Il Senato degli Stati Uniti ha approvato con un voto molto stretto il cosiddetto One Big Beautiful Bill Act, un pacchetto fiscale promosso dal presidente Trump che prevede un aumento della spesa pubblica e importanti modifiche al sistema di assistenza sanitaria e ai programmi sociali. Questa legge, destinata ora a passare alla Camera dei Rappresentanti per la discussione finale, ha già fatto emergere tensioni all’interno del partito repubblicano con tre senatori che si sono detti contrari.
La battaglia in senato per il voto sul one big beautiful bill act
Il voto al Senato si è svolto dopo più di 24 ore di dibattito ininterrotto. I repubblicani, guidati da una forte spinta in stile trumpiano, hanno cercato di vincere la partita allungando i tempi e spingendo per approvare un emendamento omnibus che ha sbloccato il passaggio del testo.
Il risultato è stato molto risicato: 51 voti a favore contro 50 contrari. Il vicepresidente JD Vance ha avuto un ruolo decisivo, usando il suo voto per spostare l’ago della bilancia verso la maggioranza. Durante il confronto, sono stati discussi diversi emendamenti proposti da entrambe le fazioni, ma la linea trumpiana ha prevalso a stento.
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La serata ha messo in luce come anche all’interno dei repubblicani ci siano forti divisioni sul pacchetto.
Cosa prevede il one big beautiful bill act e le sue implicazioni finanziarie
Il pacchetto include vari interventi chiave, alcuni apprezzati dai sostenitori del presidente Trump, altri fortemente contestati. Innanzitutto, il testo conferma e proroga i tagli fiscali introdotti nel 2017, misura che beneficia particolarmente le fasce medio-alte. Vengono eliminate temporaneamente le tasse su mance e straordinari, un provvedimento che tende a sostenere i lavoratori.
Il progetto prevede un aumento dei fondi per le forze armate e risorse dedicate alla gestione dell’immigrazione. Al contrario, sono previsti importanti tagli a programmi sociali come Medicaid, ai fondi di SNAP, il programma federale di assistenza alimentare, e ai finanziamenti per l’energia pulita.
Tra le misure più discusse figura il rialzo del tetto del debito nazionale di 5 trilioni di dollari. Secondo il Congressional Budget Office, nei prossimi dieci anni questo disegno di legge farà lievitare il debito di oltre 3.300 miliardi di dollari, tra riduzione delle entrate per 4.500 miliardi e tagli alla spesa per 1.200 miliardi.
Un altro dato pesante riguarda le conseguenze sociali: quasi 12 milioni di persone potrebbero perdere l’assicurazione sanitaria entro il 2034.
Critiche interne al partito repubblicano: i senatori contrari al pacchetto
Tra i repubblicani, tre senatori hanno detto no al testo. Rand Paul del Kentucky, Thom Tillis della North Carolina e Susan Collins del Maine hanno espresso forti riserve soprattutto sulla gestione del bilancio e le riduzioni a Medicaid.
Thom Tillis si è dimostrato particolarmente vocale. Ha denunciato il rischio di non poter più garantire l’assistenza sanitaria fondamentale ai cittadini della sua regione, un tema che ha portato a un acceso confronto con Trump sui social. Tillis ha annunciato che non si ricandiderà, aprendo la strada a una corsa alle primarie per prendere il suo posto e sottolineando una spaccatura non solo politica ma anche territoriale.
Susan Collins, figura moderata del partito, si trova anch’essa in difficoltà per via di questa posizione critica che potrebbe influenzare le sue chance elettorali nel Maine.
Rand Paul ha spiegato la propria opposizione basandosi sull’aumento del deficit di 2.700 miliardi di dollari stimato per il prossimo anno, definendolo in contrasto con principi fiscali conservatori.
Le prospettive del one big beautiful bill act ora alla camera
Dopo il passaggio al Senato, il pacchetto deve affrontare l’esame della Camera dei Rappresentanti. È qui che si deciderà la sua sorte definitiva. La legge non piace ai democratici, che si sono uniti all’opposizione insieme ai tre repubblicani “ribelli”.
Alla Camera il testo potrebbe essere modificato, depurato o addirittura respinto. Gli equilibri interni al partito repubblicano potrebbero spingere per cambiamenti sostanziali, visto che i numeri in Senato si sono dimostrati fragili.
Restano sul tavolo i nodi legati al debito pubblico e ai tagli sociali, questioni che in queste settimane hanno acceso il dibattito sulla politica economica e sociale americana. Il voto alla Camera sarà attentamente osservato dagli analisti e dai cittadini, perché questo pacchetto avrà conseguenze dirette sulle finanze federali e sulla vita quotidiana di milioni di americani.