L’unione europea ha formalizzato il rinnovo delle sanzioni settoriali verso la russia per la guerra in ucraina. I rappresentanti dei paesi membri hanno deciso di mantenere le restrizioni economiche per altri sei mesi, estendendo le misure fino al 31 gennaio 2026. Nel frattempo, rimangono in sospeso nuovi provvedimenti, in particolare riguardo al settore energetico, a causa delle riserve di alcuni stati.
La decisione di rinnovare le sanzioni contro la russia
Durante il recente consiglio europeo, terminato nella notte tra il 23 e 24 giugno 2025, le delegazioni degli stati membri hanno confermato il proseguimento delle sanzioni settoriali a carico della russia. Queste misure erano state adottate inizialmente per rispondere alla crisi ucraina, imponendo restrizioni nell’ambito economico e commerciale.
Estensione temporale e consenso politico
Il rinnovo coprirà un arco temporale di sei mesi, partendo dalla scadenza attuale prevista. Dunque le misure resteranno in vigore fino alla fine di gennaio 2026. Fonti diplomatiche hanno sottolineato la compattezza con cui i paesi hanno portato avanti il consenso nel corso delle discussioni, nonostante la nota difficoltà a ottenere un’intesa su questi dossier delicati.
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Donald Tusk, primo ministro polacco e figura di spicco nel panorama europeo, ha espresso soddisfazione per l’esito, ammettendo che “non mancavano dubbi sulla piena adesione degli stati. C’è sempre un po’ di preoccupazione, ma quasi sempre alla fine questi temi trovano accordo, come successo anche questa volta”. La dichiarazione sottolinea la complessità politica che sta dietro alla linea seguita dall’UE nel mantenere alta la pressione su Mosca.
Anche Bart De Wever, primo ministro del Belgio, ha chiarito che il rinnovo è stato discusso preventivamente con l’Ungheria, paese noto per la sua posizione cauta sul tema delle sanzioni energetiche. L’assenza di opposizioni ha permesso di ufficializzare il rinnovo senza discussioni ulteriori. Il premier ha raccontato che durante la conclusione del summit, il presidente Antonio Costa ha ricordato a sorpresa il punto sulle sanzioni: “il punto è stato approvato nel silenzio totale”, ha riportato.
Le difficoltà nel trovare l’accordo sul diciottesimo pacchetto di sanzioni
Pur avendo definito il rinnovo delle misure già in vigore, il consiglio europeo non è riuscito a chiudere l’accordo sul nuovo pacchetto di sanzioni, il cosiddetto diciottesimo, che coinvolge aspetti strategici per Mosca come il settore energetico, il sistema bancario e la cosiddetta flotta ombra russa. Le tensioni principali provengono dalla Slovacchia e dall’Ungheria.
Riserve della slovacchia e posizione ungherese
La Slovacchia ha ufficializzato la sua impossibilità a porre il proprio consenso, motivando le riserve con seri timori per la sicurezza dell’approvvigionamento del gas naturale. Data la particolare situazione geografica e l’assenza di sbocchi sul mare, il paese teme ripercussioni drastiche sulle forniture energetiche essenziali per la sua economia e per il riscaldamento domestico nel periodo invernale.
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha sposato la posizione slovacca, definendo le due nazioni una “unica squadra”. Orbán ha negato la possibilità di adeguarsi alla proposta di Bruxelles che prevede un embargo su petrolio e gas provenienti dalla russia. La posizione di Budapest mantiene alta la tensione nel dibattito e ad ora blocca l’adozione delle nuove restrizioni.
Il Comitato dei rappresentanti permanenti dovrà tornare a esaminare la questione non appena si raggiungeranno progressi nei dialoghi bilaterali con Bratislava, probabilmente entro fine giugno. Bart De Wever ha espresso un cauto ottimismo, ricordando che simili resistenze si erano verificate in passato e che poi i paesi in difficoltà avevano dato l’assenso. Tuttavia, questa volta la posta in gioco energetica si conferma particolarmente delicata, attesa la dipendenza da risorse russe.
Attacco russo a starokostiantyniv e le vittime nell’area di dnipropetrovsk
Nelle prime ore del 24 giugno 2025, fonti ucraine hanno denunciato un’ampia offensiva russa puntata su una zona strategica dell’ovest ucraino. Secondo i rapporti, oltre 350 droni armati e otto missili sarebbero stati lanciati verso la base aerea di starokostiantyniv, città piccola ma cruciale per le operazioni militari di Kiev.
La regione di dnipropetrovsk ha registrato conseguenze gravi a causa di un attacco su Samar, centro urbano situato nel territorio. Le autorità locali hanno informato di almeno tre morti e quattordici feriti. Serhiy Lyssak, governatore della regione, ha parlato di “attuazione di un attacco nemico” senza fornire un bilancio definitivo della situazione, visto il protrarsi del conflitto e le difficoltà sul campo.
Le incursioni di droni e missili rappresentano una costante minaccia per la popolazione civile e fisica infrastrutturale degli ucraini. Le azioni di queste ultime settimane mostrano un uso crescente di tecnologia aerea di piccola taglia per colpire obiettivi strategici a distanza, con alti rischi per le aree circostanti.
Il reporter cinese ferito nella regione di kursk
Un fatto che ha sollevato preoccupazione a livello internazionale riguarda il ferimento di un giornalista di origine cinese coinvolto in un raid nel territorio russo vicino al confine ucraino. Lu Yuguang, inviato della tv Phoenix, ha riportato ferite alla testa mentre si trovava a Korenevo, nella regione di kursk, durante un attacco attribuito ai droni ucraini.
L’emittente ha reso noto le condizioni del reporter, ricoverato in ospedale. Il ministero degli esteri russo ha accusato Kiev di aver ordinato “un attacco deliberato” nei confronti di personale mediatico straniero, sottolineando la gravità dell’episodio nel contesto dello scontro tra le due parti.
Pechino ha risposto con un appello a tutte le parti coinvolte affinché si impegnino per una soluzione politica e per la riduzione della tensione sul terreno. Il portavoce Guo Jiakun ha espresso “forte preoccupazione” per il ferimento del giornalista cinese, suggerendo la necessità che la crisi trovi vie di dialogo, evitando che situazioni del genere degenerino ulteriormente.
I fatti relativi a Lu Yuguang mostrano come il conflitto attorno all’ucraina coinvolga anche cittadini stranieri e giornalisti, mettendo in luce i pericoli per chi documenta la guerra. La presenza di media internazionali nei territori a rischio aumenta la complessità degli scenari e stimola reazioni diplomatiche a più livelli.