Il governo approva lo scudo penale per i medici e amplia le riforme nel sistema sanitario nazionale

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Scudo penale per i medici, il governo avanza le riforme sanitarie. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

5 Settembre 2025

La decisione del Consiglio dei ministri di rendere strutturale lo scudo penale per i medici segna un momento importante per la sanità italiana. La norma limita la responsabilità penale degli operatori sanitari ai casi di colpa grave, a condizione che si seguano linee guida accreditate. Questa scelta nasce dalla volontà di affrontare i continui problemi legati alla medicina difensiva e alle difficoltà operative in ospedali e ambulatori, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’assistenza e ridurre tempi di attesa.

La modifica del codice penale e il contesto dello scudo per i medici

Lo scudo penale, introdotto inizialmente per far fronte alle condizioni eccezionali della pandemia da Covid-19, è stato approvato con carattere definitivo nel settembre 2025 e integrato nel codice penale italiano. Questa norma stabilisce che i medici possono essere perseguiti penalmente solo in presenza di colpa grave, cioè in quei casi in cui si scosti nettamente dalle linee guida o dalle buone pratiche clinico-assistenziali riconosciute. È una modifica volta a riconoscere il contesto in cui lavorano gli operatori sanitari, spesso segnato da carenze di personale, risorse limitate e situazioni di emergenza complesse.

I ministri Orazio Schillaci e Carlo Nordio hanno sottolineato come questa misura non rappresenti un’assenza di responsabilità, ma un equilibrio necessario tra tutela dei medici e sicurezza dei pazienti. L’approvazione ha voluto evitare che i professionisti siano giudicati penalmente per mancanze minori in contesti dove i fattori organizzativi e strutturali influiscono sulla gestione delle cure. Così, la giustizia penale interviene solo in casi rilevanti di negligenza grave, mentre il diritto civile resta aperto per il risarcimento dei danni subiti dai pazienti.

Riduzione della medicina difensiva e impatto sulla sanità pubblica

Uno degli obiettivi principali dello scudo penale è contrastare la medicina difensiva, pratica in cui i medici prescrivono esami o interventi non strettamente necessari per evitare controversie legali. Questo comportamento ha un costo stimato intorno agli 11 miliardi di euro annui e contribuisce a rallentare i percorsi sanitari, allungando le liste d’attesa. La riforma si propone di riportare serenità tra gli operatori, liberandoli dalla paura di denunce infondate e permettendo loro di concentrare energie e tempo sui pazienti.

Eliminare il ricorso generalizzato alla medicina difensiva può incidere notevolmente sul funzionamento di ospedali e ambulatori. Meno esami e procedure inutili riducono il carico di lavoro e favoriscono una migliore allocazione delle risorse. In questo modo, si prospetta un sistema più snello e in grado di garantire cure più puntuali, senza compromettere la tutela legale dei cittadini. La combinazione di tutela penale limitata e possibilità di risarcimento civile rappresenta un tentativo di bilanciare interessi diversi, assicurando protezione a chi cura e diritti a chi riceve assistenza.

Nuove misure e ammodernamenti nel disegno di legge delega per la sanità

Il decreto legislativo approvato non si concentra solo sullo scudo penale, ma introduce una serie di interventi volti a rafforzare la struttura sanitaria nazionale. Tra questi, sono previsti incentivi e modalità di lavoro più flessibili per il personale medico e paramedico. Per far fronte alle carenze di organico, si propone anche di coinvolgere maggiormente gli specializzandi in medicina, portandoli a partecipare attivamente alle attività assistenziali.

Una parte consistente della riforma riguarda la formazione professionale. Il governo intende istituire nuove Scuole di Specializzazione, ad esempio per chimici e biologi, e rinnovare i percorsi formativi per i medici di famiglia, che potranno accedere a corsi specialistici più strutturati rispetto agli attuali programmi regionali. Si punta anche a rivedere l’organizzazione degli Ordini professionali, adattandoli alle esigenze contemporanee.

Infine, la legge affronta la governance dell’intelligenza artificiale in campo sanitario con l’istituzione di strumenti normativi per regolarne l’uso, garantendo sicurezza e qualità nelle applicazioni mediche. Il governo ha tempo fino al 31 dicembre 2026 per adottare queste misure attuative, che rappresentano un tentativo di modernizzare e rendere più sostenibile il servizio sanitario nazionale.

Consenso e reazioni delle organizzazioni sanitarie

Le principali sigle rappresentative dei medici e dei professionisti della sanità hanno accolto positivamente l’approvazione definitiva del ddl delega. La Federazione nazionale degli Ordini dei medici , insieme ai sindacati Anaao e Cimo, ha evidenziato come la riforma risponda alle esigenze pratiche degli operatori. L’accordo finale è arrivato dopo un momento di confronto e anche alcune difficoltà interne al governo, dovute a diverse visioni sulla riforma.

Questa intesa segna un passo avanti nel dialogo tra istituzioni e professionisti, con la speranza di ridurre i problemi che affliggono il sistema sanitario da anni. Restano comunque aperti i margini di applicazione pratica di alcune misure, specialmente quelle legate alla formazione e alle risorse. L’applicazione della nuova disciplina penale e delle norme collegate sarà sorvegliata attentamente, con l’obiettivo di monitorare risultati e possibili criticità nei mesi a venire.

La riforma sanitaria del 2025 punta a superare alcuni dei limiti più evidenti della gestione attuale, offrendo un assetto legislativo più consono alla realtà degli ospedali italiani. Il bilanciamento tra la tutela legale dei medici e la protezione dei diritti dei cittadini resta un tema centrale nel futuro della sanità pubblica.