Il papa incontra a roma giovani ucraini sopravvissuti ai bombardamenti di kharkiv

Il papa incontra a roma giovani ucraini sopravvissuti ai bombardamenti di kharkiv

Un gruppo di 32 ragazzi ucraini da Kharkiv, ospitati a Roma, Como e Ponte di Legno grazie a Caritas e esarcato greco-cattolico, incontra papa Leone XIV per condividere le difficoltà della guerra.
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Un gruppo di 32 giovani ucraini in fuga dalla guerra è stato ricevuto da papa Leone XIV a Roma, vivendo un periodo di tregua e accoglienza in Italia grazie al sostegno di chiese e associazioni. - Gaeta.it

Un gruppo di 32 ragazzi e ragazze ucraini è stato ricevuto da papa Leone XIV durante l’udienza generale in piazza san Pietro, l’11 giugno 2025. I giovani, provenienti dalla cattedrale greco-cattolica di San Nicola a kharkiv, hanno raccontato ai media vaticani le difficoltà quotidiane causate dalla guerra. Hanno consegnato al pontefice la foto incorniciata di una loro compagna uccisa dai bombardamenti. Questo incontro offre uno sguardo diretto sulle condizioni vissute dai ragazzi siriani in fuga dal conflitto.

Il viaggio dei giovani da kharkiv a roma, como e ponte di legno

Il gruppo di ragazzi, di età compresa tra i 10 e i 17 anni, ha potuto lasciare per tre settimane il proprio paese in guerra. Grazie a una rete di solidarietà creata dall’esarcato greco-cattolico di kharkiv e dalla Caritas locale, con il supporto di realtà umanitarie italiane, il viaggio ha coperto Roma, Como e Ponte di Legno, tra l’8 giugno e il 5 luglio 2025. L’iniziativa riprende un progetto attivo già lo scorso anno, nato per offrire ai giovani una tregua dalla violenza.

La situazione di kharkiv

Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, ha subito notevoli danni, in particolare a causa di recenti attacchi con droni la notte prima dell’incontro con il papa. I raid hanno provocato almeno tre morti e più di sessanta feriti. I ragazzi, distanti dal fronte, hanno vissuto questi giorni lontano dal conflitto, immersi in un ambiente più sereno, presentando ai media vaticani la propria quotidianità spezzata dalla guerra.

Le emozioni degli incontri e il sostegno del papa

La possibilità di incontrare il pontefice ha lasciato un segno profondo tra i giovani. Tetiana, 17 anni, ha raccontato di come fosse difficile realizzare ciò che era successo, vivendo momenti altalenanti tra gioia e incredulità. Vitaliy, 15 anni, ha descritto l’emozione di ritrovarsi insieme al papa per una foto, un’esperienza che non si aspettava e che ha definito indescrivibile.

Suor Oleksia Pohrsnychna, che lavora con i ragazzi fin dal 2018, ha sottolineato l’impatto emotivo vissuto in piazza san Pietro, davanti alla folla e al pontefice. Nel momento del saluto finale, il papa ha assicurato: «io prego sempre», parole che hanno intensificato la sensazione di vicinanza e supporto. Anche i volontari di Frontiere di Pace, associati alla diocesi di Como, hanno raccolto impressioni forti. Nicola Gini ha ricordato lo sguardo rivolto al cielo dai ragazzi al passaggio di un aereo, sintomo di un’ansia radicata dalla guerra.

Il ricordo di maria, coetanea vittima dei bombardamenti

Il gruppo ha consegnato al papa la fotografia di Maria, una loro coetanea uccisa a 12 anni durante un bombardamento mentre faceva la spesa con la madre, poco prima del viaggio in Italia. La presenza simbolica della ragazza, ancora viva nei ricordi, ha legato ulteriormente i giovani in questa giornata. Lo stesso Nicola Gini ha evidenziato come quel ritratto abbia rafforzato il senso di comunità e memoria.

La morte di Maria rappresenta un esempio concreto della tragedia che colpisce chi vive in zone di conflitto, un dolore che accompagna ogni passo delle loro giornate, anche lontano dai luoghi della guerra.

Le difficoltà quotidiane dei ragazzi ucraini a kharkiv

I ragazzi hanno raccontato ai media vaticani la loro vita sconvolta dalla guerra. La routine è scombinata, lo studio e gli incontri con gli amici quasi impossibili. Il terrore del suono delle sirene e delle esplosioni si accompagna a un sonno interrotto e alla necessità di rifugiarsi ogni volta che scattano gli allarmi. Tetiana ha spiegato come vivere costantemente in questo stato di ansia genera uno stress quotidiano pesante.

La perdita di case e luoghi familiari coincide con l’isolamento sociale e il dolore per ciò che accade. La guerra ha trasformato anche i dettagli più piccoli in fonte di pericolo, rendendo normale un’esistenza precaria. I giovani invitano chi vive in paesi lontani da conflitti ad apprezzare le condizioni di tranquillità, riconoscendo in questo la differenza tra una vita normale e quella stravolta dalla battaglia.

Il ruolo della chiesa nel garantire accoglienza e normalità

Il gruppo è ospitato dalla chiesa di San Giuseppe da Copertino a Roma. Le famiglie della parrocchia accolgono i ragazzi nelle proprie case mentre le attività quotidiane si svolgono nella struttura della chiesa, inclusi i pasti e la partecipazione al centro estivo con altri 280 ragazzi. Il parroco don Paolo Pizzuti ha condiviso un momento di leggerezza, ricordando il rimprovero scherzoso di un bambino per il ritardo nel venirlo a prendere.

Suor Oleksia ha evidenziato come per questi ragazzi il periodo nel cuore della capitale italiana rappresenti un’esperienza quasi surreale, lontana dai pericoli immediati della guerra. La possibilità di rivedere una routine serena è vissuta come un sogno che avrà un impatto positivo al loro ritorno in patria.

Le prossime tappe del soggiorno in italia

Dopo Roma, i giovani si trasferiranno nella diocesi di Como dove resteranno fino al 27 giugno, accolti sempre dai volontari di Frontiere di Pace. Qui potranno partecipare a momenti di gioco e incontro con le comunità locali. La fase finale prevede poi il soggiorno a Ponte di Legno fino al 5 luglio, accolti dall’associazione Amici in cordata nel mondo, che offre supporto alle famiglie rifugiate.

Il percorso organizzato intende offrire ai ragazzi un ambiente protetto dove poter recuperare parte di un’infanzia sottratta dal conflitto, mantenendo contatti con la cultura e le persone italiane, in attesa di tornare in Ucraina.

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