Il Comune di Milano è finito al centro di una grave contestazione per aver affidato alla Commissione per il paesaggio mansioni urbanistiche ed edilizie invece delle sole competenze di tutela paesaggistica, in violazione delle norme del “Codice dei beni culturali e del paesaggio“. Questa situazione è emersa in una maxi inchiesta sull’urbanistica cittadina, che coinvolge anche grandi progetti immobiliari e accende interrogativi su comportamenti illeciti legati all’edilizia e all’urbanistica.
Il ruolo della Commissione per il paesaggio e il Codice Dei Beni Culturali
La Commissione per il paesaggio è un organismo creato con lo scopo di garantire la tutela del paesaggio e dei beni culturali, funzioni ben definite e separate dalle attività urbanistiche e edilizie. Il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” sancisce infatti una chiara separazione tra questi ambiti per evitare sovrapposizioni e conflitti d’interesse. Nel caso del Comune di Milano, si contesta che dal 2014 la Commissione ha esercitato poteri relativi a decisioni urbanistiche ed edilizie, oltre alla semplice protezione del territorio e delle architetture storiche.
Questa attribuzione di funzioni miste, secondo l’accusa espressa dall’ex docente di urbanistica Alberto Roccella, consulente incaricato dalla Procura, ha rappresentato “una volontà politica” di nascondere attività con rilevanti impatti economici e urbanistici dietro un’apparente tutela paesaggistica. In sostanza, sotto una veste nominalmente protettiva si sono consolidate decisioni che incidono su approvazioni di progetti edilizi e urbanistici importanti. Le norme, invece, proibiscono di “contaminare” o sovrapporre le due tipologie di competenze, preservando autonomia e chiarezza nelle funzioni pubbliche.
Dettagli e sviluppi della maxi inchiesta sull’urbanistica milanese
L’indagine partita negli ultimi anni ha preso le mosse dall’attribuzione delle funzioni all’interno della Commissione per il paesaggio e ha allargato il raggio d’azione a diversi cantieri e progetti immobiliari di rilievo nella città , tra cui quelli promossi da Coima, una società impegnata in importanti interventi urbanistici. La Procura ha evidenziato l’illegittimità di alcune autorizzazioni e sta valutando profili di abuso d’ufficio e possibili altri reati.
Sono coinvolte figure chiave, come l’ex presidente della Commissione per il paesaggio e manager collegati ai grandi progetti immobiliari. Le autorità giudiziarie hanno disposto misure cautelari e analizzano affidabilità e trasparenza delle procedure autorizzative adottate. Il tribunale del riesame continua a esaminare le contestazioni. Tra gli aspetti in discussione c’è il presunto occultamento della reale natura delle funzioni urbanistiche sotto la facciata della tutela paesaggistica, tema questo che complica le responsabilità amministrative e penali.
L’inchiesta ha acceso un confronto anche tra gli avvocati riguardo alla presenza o meno di corruzione nei diversi passaggi investigativi, ma finora le contestazioni ufficiali si basano su violazioni di legge relative alla sovrapposizione impropria di competenze sancita dal codice. Nel frattempo, alcuni cantieri sono stati fermati o dichiarati illegali dalla Procura perché avrebbero proceduto senza regolari autorizzazioni o avrebbero ottenuto permessi nulli per via di queste anomalie.
Le conseguenze per la gestione urbanistica e paesaggistica nella città di Milano
La vicenda mette in luce una gestione particolarmente controversa delle pratiche urbanistiche a Milano. L’aver attribuito funzioni urbanistiche a un organismo dedicato solo alla tutela paesaggistica ha generato un vulnus normativo con impatti immediati sulle procedure amministrative e le autorizzazioni edilizie. Questa condotta può minare la trasparenza e l’affidabilità delle delibere comunali, soprattutto in un contesto delicato come quello dell’urbanistica, dove i progetti si riflettono su economie locali e trasformazioni del tessuto urbano.
Il caso dimostra come l’attività politica interna a un Comune possa, attraverso decisioni poco chiare, modificare strutture e prerogative di enti pubblici generando conflitti di interesse e distorsioni normative. La protezione del paesaggio, prevista per prevenire danni culturali e ambientali, si è trasformata in uno strumento per gestire pratiche edilizie che avrebbero dovuto, invece, seguire altri canali.
Dal 2014, questa situazione ha prodotto effetti concreti sulla crescita edilizia di Milano e su progetti che coinvolgono ampi investimenti. Ora la magistratura indaga per stabilire responsabilità e modalità con cui sono state assegnate tali competenze. Le decisioni finali potranno influire sulle future regole per evitare simili casi e ridare chiarezza alle procedure in materia di urbanistica e tutela del paesaggio.