Guy Ritchie e fountain of youth, una nuova avventura senza slancio nel cinema d’avventura

Guy Ritchie e fountain of youth, una nuova avventura senza slancio nel cinema d’avventura

Il cinema d’avventura fatica a rinnovarsi: il film Fountain of youth di Guy Ritchie, con John Krasinski e Natalie Portman, propone un viaggio globale tra cliché e azione prevedibile senza emozioni nuove.
Guy Ritchie E Fountain Of Yout Guy Ritchie E Fountain Of Yout
"Fountain of Youth" di Guy Ritchie è un film d'avventura globale che, nonostante un cast di qualità, si perde in una sceneggiatura prevedibile e poco originale, offrendo un'esperienza poco coinvolgente e senza innovazione nel genere. - Gaeta.it

Il cinema d’avventura sembra attraversare una fase difficile, tra esempi che deludono e poche novità davvero significative. Nel 2023, l’atteso Indiana Jones e il quadrante del destino ha raccolto critiche e risultati deludenti, lasciando gli appassionati con poche certezze. Il film fountain of youth – l’eterna giovinezza, diretto da Guy Ritchie e distribuito in esclusiva su AppleTv+, ha raccolto l’eredità del genere con un cast di rilievo e un’ambientazione globale, ma non è riuscito a rinvigorire un filone che fatica a ritrovare la sua forza.

Un’avventura mondiale alla ricerca dell’eterna giovinezza

Il racconto si concentra su Luke Purdue, interpretato da John Krasinski, un avventuriero che gira il mondo per scovare reliquie antiche. Con lui c’è la sorella Charlotte, curatrice museale impegnata in un divorzio complicato con prove di affido in corso. I due si uniscono a una missione che promette un ritorno straordinario: trovare la leggendaria fontana dell’eterna giovinezza, capace di guarire ogni male.

La spedizione è finanziata da Owen Carver, un miliardario malato terminale in cerca di una cura miracolosa. Non manca la tensione, perché il mistero della fontana attira figure sinistre. Tra queste, Esme, una donna coinvolta in una rete segreta di assassini dediti a mantenere il segreto della fonte, e Abbas, ispettore dell’Interpol che segue piste che si intrecciano con l’impresa. Da Bangkok all’Egitto, i Purdue affrontano rischi, imprevisti e scelte difficili, mentre scoprono di non potersi fidare di nessuno intorno a loro.

Dinamiche previste e scene d’azione tra luoghi comuni

Il film apre con un prologo movimentato: Luke, inseguito in una fuga tra mercati e strade di Bangkok, si lancia su due moto con azioni frenetiche. Questo segna il tono generale, che punta a portare il pubblico dentro situazioni al limite, spesso superate grazie a colpi di fortuna inverosimili. Le trappole e gli ostacoli sembrano prefabbricati, e i protagonisti riescono a cavarsela proprio all’ultimo istante, seguendo uno schema già noto.

L’ambientazione finale si sposta in Egitto, tra le celebri piramidi di Giza e passaggi nascosti che dovrebbero aggiungere mistero e fascino. Peccato che questi elementi vengano usati in modo scontato. Gli enigmi che si presentano alla squadra di avventurieri vengono risolti da un bambino quasi per caso, mentre i personaggi secondari hanno ruoli limitati a salvaguardare i protagonisti da difficoltà narrative. Tutto questo assetto dà vita a una trama che si avvita su cliché e colpi di scena prevedibili, senza far emergere qualcosa di memorabile o originale.

Un cast di qualità sprecato in una sceneggiatura debole

La presenza di attori noti come John Krasinski, Natalie Portman, Eiza González, Domhnall Gleeson e Stanley Tucci aveva creato aspettative elevate. Le loro performance, però, non riescono a sollevare una sceneggiatura che fatica a mantenere coesione e tensione. Gli intrecci familiari, i tradimenti e le alleanze sembrano forzati, costruiti più per seguire formule collaudate che per sostenere una narrazione fresca.

Guy Ritchie porta in scena un ritmo vivace e alcune gag tipiche del suo stile, talvolta divertenti, ma senza mai spingere davvero oltre. La confezione del film appare anonima, con paesaggi internazionali che si susseguono senza riuscire a far risaltare il senso del viaggio. L’idea di un’avventura globale resta confinata a una superficie superficiale, dove nemmeno i momenti di tensione riescono a catturare il pubblico fino in fondo.

Un tentativo senza anima nel panorama del cinema d’avventura attuale

Fountain of youth cerca di far rivivere suggestioni dei grandi classici del genere, mescolando elementi alla Indiana Jones e caratteristiche tipiche dei thriller alla Dan Brown. Questo mix, però, non trova una sintesi efficace, lasciando un prodotto che si guarda con distacco e si dimentica presto.

Il destino sempre favorevole ai protagonisti, le dinamiche già viste più volte e un cast ben scelto ma poco valorizzato lasciano un senso di occasione sprecata. Il film si presta a intrattenere in una serata senza pretese, ma non regala quell’emozione o quella novità che servirebbe per rilanciare un genere in crisi. L’avventura rimane soprattutto una formula, utilizzata senza quel tocco capace di sorprendere o coinvolgere davvero.

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