Il ministro Bernini parla delle strategie per riportare i ricercatori in Italia e migliorare il legame tra università e lavoro

Il ministro Bernini parla delle strategie per riportare i ricercatori in Italia e migliorare il legame tra università e lavoro

L’Italia investe 11 miliardi per attrarre ricercatori dall’estero, potenziare infrastrutture di ricerca e innovare formazione universitaria, con focus su supercalcolo, tecnologie quantistiche e collaborazione con imprese.
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L’Italia punta a riportare i ricercatori dall’estero investendo in infrastrutture di ricerca, migliorando il legame tra università e mercato del lavoro e innovando la formazione, come illustrato dal ministro Bernini al Festival del lavoro di Genova. - Gaeta.it

L’Italia punta a riportare i ricercatori che lavorano all’estero creando condizioni più favorevoli sul territorio nazionale. L’obiettivo è costruire un ambiente capace di attrarre professionisti qualificati e sostenere la crescita scientifica attraverso investimenti mirati. In contemporanea si cerca di colmare il divario tra mondo universitario e mercato del lavoro, ampliando i percorsi di formazione con metodi più vicini alle esigenze reali. Queste idee sono state illustrate da Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca, durante la sedicesima edizione del Festival del lavoro a Genova.

Investimenti in infrastrutture di ricerca

Bernini ha spiegato come la politica del governo punti a offrire nuove ragioni per tornare in Italia a chi ha deciso di lavorare all’estero. Il suo discorso, pronunciato durante l’evento a Genova, ha sottolineato l’importanza delle infrastrutture di ricerca di alto livello. Secondo il ministro, queste rappresentano il vero richiamo per i professionisti che si spostano nel mondo scientifico. L’Italia ha messo in campo un impegno economico rilevante, pari a 11 miliardi di euro, destinato sia al Piano nazionale di ripresa e resilienza sia a fondi nazionali.

Settori di investimento strategici

Le risorse sono così destinate alla costruzione e al potenziamento di centri di ricerca su temi di grande attualità e impatto futuro. Tra questi spiccano supercalcolo, tecnologie quantistiche, mobilità sostenibile, e ambiti afferenti alle scienze della vita, come la tecnologia RNA e la biofarmaceutica. L’agritech, ovvero l’agricoltura tecnologica, è un altro settore in cui si investe, assieme alla biodiversità e alle tecnologie subacquee per contrastare la perdita degli ecosistemi. Questi ambiti, ha detto Bernini, sono cruciali per costruire comunità scientifiche robuste che possono attrarre professionisti da tutto il mondo.

Un ambiente accogliente per il capitale umano

Il ministro ha insistito molto sull’idea che non basta investire in strutture se manca un ambiente favorevole. I ricercatori devono trovare un contesto in grado di motivarli a tornare dopo un’esperienza all’estero. Per questo serve un sistema che non solo sviluppi infrastrutture ma che offra anche opportunità di crescita, collaborazione e supporto. Bernini ha paragonato i professionisti scientifici a “rondini” che si spostano seguendo i progetti più stimolanti. “Se il paesaggio italiano riesce a mantenere e sviluppare quel richiamo, allora il ritorno sarà possibile e vantaggioso per tutti.”

La formazione di comunità scientifiche dinamiche e partecipate è un’altra chiave per trattenere o richiamare talenti. Solo con gruppi di lavoro ben organizzati intorno a temi strategici si può creare un tessuto fertile per nuove scoperte e innovazioni. Il ministro ha rimarcato la necessità di non considerare il trasferimento all’estero un fenomeno negativo, ma un passaggio che può arricchire il bagaglio dei ricercatori, a patto che il rientro sia possibile.

Il legame fra università e mercato del lavoro

Un’altra questione importante affrontata da Bernini riguarda il divario fra formazione universitaria e mercato del lavoro. Il ministro ha escluso soluzioni immediate o formule semplici e ha puntato sull’orientamento precoce degli studenti. L’idea è iniziare già a scuola a far conoscere le nuove tecnologie, le discipline scientifiche e umanistiche, e le opportunità di crescita per preparare i giovani a scegliere con più consapevolezza un percorso formativo e professionale.

Dialogo con le imprese

Fondamentale è costruire un ponte tra studi e mondo reale, tramite un dialogo continuo con i territori e le imprese in senso ampio. Le aziende rappresentano i primi destinatari delle competenze formative, soprattutto in un periodo in cui la tecnologia sta trasformando rapidamente molti ambiti produttivi. Bernini ha sottolineato che l’università deve riflettere le esigenze del mercato e adeguare l’offerta formativa a queste richieste, soprattutto nelle discipline a elevato contenuto tecnologico o innovativo, benché in passato ci siano stati dei limiti in questo senso.

Innovazioni nell’offerta formativa umanistica

Il ministro ha anche preso in considerazione le discipline umanistiche, spesso percepite come meno legate al mercato. Bernini ha osservato come l’introduzione delle nuove tecnologie stia stravolgendo campi tradizionali, come la papirologia o l’archeologia. L’intelligenza artificiale, e le altre innovazioni digitali, hanno trasformato gli strumenti e le metodologie adottate, aprendo possibilità nuove per queste discipline.

L’offerta formativa deve quindi tenere conto del principio di realtà, mantenersi flessibile per seguire i cambiamenti rapidi in atto, e offrire contenuti capaci di integrare tecnologia e sapere umanistico. Questa capacità di adattamento è essenziale per preparare i giovani a un mondo del lavoro che evolve con grande velocità, permettendo loro di gestire e accompagnare i processi di trasformazione culturale e produttiva.

Il progetto genL e la gamification

Bernini ha citato il progetto GenL, realizzato in collaborazione con il Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro. GenL utilizza la gamification, ovvero il metodo del learning by gaming, per rendere più efficaci i percorsi formativi. Attraverso il gioco si favorisce una maggiore memorizzazione e coinvolgimento su temi fondamentali come la legalità e la sicurezza sul lavoro.

Questa metodologia viene applicata a vari livelli formativi, anche nella formazione tecnica e professionale. Bernini ha sottolineato come il gioco riesca a combinare divertimento e apprendimento, creando una cultura del lavoro più consapevole. L’esperienza dimostra che il modello funziona e offrirlo su larga scala rappresenta una strada concreta per migliorare la qualità della formazione nel nostro paese.

Il discorso del ministro al Festival del lavoro a Genova ha portato così alla luce diversi nodi cruciali: creare condizioni per il ritorno dei ricercatori, allineare l’università con le esigenze produttive e innovare i metodi didattici. Le mosse annunciate indicano una direzione di intervento volta ad arginare alcune criticità che l’Italia affronta da tempo nel campo della ricerca e della formazione.

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