Il rapporto pubblicato dalla fondazione Agnelli mette in luce differenze significative nei risultati scolastici degli studenti italiani. Il focus è sulla matematica, dove il divario tra nord e sud del paese si traduce in ritardi e risultati inferiori, già visibili dai primi anni di scuola. Questo fenomeno coinvolge non solo le regioni, ma anche le diverse tipologie di scuole e le condizioni socioeconomiche di alunni e famiglie.
I risultati dei test invalsi confermano un gap crescente tra nord e sud
Le prove invalsi 2025 confermano una differenza che si fa più marcata col passare degli anni scolastici. Gli studenti delle regioni meridionali registrano un punteggio medio inferiore di 24 punti rispetto ai coetanei del nord Italia. In termini di apprendimento concreto, questo si traduce in un ritardo di oltre due anni nei livelli di competenza in matematica. Già alle elementari si notano difficoltà maggiori rispetto agli alunni del centro-nord, con lacune che si amplificano durante la scuola media e diventano evidenti alle superiori.
Il dato emerge con chiarezza nella distribuzione dei voti, dove le differenze regionali non si limitano a semplici variazioni ma rappresentano una distanza sostanziale. A risultarne penalizzate sono in particolare le aree della Campania, Calabria e Sicilia. Negli anni passati, queste disparità erano note, ma il rapporto conferma come la situazione non sia migliorata e in certi casi abbia subito un peggioramento.
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Fattori che incidono sui risultati regionali
Diversi elementi contribuiscono a questa situazione. La prima causa è la zona geografica di residenza, che incide sulle risorse a disposizione e sulla qualità della didattica. Le scuole professionali, poi, mostrano performance peggiori rispetto agli indirizzi tecnici e liceali, segnalando una disparità nella preparazione e negli strumenti offerti agli studenti.
Il genere gioca una parte importante: le ragazze e i ragazzi manifestano differenze nei risultati, con variazioni che dipendono anche dal tipo di scuola frequentato. Infine, la condizione di studente straniero si aggiunge come fattore di rischio. Gli studenti non nativi spesso affrontano maggiori difficoltà linguistiche e culturali, elementi che si riflettono negativamente sui loro voti, soprattutto nelle materie come la matematica.
La somma di questi aspetti contribuisce a creare un quadro complesso dove la povertà educativa si intreccia con elementi sociali e territoriali, rendendo complicati eventuali interventi che mirino a ridurre il divario.
Disuguaglianze visibili anche tra scuole e classi nello stesso territorio
Non solo le differenze tra nord e sud si fanno sentire, ma anche all’interno dei singoli contesti le disparità restano evidenti. Alcune scuole condividono lo stesso territorio, ma mostrano risultati diversi. In certi istituti, alcune classi ottengono punteggi molto più alti di altre, segno che non è solo il luogo geografico a determinare l’andamento scolastico ma entrano in gioco anche fattori interni come la gestione, il corpo docente e la composizione delle classi.
Queste variazioni rivelano che anche negli stessi quartieri o città sono presenti opportunità diverse per gli studenti. Il rapporto evidenzia così che la lotta al divario scolastico non può limitarsi a interventi generici regionali ma deve prendere in considerazione le singole realtà scolastiche per individuare le criticità specifiche.
Le differenze tra classi di uno stesso istituto possono dipendere da differenti metodi didattici adottati dai docenti o da caratteristiche socioeconomiche degli studenti di quel gruppo. Il rapporto, quindi, richiama l’attenzione su un aspetto spesso trascurato: la frammentazione interna alle scuole, che pesa sulla crescita educativa e sulla parità di opportunità.
Evidenze della situazione e possibili scenari futuri
I dati raccolti dalla fondazione Agnelli mettono in evidenza una situazione di disparità che si conferma ogni anno. Le differenze nel rendimento degli studenti incidono sulle opportunità future, sia in termini di inserimento nel mondo del lavoro sia sul piano culturale e sociale.
Gli interventi per contrastare il divario, pur previsti a livello nazionale, presentano difficoltà operative legate alla complessità della questione. L’aspetto territoriale non si limita a una divisione geografica ma coinvolge contesti diversi, ognuno caratterizzato da difficoltà particolari e bisogni specifici.
Lo scenario richiama a un impegno più mirato verso le scuole del sud e verso quegli indirizzi scolastici più deboli. Questi dati diventeranno un punto di partenza per future politiche, che dovranno combinare interventi di supporto diretto agli studenti con azioni a livello di scuola e di territorio.