Il dibattito sull’innovazione farmaceutica in italia: accesso, modelli e sfide per il sistema pubblico

Il dibattito sull’innovazione farmaceutica in italia: accesso, modelli e sfide per il sistema pubblico

L’innovazione farmaceutica in Italia fatica a decollare a causa delle limitate risorse del sistema pubblico; modelli collaborativi e strategie di risk sharing, come evidenziato da Francesca Lecci, sono fondamentali per migliorare accesso e sostenibilità.
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L’articolo analizza le sfide dell’innovazione farmaceutica in Italia, evidenziando le difficoltà del sistema pubblico nel sostenere investimenti e proponendo modelli collaborativi e strategie di condivisione del rischio per accelerare l’accesso a biofarmaci e plasmaderivati. - Gaeta.it

L’innovazione nel settore farmaceutico resta una sfida complessa per l’Italia. Nel 2025, la necessità di accelerare i processi e contenere i costi emerge come punto centrale nei dibattiti tra esperti. Un recente confronto a Milano ha messo in luce le difficoltà del sistema pubblico a sostenere investimenti ingenti e la spinta verso nuovi modelli collaborativi tra pubblico e privato. Il tema dell’accesso equo ai biofarmaci e plasmaderivati resta cruciale per garantire cure aggiornate e sostenibili nel tempo.

Le difficoltà del sistema pubblico nel sostenere l’innovazione farmaceutica

Francesca Lecci, associate professor of Practice di government, health and not for profit alla Sda Bocconi, ha sottolineato quanto il sistema pubblico italiano manchi delle risorse necessarie per sostenere l’innovazione farmaceutica ai ritmi richiesti. L’attuale modello, infatti, risulta spesso troppo costoso e lento rispetto alle esigenze di cura e di sviluppo. Secondo Lecci, è essenziale trovare nuovi modelli in grado di velocizzare i processi innovativi e di ridurne i costi.

Il funzionamento del sistema sanitario pubblico, che deve far fronte a vincoli di bilancio stringenti, impedisce un investimento tempestivo e adeguato nelle nuove tecnologie e farmaci. Questo limita l’accesso tempestivo ai trattamenti innovativi da parte dei pazienti, creando un divario tra esigenze cliniche e disponibilità sul mercato. L’esperta segnala dunque l’urgenza di superare un approccio tradizionale basato solo sull’acquisto di tecnologie, spostando l’attenzione verso modelli più sostenibili e dinamici.

Esempi di hub e territori che promuovono il connubio tra ricerca e industria

Nel panorama italiano, alcune realtà hanno già provato a sviluppare modelli capaci di indirizzare l’innovazione in modo più fluido e collaborativo. Lecci cita in particolare il Biopolo toscano, il Kilometro rosso di Bergamo e il Mind di Milano. Questi hub rappresentano tentativi concreti di mettere in contatto centri di ricerca pubblici, imprese farmaceutiche e nuove startup.

Questi luoghi nascono con l’obiettivo di creare un ambiente dove ricerca, sviluppo e produzione si intrecciano direttamente, superando i tradizionali silos burocratici. Favoriscono inoltre il dialogo fra attori diversi, incentivando la condivisione di idee e risorse. Questi esempi mostrano come sia possibile dare vita a un ecosistema fertile per l’innovazione, dove si accelera dall’ideazione alla realizzazione di nuovi farmaci e terapie.

Tuttavia, per andare oltre i singoli casi, serve un approccio più diffuso e strutturale che coinvolga maggiormente tutti i portatori d’interesse, superando omissioni o resistenze a collaborare. Solo così, commenta Lecci, si può spingere la ricerca e produzione farmaceutica verso standard più rapidi ed economicamente sostenibili.

Nuove strategie di condivisione del rischio e svolta verso modelli di servizio

Un passaggio chiave nella riflessione di Francesca Lecci riguarda il concetto di risk sharing, ovvero la condivisione del rischio fra pubblico e privato nel finanziamento delle innovazioni. La proposta mira a spostare l’attenzione dalla semplice fornitura di un bene, come il farmaco, alla fornitura di un servizio complessivo di presa in carico del paziente.

Questa prospettiva integra il trattamento medico a una modalità di gestione che distribuisce la spesa nel tempo. In pratica, l’innovazione diventa un processo di lungo termine che riduce l’impatto economico immediato per il sistema sanitario pubblico. Lo sviluppo di modelli che prevedono contratti di performance o pagamenti basati sul risultato terapeutico assicura più flessibilità finanziaria.

Modelli di finanziamento innovativi per biofarmaci e plasmaderivati

Questo approccio può supportare anche l’adozione di biofarmaci e plasmaderivati, settori che richiedono investimenti elevati ma offrono potenziali risparmi e miglioramenti clinici nel medio-lungo termine. Sperimentare strumenti di risk sharing può tradursi in esperienze concrete in grado di accompagnare l’innovazione quando il bilancio pubblico appare limitato, come segnalato nel dibattito a Milano.

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