Un’operazione di polizia negli Stati Uniti ha bloccato un gruppo di napoletani coinvolto in un giro di prodotti elettronici falsificati venduti nel territorio americano. L’inchiesta, partita a maggio 2025, ha messo in luce una rete di contrabbando che oltrepassava l’oceano atlantico, portando agli arresti di quattro persone nella contea di DuPage, Illinois. I dettagli rivelano una realtà ben organizzata con basi operative in una villetta a Glen Ellyn.
Il gruppo partito da napoli e la base operativa in illinois
Le autorità americane hanno arrestato Salvatore De Rosa , Simone Signorelli , Vincenzo De Martino e Luca De Martino , tutti originari di Napoli. Il gruppo aveva affittato una villetta privata in Diane Avenue, Glen Ellyn, Illinois, trasformandola in un punto di distribuzione per i dispositivi falsi. Questi prodotti imitavano brand come Apple, Samsung e Dyson. I quattro gestivano le vendite direttamente sul territorio, spesso bussando alle porte o proponendo la merce per strada. L’operazione ha preso forma in modo intenso, segnalando un’attività non occasionale ma radicata, con una struttura definita e un giro economico che superava i 570.000 dollari.
La scelta di stabilirsi in Illinois non era casuale. Glen Ellyn si trova nella contea di DuPage, una zona densamente popolata a ovest di Chicago, che ha permesso agli indagati di muoversi in un mercato con potenziali acquirenti numerosi. La dimora è stata al centro delle indagini, rivelandosi un deposito e centro logistico fondamentale per l’attività illecita.
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Le indagini partite dalle segnalazioni ai primi arresti
L’indagine è stata avviata a seguito di una segnalazione su un SUV Kia bianco guidato da Simone Signorelli. Il 7 maggio scorso, la polizia di Elmhurst ha notato il sospetto mentre tentava di vendere uno smartphone contraffatto a un passante nel vialetto di una casa privata. “L’offerta è stata rifiutata”, ma la pattuglia ha seguito il veicolo fino alla villetta occupata dagli indagati.
Il giorno seguente c’è stato un secondo episodio simile: Vincenzo De Martino, alla guida di una Jeep Compass, ha proposto a dei giardinieri falsi AirPods a prezzi fra i 50 e 60 dollari. Anche questa vendita fu rifiutata, ma ha confermato il modus operandi del gruppo.
Le perquisizioni successive hanno portato al sequestro di centinaia di dispositivi contraffatti e un’ingente quantità di denaro in contanti. Gli oggetti trovati includono smartphone e accessori elettronici che imitano prodotti di marche famose. Il valore complessivo della merce sottolinea la portata sostanziale dell’attività illegale.
Implicazioni legali e reazioni istituzionali
I quattro napoletani arrestati affrontano accuse per traffico e vendita di merce contraffatta con un intento di lucro che supera i 570 mila dollari. Il procedimento giudiziario si trova in fase preliminare. Se le imputazioni verranno confermate in tribunale, i condannati rischiano pene severe basate sulle leggi statunitensi contro la contraffazione e le frodi commerciali.
Il deputato italiano Francesco Emilio Borrelli ha commentato in modo netto l’accaduto, sottolineando il danno all’immagine di Napoli e dell’Italia. Ha ricordato come il caso coinvolga pochi soggetti che macchiano l’onestà di tanti italiani, soprattutto nella comunità di Chicago dove lavoratori, professionisti e artigiani contribuiscono regolarmente allo sviluppo e alla vita sociale locale.
Gli arresti mostrano la capacità delle forze dell’ordine americane di fermare forme di criminalità che coinvolgono anche cittadini stranieri. La vicenda fa emergere un intreccio tra illegalità e migrazione con ricadute internazionali, confermando l’attenzione sulla contraffazione non solo come problema economico ma anche come questione legale e sociale.
Azione congiunta per contrastare la contraffazione
Questa operazione segna un passo importante nella lotta al traffico di prodotti falsi che continua ad attraversare frontiere. La sorveglianza nei mercati locali e l’azione congiunta fra istituzioni italiane e americane resteranno fondamentali per individuare e stroncare simili organizzazioni criminali.