L’edizione 82 del festival di venezia si concentra sulle “mostruosità” in diversi ambiti, dal cinema alla politica recente, passando per tematiche sociali e culturali. Alberto Barbera, direttore artistico del lido, ha illustrato alla stampa come il filo conduttore di questa edizione metta a fuoco figure e realtà che mostrano aspetti inquietanti e spesso drammatici del nostro tempo. Il panorama del cinema italiano, invece, appare in difficoltà, soprattutto sul fronte delle nuove leve e della distribuzione.
Il tema delle mostruosità e il contesto storico
Il festival di venezia 2025 sceglie di affrontare un tema complesso e variegato: i mostri intesi sia in senso letterale sia figurato. Partendo dal film di guillermo del toro dedicato a Frankenstein, si arriva ad indagare figure storiche e attuali che incarnano forme di tirannia e violenza, come mussolini, gheddafi e putin. La riflessione si amplia poi alle tragedie legate ai conflitti bellici contemporanei, dall’ucraina a gaza, sottolineando l’impotenza della comunità internazionale davanti a queste crisi.
Racconti intimi e fanatismi religiosi
Non mancano racconti più intimi, come “elisa” di leonardo di costanzo, che mostra il passaggio di persone comuni a fenomeni di violenza inspiegabile e improvvisa. Anche i fanatismi religiosi trovano spazio, con riferimenti ai talebani, all’afghanistan, all’iran e alla minaccia nucleare, tema toccato dal film di kathryn bigelow “a house of dynamite”. Questa ampia gamma di mostruosità sottolinea come l’orrore possa assumere mille forme, sempre rilevanti e spesso attuali.
Leggi anche:
Barbera e la funzione critica del festival
La scelta di Barbera di raggruppare questi temi rivela una volontà del festival di non limitarsi all’intrattenimento, ma di mantenere una funzione critica e riflessiva, con un cinema che parli del presente e metta in discussione certe derive della società e della politica mondiale. Il festival diventa così uno spazio di confronto, capace di ospitare opere che suscitano domande e, talvolta, inquietudine.
L’assenza di nuovi talenti nel cinema italiano
Barbera ha espresso una certa delusione per l’assenza di nuovi registi tra i film italiani in concorso, nonostante la presenza di autori già noti e dalle carriere affermate. La selezione ha mostrato un panorama fatto principalmente da “maestri” del cinema italiano, senza grandi sorprese legate a esordi che promettano un ricambio generazionale significativo. Questa mancanza evidenzia una difficoltà nel trovare nuovi talenti capaci di emergere con opere prime che possano rinvigorire la scena.
Difficoltà nella distribuzione e visibilità
Il problema non è solo quello della quantità, ma anche della visibilità: molti film italiani prodotti nel 2024 non hanno trovato spazio nelle sale né sulle piattaforme digitali, restando pressoché sconosciuti al pubblico. Barbera ha parlato di un fenomeno ormai radicato, dove la produzione cresce mentre la distribuzione si restringe, complici le difficoltà vissute dal mercato tradizionale del cinema e la limitata capacità delle piattaforme di assorbire tutti i titoli disponibili.
Questa situazione alimenta un circolo vizioso, che limita la possibilità per nuovi autori di farsi notare e per il pubblico di scoprire storie fresche. La crescita indiscriminata dei prodotti non è seguita da un’adeguata possibilità di fruizione, lasciando molti lavori chiusi in un limbo. Questo aspetto riflette mutamenti strutturali ormai consolidati nel sistema audiovisivo italiano.
La presenza femminile e le sfide creative
Alberto Barbera ha commentato anche la questione della presenza delle registe donne nella selezione. La loro percentuale nel festival si attesta al 32% complessivo, un dato in linea con le medie europee e mondiali, dove le donne registe si attestano sotto il 30%. Nel cinema italiano in concorso, però, questo dato si traduce in un’assenza significativa. Non a caso la questione rimane delicata e indica margini di miglioramento per garantire maggiore equità di genere.
Crisi creativa e sceneggiatura
Il tema della crisi creativa è stato affrontato in riferimento alla predominanza di film basati su fatti di cronaca o adattamenti da libri. Barbera ha riconosciuto come oggi manchi una certa “professionalità” sceneggiativa che in passato, specialmente nel cinema italiano degli anni ’60, aveva prodotto opere con sceneggiature originali e forti. Questa carenza si manifesta in una tendenza a ricorrere alla realtà documentata, forse per ovviare a un vuoto creativo o a un’incapacità di proporre storie nuove con sufficienti basi narrative.
Secondo il direttore artistico, questa carenza nel settore degli sceneggiatori è un problema da affrontare con attenzione perché coinvolge la qualità complessiva del cinema contemporaneo. È un tema che non riguarda solo la quantità di film prodotti, ma soprattutto la sostanza e l’interesse delle storie raccontate. Non è solo un problema italiano ma riguarda anche industrie cinematografiche di altri paesi, in una certa misura.
Durate dei film e l’influenza delle serie tv
Tra le caratteristiche comuni dei film in concorso, Barbera ha evidenziato la durata: in media oltre due ore per ogni titolo. Questo dato sembra diventato uno standard, senza che vi sia una spiegazione univoca. Si può ipotizzare l’attrazione per un linguaggio più strutturato e più lungo, influenzato dalla narrazione delle serie tv, che richiedono tempi dilatati per costruire storie complesse su più episodi.
Questa tendenza alla lunga durata mira forse a realizzare un evento filmico più “imponente” e capace di coinvolgere maggiormente lo spettatore, spingendolo ad uscire di casa per andare al cinema. Barbera suggerisce che dietro questa scelta ci sia anche un desiderio inconscio di offrire qualcosa di speciale, che resta nella memoria oltre la semplice visione domestica.
Una nuova concezione del cinema
Questo fatto segna una diversa concezione del cinema come evento rispetto al passato, quando le durate erano mediamente più brevi. La serialità televisiva ha cambiato i ritmi di attenzione del pubblico e ha influenzato anche la modalità di realizzazione delle pellicole cinematografiche. Resta da vedere se questo modello continuerà a prevalere, anche alla luce delle mutate abitudini di fruizione.