Il Consiglio dei Ministri ha varato una normativa che introduce lo scudo penale per i professionisti della sanità, una tutela volta a limitare la responsabilità penale ai casi di colpa grave, purché si rispettino linee guida e protocolli. La decisione, accolta con favore dal Collegio italiano dei chirurghi , risponde a una problematica sentita soprattutto in ambito chirurgico, dove operare spesso significa affrontare condizioni complesse e urgente necessità decisionali. Questa mossa normativa intende anche contenere il fenomeno della medicina difensiva, che pesa economicamente e psicologicamente su medici e sistema sanitario.
Il collegio italiano dei chirurghi: sostenitori da più di un decennio dello scudo penale
Il Collegio italiano dei chirurghi rappresenta più di 45mila operatori e si è battuto a lungo per l’adozione di una tutela legale che proteggesse i medici dai processi penali non giustificati. Dal 2009 il Cic ha promosso iniziative per limitare la responsabilità solo ai casi di colpa grave, sottolineando che gran parte degli interventi si svolge in situazioni difficili, spesso d’emergenza e con poche risorse. Questo impegno ha trovato nel provvedimento approvato una risposta concreta, che riconosce le particolarità del lavoro in sala operatoria e le difficoltà quotidiane incontrate.
Il Collegio evidenzia come il nuovo quadro normativo tenga conto di fattori come la scarsità di personale sanitario, l’organizzazione pressante e la presenza di pazienti con patologie complesse e multiple. La distinzione tra errori dovuti a colpa grave e complicanze inevitabili è vista come chiave per difendere una professione delicata e per tutelare i cittadini in modo equilibrato. Inoltre, il Cic sottolinea quanto sia importante rafforzare le scuole di specializzazione chirurgiche, adeguandole alle necessità reali del Paese per garantire una formazione adeguata ai giovani medici.
Il contesto operativo in sala operatoria tra rischi e responsabilità
La realtà della chirurgia implica frequenti decisioni rapide e complesse, anche in condizioni di emergenza con risorse e personale limitati. Queste circostanze aumentano naturalmente il rischio di contenziosi legali derivanti da esiti avversi o complicanze, che non sempre dipendono da errori professionali gravi. Prima di questa legge, medici spesso operavano con l’ansia di dover affrontare cause penali dovute a situazioni oltre il loro controllo.
Lo scudo penale limita l’apertura di azioni penali solo ai casi in cui si verifichino colpe gravi, evitando che si spendano energie e tempo in cause giudiziarie infondate. Questo porta a un clima più sereno nel lavoro quotidiano e contribuisce a rafforzare la fiducia tra pazienti e professionisti. Il presidente del Cic, Maurizio Brausi, ha sottolineato che “questa normativa è utile per difendere la reputazione e la qualità del lavoro dei chirurghi, garantendo maggior sicurezza nelle cure offerte.”
Il ruolo del governo e i riflessi sulla medicina difensiva e sistema sanitario
La decisione del Governo si inserisce in un quadro più ampio volto a contenere la medicina difensiva, responsabile di costi elevati e inefficienze nelle strutture sanitarie. Per esempio, in regioni come la Campania, le spese per cause legali a carico dei medici superano il miliardo di euro all’anno, con molti processi che si chiudono con assoluzioni. Questa situazione ha portato a una fuga dei medici dalle corsie e a un aumento dei contenziosi, peggiorando l’organizzazione clinica.
Lo scudo penale punta a stoppare questo trend, offrendo un sistema più equilibrato. Il Governo, spinto dal ministro della Salute Orazio Schillaci e con il supporto del vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto e del sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, ha garantito un confronto continuo con il mondo medico-scientifico. Questa collaborazione mira a definire decreti attuativi praticabili, rispondenti sia ai bisogni dei professionisti sanitari che a quelli dei pazienti. Tra le misure previste anche incentivi per abbattere liste d’attesa e nuove regole sull’uso dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario.
Il Collegio dei chirurghi si è dichiarato pronto a collaborare attivamente con il Governo e il Parlamento per migliorare ulteriormente le norme e assicurare che siano attuabili nella realtà degli ospedali italiani.
Questa normativa rappresenta un cambio di passo nel modo in cui medici e chirurghi affrontano la propria responsabilità. Un momento in cui il diritto tutela il lavoro professionale nelle condizioni difficili di un sistema sanitario che deve gestire risorse limitate e casi complessi, nel rispetto dei pazienti e della loro sicurezza.