I consorzi Asti docg e Barbera chiedono sostegno per l’invenduto: bloccati 100mila ettolitri di mosto in cantina

I consorzi Asti docg e Barbera chiedono sostegno per l’invenduto: bloccati 100mila ettolitri di mosto in cantina

Il Piemonte affronta una grave crisi nel settore vitivinicolo, con oltre 100mila ettolitri di mosto invenduti e tensioni tra i consorzi di Asti e Barbera e l’assessore Paolo Bongioanni, mentre la Toscana propone misure concrete.
I Consorzi Asti Docg E Barbera I Consorzi Asti Docg E Barbera
Il settore vitivinicolo piemontese, in particolare Asti docg e Barbera, è in crisi a causa di oltre 100mila ettolitri di mosto invenduti, con i consorzi che chiedono un intervento politico concreto, finora assente, per salvaguardare un comparto di grande valore economico e culturale. - Gaeta.it

Il Piemonte vive una crisi profonda nel settore vitivinicolo, concentrata soprattutto nelle produzioni di Asti docg e Barbera, che in totale coprono oltre il 70% della superficie vitata regionale. I presidenti dei rispettivi consorzi, Stefano Ricagno e Vitaliano Maccario, hanno denunciato un’incapacità della politica regionale di supportare adeguatamente il comparto di fronte a oltre 100mila ettolitri di mosto bloccati nelle cantine. Gli incontri con l’assessore all’agricoltura Paolo Bongioanni non hanno portato a soluzioni concrete, alimentando un confronto teso tra imprenditori e istituzioni.

La situazione attuale e la richiesta di intervento dei consorzi di Asti e Barbera

Asti docg e Barbera rappresentano più del 70% della superficie vitata piemontese, con un peso economico e culturale difficile da ignorare. Stefano Ricagno, presidente del Consorzio dell’Asti, ha fatto emergere numeri significativi: nella zona dell’Asti si contano circa 50 case spumantistiche e 3mila aziende viticole attive, concentrate soprattutto nella produzione del Moscato Bianco. Un territorio riconosciuto in tutto il mondo per la qualità dei suoi vini da oltre un secolo.

Nonostante la tradizione consolidata, le cantine oggi si trovano con un ingente stock di prodotto invenduto, oltre 100mila ettolitri di mosto, che non riescono a piazzare sul mercato. Il problema non è legato a una difficoltà sporadica ma a fattori esogeni che hanno colpito duramente il comparto, mettendo a rischio la stabilità delle imprese. Ricagno e Maccario chiedono quindi sostegno concreto dalla politica, con interventi efficaci per sbloccare la situazione e salvaguardare la filiera vitivinicola.

Lo scontro con l’assessore all’agricoltura Paolo Bongioanni

Durante un recente incontro con l’assessore regionale all’agricoltura Paolo Bongioanni, i presidenti dei due consorzi si sono scontrati con un muro di indifferenza. Bongioanni ha parzialmente minimizzato la crisi, sostenendo che il problema riguardi solo due dei tredici consorzi piemontesi. Questo ha suscitato la reazione di Maccario che ha ricordato come proprio questo gruppo sia stato fondamentale nel successo del vino piemontese nel mondo negli ultimi trent’anni.

Maccario ha sottolineato la volontà di portare avanti il lavoro produttivo ma ha spiegato che senza una politica che supporti soluzioni concrete è difficile andare avanti. Ricagno ha definito le dichiarazioni dell’assessore come dimostrazione di una distanza profonda tra chi governa e chi vive la realtà del settore vitivinicolo. La sensazione è di una mancanza di dialogo serio e di consapevolezza sulle esigenze urgenti degli imprenditori vinicoli.

Le proposte e i modelli esteri: la mozione della regione toscana

A pochi chilometri dal Piemonte, la regione Toscana ha avviato un iter legislativo con la presentazione di una mozione per affrontare tempestivamente la crisi dei produttori vitivinicoli. Tra le misure previste ci sono la vendemmia verde, cioè la riduzione volontaria della produzione, tagli alle rese per ettaro, interventi di distillazione e programmi di estirpazione delle vigne.

Queste misure, applicate a uno dei principali competitor italiano del Piemonte, danno un’indicazione chiara della ricerca di soluzioni concrete contro l’invenduto e la sovrapproduzione. Ricagno ha citato questo caso come esempio di approccio pragmatico e ha ironizzato sul fatto che anche in Toscana, pur da sempre simbolo della viticoltura italiana, si riconosca la necessità di agire con decisione. Ciò mette ulteriormente in luce l’assenza di un simile impegno in Piemonte e alimenta il pressing dei consorzi sull’amministrazione regionale.

Il peso economico e culturale del vino piemontese e le difficoltà attuali

Il comparto vitivinicolo piemontese si confronta con problemi strutturali che rischiano di mettere in discussione l’identità stessa di un territorio profondamente legato alla cultura del vino. Dietro le cifre enormi e il valore commerciale, ci sono migliaia di imprese familiari e artigiane che da generazioni hanno sviluppato know-how e tradizioni uniche.

Il blocco di 100mila ettolitri di mosto significa, in termini concreti, una perdita di risorse e di opportunità per l’intera regione. La crisi pesa sulle famiglie che lavorano la terra, sui dipendenti delle aziende, sulla rete di distribuzione e vendita e sulle occasioni di promozione di un prodotto che rappresenta una delle punte di diamante piemontesi a livello internazionale. Il mancato intervento politico rischia di amplificare il disagio e di compromettere future stagioni produttive.

Il confronto acceso tra i Consorzi di Asti e Barbera e l’assessore Bongioanni è solo un episodio di una crisi più ampia. Il mondo del vino piemontese aspetta misure che diano ossigeno e possibilità di continuità. Gli imprenditori hanno mostrato la loro disponibilità a collaborare, ma serve una risposta concreta per tutelare un patrimonio economico e culturale di primo piano.

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