La valorizzazione dell’albicocca vesuviana si sta concretizzando attraverso la richiesta di riconoscimento come indicazione geografica protetta . Il comitato promotore, nato all’inizio del 2025, è impegnato nella stesura di un disciplinare che fissi criteri precisi per la produzione, partendo dalle caratteristiche storiche e territoriali del frutto. Questo processo coinvolge produttori locali, enti regionali e il parco nazionale del vesuvio, con l’obiettivo di rilanciare un prodotto tipico, legato alle pendici del vulcano, e tutelarne la filiera soprattutto nelle aree più svantaggiate e collinari.
La ricchezza varietale e le sfide agricole dell’albicocca vesuviana
L’albicocca vesuviana si distingue per una biodiversità che sfiora le 23 varietà riconosciute, principalmente grazie al presidio slow food che conserva il germoplasma direttamente sui terreni d’origine. Questa varietà riflette l’identità di un territorio fortemente agricolo e diviso in tanti piccoli appezzamenti coltivati da produttori indipendenti. Le operazioni agricole nel parco nazionale del vesuvio, specie nelle zone collinari del monte somma e ai piedi del vesuvio, avvengono ancora principalmente a mano, con una cura che rende speciale questa produzione.
Le coltivazioni manuali come attività eroica
Le coltivazioni manuali nelle aree svantaggiate hanno trasformato la crescita delle albicocche in un’attività eroica, dove ogni fase è svolta con attenzione per mantenere intatte le caratteristiche del frutto. Il riconoscimento IGP rappresenta quindi un incentivo diretto a rafforzare questa coltivazione, spingendo verso la piantumazione di nuovi alberi, ma soprattutto garantendo la tutela della filiera che coinvolge piccoli produttori. Ad oggi, al comitato promotore hanno aderito circa 50 produttori, con aspettative di aumento nelle adesioni man mano che il percorso avanza.
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Il sostegno istituzionale e il ruolo dei giovani agricoltori nell’iter igp
Il cammino verso l’ottenimento dell’IGP vede il sostegno di più istituzioni. La regione campania, attraverso il parco nazionale del vesuvio guidato da raffaele de luca, affianca la proposta insieme al Gal vesuvio verde, che con il presidente biagio simonetti agisce dal territorio per supportare i produttori. Questa rete di collaborazione integra anche un gruppo di giovani agricoltori con mentalità imprenditoriale, capaci di fare squadra per rafforzare la filiera locale e progredire nel riconoscimento della denominazione.
I giovani agricoltori come motore di innovazione
I giovani protagonisti di questa rete adottano metodi e strategie non solo per valorizzare il prodotto in sé, ma per rendere sostenibile l’intero percorso produttivo. La condivisione di esperienze e iniziative si traduce in un tessuto produttivo più coeso, essenziale soprattutto vista la frammentazione delle aree di coltivazione e le difficoltà legate ai terreni collinari e alle piccole superfici agricole presenti nel parco.
La prospettiva commerciale e genetica per l’albicocca vesuviana
Gaetano romano, agricoltore dell’azienda ager, sottolinea come il riconoscimento IGP apra scenari concreti per il futuro della produzione. “L’obiettivo principale riguarda l’allargamento del mercato ben oltre l’ambito locale, mirando a una distribuzione almeno nazionale.” Per raggiungere questo risultato, si punta a rendere l’albicocca più appetibile per i consumatori, anche attraverso progetti di miglioramento genetico.
Questi progetti cercano di estendere la shelf-life del frutto, cioè la sua durata dopo la raccolta. Allo stesso tempo, puntano a salvaguardare le coltivazioni collina, spesso minacciate da abbandoni dovuti a difficoltà di gestione e resistenza alle condizioni ambientali. La conservazione di queste piante è essenziale per mantenere vivo un patrimonio agricolo e paesaggistico unico nel suo genere.
Andamento produttivo e qualità delle albicocche nel 2025
La campagna di raccolta in corso si presenta con dati incoraggianti. Le piante nell’area del vesuvio sono cariche di frutti di buona qualità. Queste condizioni favorevoli derivano da un clima mite durante maggio, che ha assicurato una fase di maturazione regolare. La presenza della mosca della frutta ha avuto un’incidenza ridotta rispetto ad altri anni, contribuendo ulteriormente a migliorare la qualità del prodotto.
Attualmente, gli operatori stanno raccogliendo varietà medio tardive come la pellecchiella e la vitillo, apprezzate per le loro caratteristiche organolettiche. La capacità di mantenere un clima equilibrato nelle pendici del vesuvio risulta decisiva per preservare la produzione, soprattutto in un momento globale in cui fenomeni metereologici estremi possono compromettere l’agricoltura locale.
Superficie coltivata e dinamiche territoriali dell’albicocca vesuviana
Secondo italo santangelo, consulente del progetto IGP, la superficie destinata alla coltivazione dell’albicocca nella zona vesuviana si aggira intorno ai 1.500 ettari, leggermente inferiore rispetto ai dati statistici ufficiali che indicano circa 1.700 ettari. Questa estensione rappresenta una delle più significative in Italia, seconda solo alle regioni di romagna e matera.
Le coltivazioni più moderne e specializzate si concentrano nel territorio alle pendici del monte somma, mentre sulle falde del vesuvio, in zona costiera, la produzione mostra segni di declino. Questo calo interessa particolarmente le aziende che non hanno rinnovato le tecniche produttive o che faticano a competere con mercati più ampi. Il mantenimento degli impianti nelle aree collinari richiede un lavoro intenso, che rischia di non essere sostenuto senza adeguati sostegni e riconoscimenti come l’IGP.
Il futuro della filiera dell’albicocca vesuviana
L’intera filiera dell’albicocca vesuviana appare quindi in una fase decisiva, dove il successo del riconoscimento può determinare continua vita a questo patrimonio agricolo tradizionale. Le iniziative in corso promettono di tenere viva una coltivazione strettamente legata al paesaggio e alle comunità locali, con una prospettiva di valorizzazione economica e culturale.