La questione dell’abbattimento dei lupi in Lessinia torna sotto i riflettori dopo la decisione del Consiglio di Stato di respingere l’appello di alcune associazioni animaliste. La controversia riguarda l’intervento autorizzato per fermare una serie di predazioni causate da due esemplari nei pressi di Malga Boldera, in provincia di Trento. Le autorità locali hanno agito in base a una normativa provinciale specifica, affrontando il bilanciamento tra tutela della fauna selvatica e protezione delle attività agricole e zootecniche.
Il quadro giuridico dietro il decreto di abbattimento
Il decreto per il prelievo di due lupi in Lessinia è stato emesso dal presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, sulla base della Legge provinciale 9 del 2018. Questa norma consente interventi mirati in situazioni di conflitto tra fauna selvatica e attività umane, come nel caso delle predazioni. Il provvedimento ha ricevuto anche l’approvazione di Ispra , l’ente tecnico che valuta le richieste di intervento su specie protette.
L’iter ha previsto una valutazione accurata delle condizioni sul campo, in particolare le ripetute aggressioni agli allevamenti nella zona di Malga Boldera. Qui, i pastori e gli operatori agricoli avevano segnalato danni ingenti alle loro attività, con perdite causate dai due lupi. Secondo la normativa vigente, nel caso in cui le misure di prevenzione risultino insufficienti a tutelare le comunità, è possibile autorizzare il prelievo di quegli animali ritenuti responsabili. L’approvazione ufficiale conferma la volontà delle istituzioni locali di intervenire senza pregiudizi, ma seguendo criteri di salvaguardia ambientale e di equilibrio.
Leggi anche:
Il ruolo dei giudici amministrativi e la vicenda processuale
La decisione appena presa dal Consiglio di Stato si inserisce in una serie di passaggi giudiziari iniziati con il Tar di Trento. Quest’ultimo aveva respinto la richiesta urgente di sospensione del decreto di abbattimento, deciso dalle associazioni animaliste che si erano opposte all’intervento. Le motivazioni del Tar si basavano proprio sull’esame della compatibilità del provvedimento con la normativa e sull’assenza di profili di illegittimità sufficienti a bloccare l’azione.
Di fronte a questo no, le associazioni hanno presentato un appello al Consiglio di Stato, sperando in un ribaltamento della decisione. Anche questo tentativo è stato però dichiarato inammissibile. I giudici hanno dunque confermato che l’intervento nei confronti dei due lupi rispondeva a criteri definiti dalla legge provinciale e accompagnato da valutazioni tecniche autorizzate. Questa conferma da parte del massimo organo amministrativo indica che la strada individuata dalla Provincia è conforme alle norme vigenti e giustificata alla luce delle problematiche sollevate.
Le dichiarazioni ufficiali e la posizione della Provincia Di Trento
Maurizio Fugatti, presidente della Provincia di Trento, ha commentato la sentenza sottolineando il continuo impegno dell’amministrazione nella tutela delle comunità locali. Fugatti ha evidenziato l’importanza di proteggere gli operatori dell’economia di montagna, che nel caso di Malga Boldera hanno subito ripetute predazioni. La Provincia difende così la scelta di procedere con il prelievo selettivo, ritenuto necessario per calmierare i danni e mantenere la convivenza tra attività umane e fauna selvatica.
L’approccio della Provincia non si limita alla sola azione contro i lupi, ma rientra in un più ampio progetto che punta a garantire la sicurezza degli allevamenti, degli operatori e dei territori montani. La gestione della fauna protetta viene dunque gestita con attenzione, rispettando le indicazioni tecniche di Ispra e gli strumenti previsti dalla legge. La vicenda di Malga Boldera appare come un caso emblematico che concentra la complessità di interventi in ambito ambientale e sociale.
La pronuncia del Consiglio di Stato chiude una fase di contenzioso giudiziario, lasciando nelle mani della Provincia la possibilità di mettere in atto i provvedimenti decisi. La questione dell’equilibrio tra tutela degli animali e salvaguardia delle attività tradizionali rimane comunque aperta e continuerà a incidere sulle scelte future in territori come quelli della Lessinia.