Il governo iraniano vieta l’uso di whatsapp e telegram per evitare localizzazioni da parte di israeliani

Il governo iraniano vieta l’uso di whatsapp e telegram per evitare localizzazioni da parte di israeliani

Le autorità di Teheran avvertono sul rischio di localizzazione tramite WhatsApp e Telegram nel conflitto con Israele, mentre WhatsApp difende la crittografia end-to-end e nega violazioni della privacy degli utenti.
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L’Iran ha avvertito i cittadini sui rischi di usare app di messaggistica come WhatsApp e Telegram, temendo che possano facilitare la localizzazione da parte di Israele, mentre WhatsApp difende la propria crittografia e privacy. - Gaeta.it

Nel contesto della tensione tra iran e israele, le autorità di teheran hanno lanciato un avviso ai cittadini sul pericolo di utilizzare app di messaggistica come whatsapp e telegram. Secondo fonti ufficiali iraniane, questi strumenti digitali potrebbero facilitare la localizzazione di persone considerate bersagli da parte del governo israeliano. La misure rientrano in una più ampia serie di precauzioni adottate durante un conflitto che dura ormai quasi una settimana.

La risposta di whatsapp alle accuse iraniane sulla privacy degli utenti

Whatsapp, tra le app coinvolte nell’allarme iraniano, ha risposto ufficialmente alla denuncia del governo di teheran. Un portavoce della piattaforma ha espresso preoccupazione riguardo a quelle che definisce “false segnalazioni” che secondo whatsapp potrebbero giustificare blocchi e restrizioni in un momento delicato. La difesa si basa su aspetti tecnici: whatsapp assicura che il servizio utilizza una crittografia end-to-end, che impedisce a chiunque, comprese le autorità della piattaforma stessa, di accedere ai contenuti dei messaggi inviati e ricevuti dagli utenti.

Nello specifico, la compagnia sottolinea che non viene tracciata la posizione precisa degli individui. Non esistono registri dei messaggi scambiati né dati personali condivisi indiscriminatamente con governi o terze parti. Dal 2009 meta, azienda proprietaria di whatsapp, pubblica report trasparenti che illustrano le richieste ricevute da governi per dati specifici, evidenziando trasparenza limitata ma precisa in merito a queste richieste.

Il contesto della tensione tra iran e israele e l’uso della tecnologia

I rapporti iraniani collegano l’uso degli smartphone con un metodo moderno di guerra che permette di tracciare e colpire obiettivi precisi in un conflitto che si protrae da giorni. Attacchi mirati a personalità importanti, come scienziati, alimentano la diffidenza verso strumenti digitali liberi e accessibili come whatsapp e telegram. Il timore è che localizzazioni e altri dati possano essere intercettati e sfruttati per azioni militari o di intelligence.

Il fenomeno non riguarda solo gli iraniani ma è parte di un più ampio scenario globale dove la tecnologia mobile viene studiata per identificare movimenti o attività di persone considerate strategiche. Le restrizioni imposte da teheran includono quindi misure di controllo sugli strumenti digitali, anche se restano dubbi sull’efficacia e sulla reale capacità delle app di comunicazione di proteggere o meno gli utenti da queste intercettazioni.

I governi coinvolti monitorano continuamente i flussi delle informazioni digitali, mentre i cittadini si trovano spesso in una posizione delicata, incapaci di distinguere in modo chiaro tra comunicazione privata e potenziali rischi per la sicurezza.

La restrizione sull’uso delle app di messaggistica basate sulla localizzazione

Le autorità iraniane, attraverso l’agenzia statale irib, hanno richiamato l’attenzione sulla vulnerabilità provocata dall’uso di alcune applicazioni, in particolare whatsapp e telegram. Questi software, secondo il governo di teheran, sono sfruttati dal regime israeliano per rintracciare esatti spostamenti e ubicazioni delle persone da colpire. L’allerta è stata emessa dopo diversi attacchi mirati, inclusi quelli che hanno preso di mira scienziati iraniani, un fatto che aumenta la percezione del rischio legato a strumenti digitali con funzionalità di localizzazione.

L’invito è stato chiaro: evitare di utilizzare app che tracciano la posizione e, dove possibile, spegnere i telefoni cellulari prima di spostarsi, soprattutto in aree ritenute sensibili. Viene raccomandato anche di non portare i dispositivi mobili in certi luoghi, per ridurre il rischio di essere individuati. La misura ribadisce un contesto di guerra dove ogni dettaglio può influire sulla sicurezza personale.

Implicazioni per gli utenti delle app di messaggistica in iran

La raccomandazione iraniana di spegnere i telefoni o non portarli in certe zone crea nuove difficoltà per chi vive in territori con alta tensione politica e militare. Le app come whatsapp e telegram sono strumenti fondamentali per molte persone per restare in contatto, ma allo stesso tempo rappresentano un potenziale rischio. Il divieto di utilizzo di servizi basati sulla localizzazione mette in luce la fragilità delle comunicazioni in aree di conflitto, dove anche un semplice spostamento con il cellulare acceso può esporre alla sorveglianza.

Questo scenario spinge molti a rinunciare a un accesso libero e immediato alle informazioni digitali o a modificare comportamenti consolidati per tentare di evitare di essere localizzati. Allo stesso tempo, l’incertezza sul reale modo in cui queste app trattano i dati degli utenti aumenta la confusione e crea un clima di diffidenza verso le tecnologie di comunicazione.

Le aziende come whatsapp cercano di difendere il loro sistema di protezione della privacy, ma devono confrontarsi con governi che adottano misure restrittive ritenute da alcuni necessarie sul piano della sicurezza nazionale. La vicenda in iran evidenzia quanto la tecnologia mobile sia diventata una questione cruciale in scenari di guerra e conflitto internazionale.

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