Il comune di Milano vieta l’autocertificazione per nuove costruzioni dopo indagini urbanistiche

Il comune di Milano vieta l’autocertificazione per nuove costruzioni dopo indagini urbanistiche

Milano vieta l’uso della Scia per nuove costruzioni, confermato dal Tar Lombardia, imponendo permessi più rigorosi per garantire controlli urbanistici e prevenire abusi nel settore edilizio.
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Milano ha vietato l'uso della Scia per nuove costruzioni, richiedendo un permesso a costruire più rigoroso, confermato dal Tar Lombardia per garantire controlli più severi e tutelare l'interesse pubblico nel settore edilizio. - Gaeta.it

Milano ha stabilito un divieto all’uso della Scia, l’autocertificazione d’inizio lavori, per gli interventi che riguardano nuove costruzioni. La decisione del Comune, presa nel febbraio 2024 in piena emergenza di inchieste sull’urbanistica, ha trovato una conferma anche nella recente sentenza del Tar della Lombardia. Questo pronunciamento ribadisce che le norme penali e l’interesse pubblico giustificano limitazioni sull’uso della Scia in certi casi, in particolare quando il lavoro edilizio modifica sostanzialmente il territorio urbano.

Il divieto del comune di milano per la scia nelle nuove costruzioni

Nel febbraio 2024 il Comune di Milano ha introdotto una disposizione interna importante: ha vietato agli uffici di accettare la Scia per lavori che prevedono la realizzazione di nuove costruzioni. La Scia consente di iniziare l’intervento edilizio presentando un’autodichiarazione, ma questa diventava uno strumento insufficiente per garantire il rispetto delle norme penali e urbanistiche davanti a opere complesse, specie di nuova edificazione. La decisione è arrivata in un momento delicato, con indagini in corso sulle pratiche urbanistiche e diversi interventi giudiziari che avevano messo in discussione l’uso della Scia in questi casi.

Il Comune ha scelto di non lasciare margini di interpretazione agli uffici technicali: ogni progetto relativo a nuove costruzioni richiede un permesso a costruire più rigoroso e dettagliato. L’obiettivo era assicurare controlli più precisi e impedire che autorizzazioni potessero essere rilasciate in modo improprio o frettoloso. Questa misura ha fatto aprire un confronto con costruttori e operatori del settore, portando a diversi ricorsi giudiziari per cercare di ribaltare la decisione.

La sentenza del tar lombardia conferma la validità del divieto comunale

A metà del 2025 il Tar della Lombardia ha pronunciato una sentenza chiara e sostanziale che conferma la decisione del Comune. Il caso specifico riguardava un intervento edilizio iniziato con una Scia nel 2020, poi bloccato e ripresentato nel 2023, dove era prevista la demolizione di un edificio a due piani per costruire un palazzo di cinque. I giudici hanno sottolineato che si trattava di un intervento di nuova costruzione e non una semplice ristrutturazione, quindi non poteva essere autorizzato con una Scia, ma richiedeva un permesso a costruire.

Il tribunale amministrativo ha riconosciuto come comprensibili le ragioni che hanno spinto Palazzo Marino a emanare l’ordine di non procedere con l’autocertificazione. “La motivazione principale è legata all’interesse pubblico e alla coerenza con i procedimenti penali avviati contro alcune opere edilizie.” I giudici hanno respinto il ricorso dell’impresa contro il Comune, evidenziando che “non avrebbe senso autorizzare lavori che implicano violazioni penali accertate.”

Implicazioni per il settore edilizio e la gestione urbanistica di milano

Questa sentenza mette un punto fermo sulle autorizzazioni edilizie a Milano e, di riflesso, sull’intero approccio amministrativo verso nuovi interventi in città. Le imprese che operano nel campo dell’edilizia devono prevedere un iter più rigoroso per le nuove costruzioni, dimenticando la possibilità di bypassare i controlli attraverso la Scia. Questo influisce sugli investimenti, sui tempi di realizzazione e sul controllo stesso del territorio.

Gli uffici tecnici comunali si trovano ora con un mandato chiaro: non ammettere semplificazioni quando le opere riguardano modifiche sostanziali alla struttura urbana. La sentenza richiama il rispetto della normativa penale e urbanistica, inserendo gli interessi pubblici al centro delle valutazioni sulle autorizzazioni. Questo indirizzo contribuisce a evitare abusi e irregolarità emersi con le indagini recenti. Il risultato è un quadro più rigido, che richiede attenzione e precisione sia agli enti locali sia a chi presenta progetti di costruzione.

Possibile impatto oltre milano

L’effetto di questa decisione, nel tempo, potrebbe riverberarsi anche su altre amministrazioni italiane, spingendo verso un controllo più severo e un’interpretazione meno elastica delle normative edilizie. Il cambio di rotta arriva dopo anni in cui la Scia aveva ampi margini operativi. Ora, Milano ha dettato un modello giuridico ed amministrativo che privilegia la tutela delle regole e del territorio urbano, distinguendo nettamente le ristrutturazioni dalle ricostruzioni urbane vere e proprie.

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