delle strade più trafficate della città, e denunciò distacchi pericolosi, che potevano mettere a rischio il traffico e la sicurezza pubblica.
L’azienda parlò anche di degrado ambientale e urbanistico, con una situazione edilizia compromessa. Tra le anomalie, emersero «occupazioni abusive dei piani interrati», fatti mai rilevati né dal Comune né dall’Agenzia delle Entrate prima della vendita. Infine, furono segnalati rischi sanitari legati a «cumuli di sporcizia» che compromettevano il decoro dell’area, un problema serio in un quartiere che punta a diventare un’area di pregio.
Inchiesta urbanistica e tensioni politiche intorno al Pirellino
Il Pirellino è ora al centro di un’inchiesta che coinvolge pesi massimi del mondo immobiliare e politico milanese, come Manfredi Catella, fondatore di Coima, e l’ex assessore Giancarlo Tancredi. L’indagine punta il dito su presunti meccanismi di corruzione e conflitti d’interesse in operazioni edilizie di grande valore, dove sarebbero stati concessi favori e consulenze per influenzare i pareri della Commissione per il paesaggio, agevolando così trasformazioni urbanistiche importanti.
Il caso apre un dibattito acceso sulla trasparenza nella gestione di aree strategiche come il Pirellino e gli scali ferroviari, destinati a ospitare nuove infrastrutture come la Circle line, una metropolitana circolare pensata per collegare le nuove zone di sviluppo con il resto della città. Secondo i pm, però, le opere pubbliche non avrebbero compensato in modo adeguato le volumetrie concesse per edifici privati, sollevando sospetti di speculazione.
Tra sostenibilità e realtà: le sfide dello sviluppo urbano a Milano
Negli ultimi anni, Milano ha promosso una forte narrazione sull’urbanistica verde, con progetti come Forestami e Urban Factor, e grazie all’Urban Center alla Triennale. L’architetto Stefano Boeri e l’ex sindaco Sala hanno più volte sottolineato l’impegno verso la sostenibilità e il miglioramento della qualità della vita in città. Ma le rivelazioni dell’inchiesta mettono in discussione questa immagine.
L’aumento di edifici ad alta densità, come grattacieli e quartieri di lusso, solleva dubbi sulla coerenza tra le intenzioni dichiarate e le pratiche reali, soprattutto alla luce delle accuse di irregolarità che circondano immobili come il Pirellino. Questa vicenda mette a nudo il difficile equilibrio tra interessi economici, scelte urbanistiche e controllo pubblico in una Milano in continua trasformazione.
Il futuro del Pirellino resta incerto, mentre le indagini vanno avanti e si attendono sviluppi. Oggi, quell’immobile è il simbolo di un rapporto complesso tra pubblico e privato, sotto l’occhio attento delle istituzioni e dei cittadini.