Negli ultimi cinque anni il mercato degli spirits in Italia ha subito diverse variazioni, ma il gin emerge come il protagonista assoluto della crescita. Mentre il consumo totale di liquori e distillati ha mostrato una flessione, il gin ha registrato un aumento significativo, attestandosi a oltre 7 milioni di litri. Questa dinamica racconta molto sulle preferenze dei consumatori italiani e sulle strategie adottate dal settore per mantenere viva la tradizione, nonostante l’avvento di nuovi prodotti a basso e zero alcol.
Trend di consumo degli spirits in italia dal 2019 al 2024
Nel 2024 il consumo complessivo di spirits in Italia ha raggiunto 127 milioni di litri, segnando un calo dell’8,5% rispetto al 2019. Questo dato riflette un cambiamento nei gusti e nelle abitudini degli italiani, che si orientano anche verso bevande a ridotto contenuto alcolico o del tutto analcoliche. Nel contesto generale dei distillati, i liquori tradizionali mantengono saldamente la loro quota, con circa 50,5 milioni di litri venduti, di cui il 56% avviene nei locali pubblici, ristoranti e bar. Il calo generale del mercato, però, non intacca il successo di alcune categorie specifiche come i ready to drink , che nel corso degli ultimi 5 anni sono cresciuti di oltre il 34%.
Posizioni di rilievo per liquori, rum e grappa
I liquori tradizionali restano la categoria più consumata nel paese, favorita anche dall’ampio utilizzo fuori casa, che sfrutta bar e ristoranti come canali principali di vendita. Il rum e la grappa si collocano subito dopo, sommando circa 14 milioni di litri venduti. Eppure, mentre il rum si mantiene abbastanza stabile, la grappa ha subito un calo notevole del 12% dal 2019. La perdita di mercato della grappa evidenzia una sfida per questo distillato, simbolo del made in Italy, spingendo i produttori a cercare nuovi modi di attrarre consumatori, soprattutto in ambiti come la mixology, dove la grappa può ritrovare uno spazio originale.
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La crescita del gin e dei ready to drink in italia
Tra i protagonisti indiscussi spicca il gin, che è l’unico prodotto spirits a crescere in volume come nel quinquennio preso in esame. La sua popolarità è aumentata del 25%, raggiungendo i 7 milioni di litri consumati. Le ragioni di questo successo si leggono nel rinnovato interesse per cocktail e mix a base di gin, ma anche nella capacità di adattarsi a trend globali, come la ricerca di prodotti artigianali e territoriali. Insieme al gin si impongono i ready to drink, che combinano comodità e novità, con tassi di crescita superiori al 34%.
Ruolo del made in italy e strategie per valorizzare i distillati
Il sistema dei distillati italiani si basa in buona parte sul legame con il territorio e la tradizione. Sono 34 le bevande spiritose con indicazioni geografiche riconosciute, elementi che contribuiscono a definire la qualità e l’originalità del prodotto. Questo patrimonio rappresenta un vantaggio nella competizione internazionale. Il presidente di Assodistil, Antonio Emaldi, sottolinea l’importanza di continuare a promuovere e innovare il comparto. In particolare, il Consorzio Nazionale Grappa ha avviato iniziative per far conoscere meglio questo distillato e l’uso creativo nella miscelazione, nel tentativo di fermare la perdita di quote di mercato. Il riconoscimento ufficiale da parte del Masaf consentirà al Consorzio di rafforzare le attività di tutela e diffusione della grappa certificata Ig.
Dinamiche del mercato in trasformazione
Le dinamiche in corso nel mercato degli spirits italiani mostrano un mondo in trasformazione, dove la tradizione si misura con nuove esigenze dei consumatori e trend globali. Il gin testimonia come sia possibile crescere attraverso una proposta coerente e attenta alla qualità, mentre liquori e distillati storici devono rinnovare la propria offerta per restare rilevanti. Lo sviluppo dei ready to drink evidenzia un segmento che non si ferma, confermando il sempre attivo interesse verso bevande da gustare fuori casa in modo pratico e veloce.