Una nuova proposta degli Stati Uniti per sospendere le ostilità a Gaza e avviare il rilascio degli ostaggi incontra il rifiuto di Hamas. A riportarlo è un alto esponente del gruppo palestinese in un’intervista alla Bbc. La Casa Bianca aveva annunciato l’approvazione israeliana al piano mediato dall’inviato statunitense Steve Witkoff, in attesa di una risposta formale da parte di Hamas.
La proposta statunitense per la tregua e il rilascio degli ostaggi
Il piano presentato dall’inviato Steve Witkoff prevede un cessate il fuoco di 60 giorni nella striscia di Gaza, con l’obiettivo di facilitare trattative più ampie per porre fine al conflitto. Durante questa pausa, il rilascio di ostaggi avverrebbe in due tranche, ciascuna entro una settimana dall’altra, per un totale di 10 detenuti. Sono previsti inoltre scambi di salme: Hamas dovrebbe consegnare i corpi di 18 ostaggi ancora in suo possesso, mentre Israele restituirebbe i resti di 180 palestinesi.
Scarcerazioni e aiuti umanitari nel piano
Un altro elemento chiave del piano concerne la scarcerazione di 125 palestinesi condannati all’ergastolo e di 1.111 residenti di Gaza arrestati dopo l’attacco del 7 ottobre. La distribuzione degli aiuti umanitari verrebbe ripristinata sotto il controllo dell’Onu e di enti internazionali, mentre l’esercito israeliano dovrebbe tornare alle posizioni precedenti all’offensiva avviata a marzo.
Leggi anche:
Le critiche di hamas e la delusione verso la proposta
Secondo un funzionario di Hamas, la proposta non soddisfa le richieste essenziali della fazione. La delusione del gruppo, riportata anche da Axios, deriva dal fatto che il piano appare squilibrato a favore di Israele rispetto alle precedenti intese. In particolare manca una garanzia concreta da parte americana per trasformare il cessate il fuoco temporaneo in una tregua definitiva.
Hamas contesta poi l’assenza di un impegno chiaro che mantenga il cessate il fuoco anche nel caso in cui i negoziati si prolungassero oltre i 60 giorni previsti. Si teme che Israele possa violare unilateralmente la tregua come accaduto nel marzo scorso, interrompendo nuovamente le trattative e causando un’escalation.
Il contesto delle trattative e l’attesa di una risposta ufficiale
La vicenda si inserisce in un clima di tensione crescente, dove la comunità internazionale cerca di evitare un allargamento del conflitto. Israele aveva già dato il via libera al piano di Witkoff, mantenendo l’attesa per un riscontro formale da Hamas. Tale risposta al momento resta incerta, con il gruppo palestinese che annuncia una posizione critica e un’attesa prima di fornire un’esposizione definitiva.
Pause dalle ostilità e rilascio ostaggi
Il cessate il fuoco temporaneo proposto rappresenta comunque un tentativo di mettere in pausa le ostilità più sanguinose e di creare uno spazio per negoziati più strutturati. La gestione degli ostaggi rimane un nodo centrale, vista la delicatezza del rilascio e il significativo numero di detenuti coinvolti su entrambe le sponde.
Gli aspetti militari e umanitari del piano di cessate il fuoco
Parte integrante della proposta è il ritorno delle forze israeliane alle posizioni precedenti all’offensiva lanciata a marzo, una condizione che potrebbe ridurre la tensione sul terreno. Le organizzazioni internazionali sarebbero incaricate di coordinare la consegna degli aiuti umanitari, un elemento fondamentale per la popolazione di Gaza colpita dalla guerra.
Il rilascio degli ostaggi è indicato come una priorità, con scadenze precise e modalità che prevedono rilasci progressivi. Le scarcerazioni di palestinesi detenuti in Israele rappresentano un punto delicato nei negoziati, con numeri significativi che indicano un possibile passo verso una distensione, sempre però legato alla volontà delle parti in causa.
L’eventuale tregua di due mesi, se rispettata, potrebbe contribuire a un alleggerimento delle sofferenze civili e a un rallentamento delle azioni militari, nonostante le perplessità sulla sua durata e sulla possibilità che venga rispettata in modo integrale. La proposta resta dunque al centro del confronto tra Hamas, Israele e la mediazione americana.