La vendita di prodotti di seconda mano online sta segnando numeri rilevanti in Europa, con un impatto concreto sul risparmio delle famiglie e sull’attenzione verso scelte di consumo più consapevoli. In Italia però, pur registrando una crescita importante, l’acquisto di articoli usati in rete procede più lentamente rispetto ad altri paesi europei. Il nuovo rapporto del Cebr, commissionato da Amazon, offre una panoramica precisa delle dinamiche e delle motivazioni dietro questa tendenza.
Il valore economico del mercato europeo dell’usato online nel 2024
Nel 2024, il mercato europeo dei beni utilizzati e resi ha toccato una cifra pari a 21,6 miliardi di euro, rafforzando la posizione di questo settore. Il rapporto evidenzia come due persone su tre in Europa abbiano acquistato online prodotti di seconda mano, coinvolgendo complessivamente 740 milioni di articoli tra abbigliamento, accessori, elettronica e piccoli elettrodomestici. Il dato è in crescita, con una stima di aumento di oltre due miliardi per il 2025.
Amazon ha avuto un ruolo significativo in questa espansione, con vendite di prodotti usati che hanno superato i due miliardi di euro nel 2024 tra Europa e Regno Unito. Questo trend rispecchia un cambiamento nella ricezione del mercato dell’usato, che ora tende a essere visto come un’opzione valida e non solo come seconda scelta per i consumatori.
Leggi anche:
La situazione italiana: crescita ma lentezza rispetto all’Europa
L’Italia ha contribuito nel 2024 con un valore aggiunto di 1,4 miliardi di euro proveniente dall’usato online. In totale, i consumatori italiani hanno speso circa 2,5 miliardi nel segmento dei prodotti di seconda mano, ottenendo un risparmio complessivo stimato in 3,2 miliardi rispetto all’acquisto di articoli nuovi. Le previsioni indicano un aumento del valore di mercato a 2,6 miliardi nel 2025.
Nonostante questi numeri evidenzino una crescita netta, il passo dell’Italia rimane più lento se paragonato a quello di paesi come Germania, Regno Unito, Francia e Spagna. La differenza si lega in gran parte a redditi più contenuti e a una conoscenza del mercato dell’usato online ancora limitata. Questi fattori rallentano l’adozione e la diffusione degli acquisti second hand, ostacolando una più ampia espansione.
Motivazioni economiche e ambientali alla base della scelta di prodotti second hand
Le ragioni dietro la spinta verso l’usato online sono principalmente due, spiegate dal managing economist del Cebr, Pushpin Singh. Da un lato ci sono motivi economici: in un contesto di inflazione alta e salari che non crescono, l’acquisto di articoli usati diventa un modo per affrontare il caro vita e risparmiare. Nel settore tecnologia, per esempio, il 52% degli intervistati ha dichiarato che difficilmente opta per un prodotto nuovo se esiste un’alternativa usata valida.
Dall’altro lato, cresce la consapevolezza sull’aspetto etico e ambientale. I consumatori sono sempre più attenti a ridurre sprechi e impatto ambientale scegliendo prodotti con una “seconda vita”. Inoltre la disponibilità di una gamma più ampia di articoli, che spazia dai vestiti agli elettrodomestici, favorisce una percezione migliore e una maggiore diffusione del mercato.
Le prospettive del settore usato online in italia e in europa
Il settore dell’usato online mostra segnali di maturazione in Europa, diventando una parte rilevante del commercio al dettaglio digitale. La stabilizzazione e l’espansione dei volumi di vendita indicano una crescita solida che coinvolge un numero crescente di consumatori. Amazon e altre piattaforme digitali rappresentano canali fondamentali per questo sviluppo.
In Italia, la sfida rimane quella di ampliare la conoscenza del mercato e superare gli ostacoli legati al potere d’acquisto limitato. La curva di crescita sembra destinata a proseguire, ma con ritmi più moderati rispetto ad altri paesi nel 2025. Il rafforzamento dell’offerta e una comunicazione più efficace potrebbero favorire un’accelerazione, anche se i margini permangono legati a condizioni economiche generali.
Il rapporto del Cebr mette quindi a fuoco un trend con solide basi, ma che in Italia incontra ancora limiti strutturali. L’usato si conferma un’opzione reale per milioni di consumatori. Resta da vedere come evolverà l’interesse e la disponibilità nei prossimi anni, soprattutto con l’incremento dell’offerta e l’attenzione crescente verso scelte di consumo sostenibili.