Il Consiglio dei ministri si prepara a confrontarsi con una serie di provvedimenti che interessano diversi ambiti, dalla concorrenza alla gestione fiscale fino alla prevenzione del bullismo. Per mercoledì 4 giugno è prevista una riunione che potrebbe portare all’approvazione di alcune norme importanti. In mattinata, una sessione preliminare, il preconsiglio, chiarirà meglio quali saranno le priorità. Tra i temi spiccano il disegno di legge annuale sulla concorrenza, il decreto correttivo sul concordato preventivo e la legge contro il bullismo. Vediamo cosa si attende su ciascuno di questi fronti.
Il ddl concorrenza e le novità per i servizi pubblici e il mercato locale
Tra i dossier all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri figura il nuovo disegno di legge sulla concorrenza, progettato per recepire alcune indicazioni dell’Antitrust. Alcuni aspetti non saranno ancora trattati in questa fase, come il commercio ambulante e le vendite promozionali, ma sono previste disposizioni importanti per i servizi pubblici locali.
Il decreto introduce un sistema di controllo più rigoroso sui Comuni in relazione alla gestione di questi servizi. Saranno monitorati con attenzione per individuare situazioni con perdite finanziarie o gestioni insoddisfacenti. In tali casi, l’esecutivo potrà emanare atti di indirizzo con misure correttive da adottare. Si tratta di un tentativo di evitare sprechi o problemi di funzionamento.
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Colonnine di ricarica per veicoli elettrici e gare per servizi sanitari
Un’altra novità riguarda l’installazione delle colonnine di ricarica per veicoli elettrici. I Comuni dovranno favorire gli enti o le aziende che attualmente detengono meno del 40% delle infrastrutture, con lo scopo di prevenire monopoli o accordi di esclusiva. Questo mira a garantire una più equa distribuzione degli impianti e, di riflesso, una concorrenza più reale nel settore.
Nel campo delle gare per i servizi sanitari, il testo introduce due diverse procedure: una per il rinnovo di contratti già in essere e un’altra per nuove richieste. Questo dovrebbe semplificare le trattative e accelerare i processi, garantendo al contempo la trasparenza e la correttezza nelle aggiudicazioni.
Infine, il decreto punisce con sanzioni chi utilizza topicidi in spazi pubblici, mettendo a rischio la sicurezza di bambini e animali domestici. L’uso non autorizzato di esche avvelenate sarà quindi vietato, alimentando misure per la tutela dell’ambiente e dell’incolumità delle persone.
Il decreto correttivo del concordato preventivo, la strategia per favorire l’adesione
Sul fronte fiscale il governo cerca di rilanciare il concordato preventivo biennale. È prevista l’approvazione di un decreto correttivo che punta a rendere il meccanismo più attrattivo per piccole imprese, professionisti e autonomi. Nonostante le modifiche già introdotte in precedenza, le adesioni finora non hanno raggiunto le aspettative.
Al momento, solo circa 600mila soggetti su 4,5 milioni potenziali hanno aderito, un dato che evidenzia una diffusa riluttanza o difficoltà ad approfittare dello strumento. Il viceministro delle Finanze, Maurizio Leo, è al centro di questa iniziativa volta a coinvolgere un maggior numero di contribuenti e così aumentare le entrate statali destinate alla riduzione dell’Irpef sul ceto medio.
Estensione del ravvedimento speciale e modifiche al pagamento
Il decreto correttivo dovrebbe estendere la copertura del ravvedimento speciale anche all’anno 2023, oltre che al biennio 2025-26, in modo da ampliare ulteriormente la platea di chi può regolarizzare la propria posizione. Questa misura consente di sanare la propria posizione fiscale con condizioni agevolate.
Verrà inoltre valutata la possibilità di evitare la decadenza dal concordato nel caso in cui il pagamento non avvenga entro i termini, ma si intervenga entro 60 giorni dalla ricezione dell’avviso bonario. Questo concede una seconda chance utile a stabilizzare le posizioni fiscali senza perdere i benefici del concordato.
Una modifica rimasta ancora incerta riguarda l’introduzione di un tetto agli incrementi di reddito previsti con la regolarizzazione tramite il concordato. L’argomento continua a essere dibattuto in Parlamento tra chi vuole maggior rigore e chi punta a facilitare il più possibile l’adesione.
Il percorso parlamentare del ravvedimento speciale e le implicazioni fiscali
Il ravvedimento speciale al centro del decreto correttivo è nato con l’approvazione parlamentare del decreto Omnibus, avvenuta a settembre dello scorso anno. Inizialmente la proposta riguardava gli anni dal 2018 al 2023, anche se la normativa è stata successivamente limitata fino al 2022, considerando che lo svolgimento della dichiarazione fiscale era ancora in corso.
Ora, con il possibile allargamento al 2023, si intende dare un incentivo ulteriore ai contribuenti per usufruire di questa sanatoria fiscale, evitando così sanzioni e interessi maggiori. L’approccio cerca di raggiungere una platea più vasta, grazie a condizioni più flessibili e a termine prolungato.
Il decreto ha incontrato resistenze da parte dell’opposizione che lo ha definito un condono. Tuttavia, il governo sostiene la necessità di questi strumenti per favorire l’emersione di redditi non dichiarati, così da recuperare risorse per la finanza pubblica e sostenere una riduzione delle imposte sul lavoro e sui redditi medi.
I prossimi passaggi parlamentari decideranno l’entità e i tempi delle modifiche definitive, ma l’interesse nel rendere il concordato più accessibile è evidente. In molti osservano la questione come un banco di prova per la tenuta fiscale e per la capacità di allargare la base contributiva senza rinunciare a principi di equità.
Le attenzioni si concentrano anche sulla possibilità che l’estensione del ravvedimento possa rappresentare un modello replicabile in futuro, con impatti sulla gestione dei debiti fiscali e sull’approccio della pubblica amministrazione alle irregolarità. La discussione rimane aperta, con molti occhi puntati sugli sviluppi parlamentari in corso.