La gestione dei malati oncologici in Italia continua a mostrare importanti difficoltà legate ai tempi di attesa per accedere a indagini diagnostiche e cure specialistiche. Nonostante la presenza di una struttura organizzativa più avanzata rispetto ad altre branche mediche, i pazienti si trovano spesso a dover sostenere spese elevate per effettuare visite e accertamenti, aggravando una condizione già difficile. Francesco De Lorenzo, presidente della federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia , ha sottolineato l’urgenza di migliorare la rete oncologica nazionale per garantire un’assistenza veloce ed efficace a tutti, indipendentemente dalle possibilità economiche.
Il piano oncologico nazionale e il ruolo del governo nell’organizzazione delle cure
Negli ultimi anni il governo ha promosso iniziative per rafforzare la risposta all’oncologia attraverso misure operative e documenti specifici. La messa a punto del piano oncologico nazionale ha segnato un passo avanti, stabilendo una regia unica per coordinare le attività a livello centrale e regionale. Parallelamente, sono stati varati strumenti per regolare il coordinamento delle reti regionali di assistenza oncologica. Questi strumenti puntano a garantire omogeneità negli standard di cura, snellire i percorsi diagnostici e assicurare una maggiore collaborazione tra strutture. Tuttavia, l’effettiva attuazione delle reti resta ancora parziale e disomogenea, con zone in cui permangono lunghe attese e difficoltà nell’accesso alle prestazioni.
Il governo ha mostrato attenzione alle richieste del mondo oncologico, ma resta urgente tradurre queste strategie in interventi concreti e finanziati, capaci di intervenire rapidamente sulle liste d’attesa e migliorare la qualità del servizio al paziente. Oggi più che mai, la gestione integrata e coordinata tra territori diventa un elemento cruciale per evitare differenze notevoli tra regioni e livelli di cura. La riorganizzazione prevede di valorizzare i centri oncologici e la loro funzione di riferimento, così da accelerare la disponibilità degli esami e delle terapie.
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Costi elevati e disuguaglianze nell’accesso alle cure oncologiche
Uno degli aspetti più critici riguarda i costi sostenuti dai pazienti in attesa di diagnosi. Secondo i dati riportati dalla Favo, una persona con sospetto tumore spende mediamente 1700 euro di tasca propria in questa fase, con 700 euro destinati esclusivamente alla mobilità necessaria per raggiungere strutture specializzate e circa 400 euro per le analisi diagnostiche. Questo dettaglio evidenzia come l’accesso alle cure risulti particolarmente oneroso per chi vive lontano dai grandi centri. Il risultato è che solo chi dispone di risorse sufficienti può evitare le liste d’attesa rivolgendosi a strutture private o effettuando esami fuori dalla regione di residenza.
La spesa privata in fase diagnostica crea di fatto una barriera economica difficile da superare, che rischia di escludere fasce di popolazione meno abbienti da un accesso tempestivo ed efficace alle cure oncologiche. Il sistema pubblico, nella sua forma attuale, non riesce a garantire una copertura uniforme e veloce, allungando i tempi e aumentando l’ansia e l’incertezza dei pazienti. Si profila quindi una grave disparità di trattamento che mina uno dei principi fondamentali della sanità pubblica, ovvero l’uguaglianza nell’accesso alle cure.
La priorità delle reti oncologiche efficienti per risposte tempestive
Secondo Francesco De Lorenzo la priorità assoluta è far funzionare in modo organico le reti oncologiche e i centri specializzati, così da garantire risposte veloci a tutti i malati, senza distinzione di reddito. Le reti rappresentano la struttura in cui si incrociano i vari livelli di assistenza e collaborazione tra ospedali, specialisti, servizi di diagnostica e territorio. Quando queste reti operano con coordinamento e capacità di risposta immediata, riducono i tempi di attesa e migliorano la qualità della cura.
L’obiettivo è evitare che il paziente sia costretto a muoversi autonomamente tra diverse strutture, spendendo risorse ingenti e aumentando l’impatto emotivo della malattia. La crescita delle reti deve essere accompagnata da investimenti anche modesti ma mirati, capaci di sostenere le infrastrutture e la logistica sanitaria. Le attività di screening, l’esecuzione rapida delle indagini e il dialogo costante tra specialisti sono cardini irrinunciabili per affrontare la diagnosi precoce e le terapie appropriate.
Appello e finanziamenti mirati per le reti oncologiche
L’appello della presidenza della Favo insiste sul fatto che ogni piccolo finanziamento, se diretto correttamente, può produrre un effetto significativo sulla qualità della vita dei pazienti. Investire nelle reti significa anche limitare le disparità regionali e uniformare il percorso di cura in tutto il paese, evitando fughe verso strutture private o estere. La riorganizzazione proposta mira a un sistema più sostenibile e vicino alle esigenze del malato.
La presentazione del 17esimo rapporto Favo: dati e testimonianze dalla camera dei deputati
Il 17 marzo 2025 alla camera dei deputati si è tenuta la presentazione del 17esimo rapporto Favo sulla condizione assistenziale dei pazienti oncologici in Italia. L’evento ha raccolto rappresentanti istituzionali, clinici e associazioni di volontariato che hanno condiviso evidenze e proposte per ottimizzare l’assistenza ai malati. I dati raccolti nel rapporto confermano l’urgenza di ridurre notevolmente i tempi di attesa e di sostenere economicamente le famiglie che affrontano la malattia.
La testimonianza dei responsabili della federazione ha evidenziato come le disparità di accesso rimangano tra le principali cause di difficoltà e come la mobilità forzata verso centri distanti generi costi non solo economici ma anche sociali e psicologici. Il rapporto si presenta come un documento di riferimento per monitorare lo stato di salute dell’oncologia italiana e per stimolare interventi mirati da parte delle istituzioni.
La chiamata all’azione, rilanciata in quella sede, coinvolge tutte le componenti del sistema sanitario e della società civile, con la richiesta di maggior sostegno alle reti e ai programmi che affrontano concretamente le problematiche legate ai tempi di cura e alla sostenibilità delle spese. Il messaggio è chiaro: migliorare la qualità dell’assistenza oncologica passa attraverso investimenti tangibili e una gestione coordinata, in grado di mettere il paziente al centro di ogni decisione.