Il Dc-9 itavia IH870 scompare sopra il mar Tirreno tra le isole di Ponza e Ustica il 27 giugno 1980

Il Dc-9 itavia IH870 scompare sopra il mar Tirreno tra le isole di Ponza e Ustica il 27 giugno 1980

Il Dc-9 di Itavia, volo IH870 da Bologna a Palermo con 81 persone a bordo, scompare misteriosamente nel mar Tirreno tra Ponza e Ustica il 27 giugno 1980, scatenando ricerche e indagini senza risposte certe.
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Il volo IH870 della Itavia, un Dc-9 con 81 persone a bordo, scomparve nel giugno 1980 nel Mar Tirreno tra Ponza e Ustica, causando una tragedia aerea ancora avvolta nel mistero. - Gaeta.it

Era una serata di fine giugno quando il Dc-9 della compagnia itavia, volo IH870, partito da Bologna e diretto a Palermo, si volatilizzò dagli schermi radar. Un percorso che sembrava ordinario si trasformò in un mistero che ancora oggi grava sulla memoria collettiva italiana. Quel volo, con a bordo 81 persone, finì nel mar Tirreno tra Ponza e Ustica. Nel corso delle ore successive emerse un quadro di perdita e tristi ritrovamenti.

Il volo IH870 e le ultime comunicazioni prima della scomparsa

Il Dc-9 con matricola I-Tigi decollò dall’aeroporto di Bologna Guglielmo Marconi alle 20.08 di venerdì 27 giugno 1980, con oltre un’ora di ritardo rispetto all’orario previsto delle 18.30. A bordo erano 77 passeggeri, di cui 11 bambini, insieme a quattro membri dell’equipaggio. Il piano prevedeva l’arrivo all’aeroporto di Palermo Punta Raisi per le 21.13.

Alle 20.56 il comandante Domenico Gatti contattò per l’ultima volta il centro di controllo Roma Controllo, segnalando il prossimo arrivo. L’aereo volava a circa 7.500 metri e non si registrarono comunicazioni di emergenza o anomalie da parte del pilota. Nel raggio di azione dell’aereo c’erano i radar di Ciampino, Licola vicino a Napoli, e Marsala sulla costa siciliana. Eppure, proprio alle 20.59 e 45 secondi il Dc-9 sparì dai radar romani senza una spiegazione immediata.

Il rapido avvio delle operazioni di soccorso nel mar Tirreno

L’allarme per la scomparsa venne lanciato alle 21.21 dal centro radar di Marsala, che segnalò la mancata comparsa del Dc-9 sul radar dopo il suo ingresso nel controllo aereo siciliano. Il centro di Martina Franca, responsabile delle operazioni di difesa aerea, attivò subito le ricerche.

Alle 21.22 partì l’ordine da Martina Franca per mettere in moto i soccorsi. Furono coinvolti i reparti dell’aeronautica militare, della marina e, per le aree marittime internazionali, anche le forze navali statunitensi. Intorno alle 21.55 i primi elicotteri decollarono verso l’ultima possibile area di caduta, mentre furono mobilitate anche navi da crociera, pescherecci e altre imbarcazioni civili nel tentativo di rintracciare sopravvissuti o relitti.

Ritrovamenti e recupero delle vittime nel mare tra Ponza e Ustica

Al mattino del 28 giugno, all’alba, le squadre impegnate nelle operazioni di ricerca notarono per prime le tracce del Dc-9. L’aereo si era schiantato in acque internazionali, una zona di mare aperto compresa tra le isole di Ponza e Ustica. Le condizioni del mare e la distanza dalle coste complicarono il lavoro dei soccorritori.

Nel volgere di un paio di giorni furono recuperati 39 corpi tra i 81 occupanti dell’aeromobile, visibili tra i detriti sparpagliati in superficie. Riemersero anche pezzi significativi del velivolo, come il cono di coda, parti della fusoliera, e numerosi bagagli. Il restante carico umano non fu raggiunto, lasciando aperta una ferita che ancora oggi solleva domande senza risposta.

Una tragedia senza fine

Gli eventi di quella notte e i giorni successivi segnarono una delle tragedie aeree più discusse in Italia. Le circostanze della caduta rimasero avvolte nel mistero e diedero origine a molte indagini e ipotesi, mentre si cercava di fare chiarezza su una catastrofe che coinvolse vittime innocenti e lasciò un segno profondo nelle comunità coinvolte.

«Un mistero che ancora oggi grava sulla memoria collettiva italiana.»

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