L’attenzione degli Stati Uniti verso la Groenlandia è cresciuta in modo significativo negli ultimi mesi. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal nel 2025, le agenzie di intelligence degli Usa hanno ricevuto l’ordine di potenziare le attività di raccolta dati sull’isola artica. Questa decisione riflette la volontà di approfondire la conoscenza sulle dinamiche interne e sulle possibili alleanze politiche nell’ambito della strategia americana per un maggiore controllo della regione. La direttiva, firmata da Tulsi Gabbard, allora a capo della National Intelligence, suggerisce una mobilitazione coordinata e vigorosa degli apparati di sicurezza per sostenere le ambizioni geopolitiche di Donald Trump.
La direttiva di tulsi gabbard sulla raccolta di informazioni in groenlandia
La National Intelligence, incaricata di supervisionare tutte le agenzie di intelligence Usa, ha emanato una direttiva definita “collection-emphasis message”. Questo documento impone una priorità assoluta alla raccolta di notizie su due fronti: da una parte il movimento indipendentista groenlandese e dall’altra le reazioni del governo danese e locali alle attività americane volte all’estrazione delle risorse naturali. La strategia coinvolge spie sul campo, sistemi di intercettazione delle comunicazioni, satelliti e altre tecnologie di sorveglianza. L’obiettivo è identificare e mappare accuratamente chi, sia nell’isola che in Danimarca, potrebbe appoggiare o opporsi alla linea politica varata dagli Usa.
Una nuova fase per le operazioni nell’artico
Tale mossa indica un salto di qualità nelle operazioni americane nel circolo polare artico. Non si tratta più di monitoraggi passivi o limitati, ma di una campagna attiva per gestire informazioni e figure chiave che possano influenzare la partita sull’annessione della Groenlandia. Questa direttiva rivela che l’apparato di sicurezza è stato attivato non solo per ragioni di controllo territoriale ma anche per orientare e forse condizionare scelte politiche sia locali sia internazionali.
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Il contesto politico della campagna americana sull’annessione della groenlandia
La spinta di Donald Trump verso una possibile annessione della Groenlandia è nota da tempo. Dal 2019, infatti, il presidente americano ha manifestato interesse per l’isola ricca di risorse minerarie e strategicamente importante per il controllo dell’artico. Le tensioni sono aumentate nel 2025 con l’intensificarsi di iniziative di intelligence e nastri di dialogo con interlocutori groenlandesi e danesi. Questa serie di mosse vuole assicurarsi una posizione di vantaggio strategico in un’area cruciale per la sicurezza nazionale Usa.
Le risorse e l’importanza strategica
Gli Stati Uniti considerano la Groenlandia un punto nevralgico non soltanto per le ricchezze minerarie, come uranio, terre rare e petrolio, ma anche per il controllo militare e la navigazione nel Mar Glaciale Artico. La crescente presenza russa e cinese nell’area ha rafforzato l’esigenza per Washington di intervenire in modo deciso. Le attività delle agenzie di intelligence appoggiano quindi una campagna più ampia volta a influire su decisioni locali e a contrastare soggetti ostili agli interessi americani.
Le reazioni ufficiali e le polemiche sulla fuga di notizie
La Casa Bianca ha scelto di non commentare le rivelazioni del Wall Street Journal, come annunciato da James Hewitt, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale. Hewitt ha ribadito quanto già espresso in passato: “la preoccupazione degli Stati Uniti per la sicurezza della Groenlandia e della regione artica è alta e giustifica l’attenzione militare e strategica.” Questa posizione conferma che la raccolta di informazioni non è un’attività marginale ma una priorità politica.
Le critiche di tulsi gabbard al wall street journal
Dalla parte opposta, la stessa Tulsi Gabbard ha criticato apertamente il giornale. Ha accusato il Wall Street Journal di aver aiutato esponenti del cosiddetto “deep state”, gli apparati sotterranei contrari all’amministrazione Trump, contribuendo a divulgare fughe di notizie che rendono la situazione più tesa e politicizzata. Gabbard ha invitato il giornale a riflettere sul ruolo che svolge quando trasmette notizie sensibili legate a operazioni di intelligence.
L’episodio mette in luce la fragilità delle informazioni riservate e il ruolo centrale dei media nel tracciare l’evoluzione di questioni geopolitiche delicate. Le reazioni di alto profilo confermano quanto la questione groenlandese sia un nodo strategico nel confronto internazionale, con tensioni che coinvolgono diverse istituzioni e influenzano tra le altre cose i rapporti Usa-Danimarca.