Il Piano Riviera per Gaza è un progetto postbellico americano che prevede lo spostamento temporaneo di milioni di palestinesi per trasformare la Striscia in un centro turistico e tecnologico sotto controllo Usa. Questa proposta ha scatenato critiche importanti, soprattutto riguardo alla sua natura e alle conseguenze umanitarie. Stefano Boeri, architetto noto per il Bosco Verticale di Milano, ha espresso un giudizio netto sul progetto, sottolineandone le contraddizioni rispetto ai valori che ha sempre perseguito nel suo lavoro.
Le basi del piano riviera: dalla striscia di gaza a città intelligenti americane
Il Piano Riviera che interessa Gaza prevede di far lasciare temporaneamente oltre due milioni di abitanti della Striscia. L’idea presentata è quella di una migrazione “volontaria”, incentivata economicamente, delle famiglie palestinesi verso altre aree. Nel frattempo, lo spazio abbandonato verrebbe trasformato in una località turistica e polo tecnologico. Questo nuovo centro ospiterebbe città intelligenti basate su tecnologie d’intelligenza artificiale e rimarrebbe sotto il controllo statunitense per almeno dieci anni.
Dietro questa proposta c’è un progetto che punta a un ritorno economico molto elevato rispetto all’investimento iniziale, rendendo il piano più un’operazione immobiliare e finanziaria che una ricostruzione politica o umanitaria. La destinazione turistica e tecnologica della zona sembra cancellare ogni riferimento alla vita precedente degli abitanti, con ricadute possibili sulla stabilità e sulla sopravvivenza della popolazione locale.
Stefano Boeri e la critica all’uso militare e commerciale dell’architettura verde
Stefano Boeri ha definito il Piano Riviera un’“orrenda e violenta proiezione di un futuro inaccettabile e perverso”. Boeri, noto per la sua opera del Bosco Verticale a Milano, ha criticato come in questo progetto venga citato il suo esempio, che nel suo lavoro simboleggia armonia tra natura, architettura e comunità. Il Bosco Verticale promuove edilizia sociale, spazi pubblici e servizi sanitari, mentre il piano per Gaza si fonda su una forma di diaspora forzata.
L’architetto ha sottolineato la distanza tra la sua esperienza progettuale e quella del modello proposto: il Bosco Verticale non è solo abitazioni per ricchi, ma uno spazio che ospita diverse funzioni sociali, accessibili e integrate con il territorio. Invece, il progetto americano per Gaza appare invece una ristrutturazione imposta che si avvale di simboli architettonici per mascherare un’azione forzata che porta via alle famiglie la loro casa e il loro tessuto sociale.
La portata sociale e umanitaria del piano: dubbi e contestazioni internazionali
Il Piano Riviera ha raccolto forti critiche da parte di esperti e organizzazioni internazionali per le sue implicazioni umanitarie. Molti osservatori lo vedono come una forma di deportazione mascherata da trasferimento volontario. Le famiglie coinvolte sono già sotto una costante minaccia di morte e vivere nella Striscia di Gaza è già una situazione di estrema vulnerabilità.
La diaspora forzata, temuta e denunciata, viola principi fondamentali di diritto internazionale riguardo al diritto di popolazioni civili a restare nelle loro terre. Organizzazioni che seguono con attenzione il conflitto palestinese hanno contestato la legittimità di un piano che potrebbe aggravare la sofferenza dei profughi, cancellando identità e storie di intere comunità. L’aspetto economico e speculativo del progetto, con ritorni finanziari stimati eccezionalmente alti, ha anche messo in allarme chi teme che questa operazione sia più una mossa geopolitica e commerciale che un passo verso la pace o la ricostruzione.
Stefano Boeri e i progetti ispirati all’armonia tra natura e comunità nel mondo
Oltre al Bosco Verticale di Milano, Boeri ha portato il suo approccio in altre città europee e asiatiche. A Utrecht ha contribuito alla creazione di spazi pubblici aperti al cittadino, mentre a Eindhoven ha progettato edifici per edilizia residenziale pensata per diverse fasce sociali. In Cina, a Shenzen, ha realizzato un Centro di Riabilitazione che unisce servizi sanitari con elementi architettonici pensati per il benessere e la natura.
Questi progetti sono nati dalla convinzione che l’architettura possa intrecciare natura, storia e comunità senza escludere nessuno. In questo senso, la scelta di citare il Bosco Verticale tra le ispirazioni del Piano Riviera appare tragicamente incoerente: mentre il lavoro di Boeri mira a includere e sostenere, il piano per Gaza costringe ed espelle, cancellando presenze umane e costruzioni sociali.
Il confronto tra queste visioni mette in luce tensioni profonde tra architettura come strumento di integrazione sociale e progetto urbanistico che viene usato per scopi di controllo e trasformazione profonda del territorio e delle sue persone. L’intervento di Boeri chiarisce bene quanto un’architettura debba essere attenta al valore umano e storico dei luoghi.