Il piano Trump per Gaza: trasferire i palestinesi e trasformare l’area in un hub turistico e tecnologico

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Piano Trump per Gaza: spostamento dei palestinesi e nuovo hub turistico-tecnologico. - Gaeta.it

Armando Proietti

31 Agosto 2025

Un documento trapelato e pubblicato dal Washington Post svela una proposta dell’amministrazione Trump per la Striscia di Gaza. Il piano prevede il trasferimento della popolazione palestinese e la trasformazione dell’area in un centro turistico e tecnologico, sotto il controllo degli Stati Uniti per almeno dieci anni. Tra le idee ci sono incentivi economici, token digitali per i proprietari terrieri e un progressivo passaggio della sicurezza a forze locali formate ad hoc.

Come funziona il piano Trump per Gaza: ricostruzione e trasferimenti

Il rapporto di 38 pagine ottenuto dal Washington Post spiega che il piano prevede il trasferimento “temporaneo” o “volontario” dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. La prima fase si concentra sulla ricostruzione di infrastrutture di alto livello e sulla trasformazione dell’area in un centro per turismo e tecnologia. Gli Stati Uniti dovrebbero gestire direttamente la zona per circa dieci anni. Durante questo periodo, chi lascia Gaza potrà spostarsi in aree protette all’interno della Striscia o in Paesi terzi, ricevendo compensi economici e altri aiuti.

Nel documento si parla di token digitali da assegnare ai proprietari terrieri palestinesi, da usare per ottenere nuove abitazioni o coprire i costi della vita fuori dall’enclave. L’offerta economica include sussidi per affitti fino a quattro anni, un anno di assistenza alimentare garantita e un pagamento in contanti di 5.000 dollari per ogni persona che accetta di trasferirsi. Sono previsti anche incentivi per chi decide di restare nelle zone più sicure della Striscia, ma l’obiettivo chiaro è quello di svuotare l’area durante la fase di trasformazione economica e urbanistica.

Il progetto GREAT Trust: esperti, investimenti e infrastrutture hi-tech

Il piano, chiamato Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust , nasce dall’esperienza di esperti israeliani già coinvolti nella Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli Usa. La pianificazione economica è curata da un team del Boston Consulting Group, che ha sviluppato un modello finanziario senza fondi diretti dal governo americano, puntando invece su investimenti pubblici e privati.

Tra le infrastrutture previste ci sono impianti per veicoli elettrici, data center all’avanguardia e resort di lusso lungo la costa. Sono in programma 6-8 nuove “città intelligenti” con edifici fino a venti piani, spazi industriali e commerciali, oltre a ospedali, scuole e strutture agricole. L’idea è creare un’area capace di attirare investimenti e innovazione, sotto amministrazione americana fino al passaggio del controllo alle autorità locali, che verranno formate e addestrate durante i dieci anni.

Secondo il piano, Israele si occuperebbe inizialmente della sicurezza, anche con contractor privati occidentali. Poi, gradualmente, la sorveglianza e le funzioni di polizia passerebbero a forze locali preparate per mantenere l’ordine in autonomia.

Le conseguenze umanitarie e legali del trasferimento della popolazione palestinese

Offrire incentivi per lasciare temporaneamente Gaza apre questioni complesse, sia sul piano umanitario sia su quello legale. Il piano garantisce token digitali per ottenere case nelle nuove città, sussidi per affitti e cibo, ma l’idea di abbandonare la propria terra, anche solo per un lungo periodo, solleva molti dubbi.

Esperti di diritto internazionale, come il professor Adil Haque, sottolineano che “impedire il ritorno nelle proprie case o negare l’accesso a cibo, cure mediche e rifugio è una violazione delle norme internazionali, a prescindere dagli incentivi economici.” Il diritto al ritorno è una questione centrale e potrebbe scatenare battaglie legali, considerando che la popolazione palestinese è coinvolta in un conflitto lungo decenni che riguarda diritti umani fondamentali.

Il progetto di trasformazione di Gaza, con lo spostamento forzato o incentivato degli abitanti, si inserisce in un contesto geopolitico già molto teso. La proposta ha il sostegno di Israele e degli Stati Uniti, mentre è stata duramente criticata nel mondo arabo e dalla comunità internazionale, soprattutto per il controllo territoriale e la gestione della sicurezza. Il fatto che l’amministrazione americana dovrebbe restare alla guida per un decennio solleva molte domande sugli effetti politici e sociali nella regione.


Il piano immaginato dall’amministrazione Trump per Gaza è ambizioso e pieno di implicazioni. Oltre a cambiare il volto urbano ed economico dell’area, comporta una riorganizzazione radicale della popolazione. Sicuramente attirerà l’attenzione dei diplomatici e scatenare un dibattito acceso sulle questioni umanitarie e sul rispetto delle leggi internazionali, in un territorio da sempre fragile e conteso.