Guerra commerciale Usa, dazi e tensioni con la cina tra crolli di mercati e negoziati in corso

Guerra commerciale Usa, dazi e tensioni con la cina tra crolli di mercati e negoziati in corso

La crisi dei dazi Usa, avviata da Donald Trump, provoca tensioni tra Stati Uniti, Unione europea e Cina, con impatti su mercati globali, deficit commerciale e nuove strategie di commercio internazionale.
Guerra Commerciale Usa2C Dazi E Guerra Commerciale Usa2C Dazi E
L'articolo analizza le tensioni commerciali globali causate dai dazi USA introdotti nel 2025, evidenziando l'impatto economico negativo, le reazioni di Unione Europea e Cina, e le incertezze sui futuri negoziati internazionali. - Gaeta.it

La crisi sui dazi introdotti dagli Stati Uniti continua a dominare la scena economica e diplomatica globale, cinque settimane dopo l’avvio ufficiale il 2 aprile. Mentre il presidente Donald Trump apre a una possibile revisione della strategia, i mercati soffrono le ripercussioni e l’Unione europea cerca una via tra la fermezza e la trattativa. Il confronto tra Washington, Pechino e Bruxelles resta al centro dell’attenzione, con incontri chiave e tensioni sempre più forti che caratterizzano questa fase delicata.

Le conseguenze economiche del protezionismo usa dopo l’introduzione dei dazi

Il primo trimestre del 2025 ha mostrato segnali preoccupanti per l’economia statunitense con una contrazione dello 0,3% del Pil, rispetto al +2,4% degli ultimi mesi del 2024. A influire su questo risultato è stato in parte l’aumento del deficit commerciale, che a marzo ha toccato un nuovo record storico, pari a 140,5 miliardi di dollari. Questi dati diffusi dal Bureau of Economic Analysis mettono in luce un forte squilibrio tra importazioni ed esportazioni, con il deficit sui beni salito a 163,5 miliardi, mentre il surplus nei servizi è sceso a 23 miliardi.

La frenata del commercio con la Cina è particolarmente evidente, registrando il livello più basso degli ultimi cinque anni. Al contrario, le importazioni da altri partner come Messico e India hanno raggiunto picchi mai visti, spinti dalla corsa degli operatori a evitare i nuovi dazi. Questo fenomeno ha aggravato lo squilibrio commerciale, con un incremento delle tensioni internazionali. Le tariffe imposte da Washington, tra cui quelle sull’acciaio, alluminio e automobili, continuano a pesare sulle catene produttive globali, mettendo in difficoltà aziende e investitori.

La politica commerciale di trump e la fase di incertezza sui dazi

L’avvio della nuova strategia protezionista è datato febbraio 2025, con l’introduzione di dazi del 25% su importazioni da Canada e Messico, una misura sospesa e poi reintegrata a marzo. Il 2 aprile, durante un evento mediatico, Trump ha annunciato dazi reciproci tra il 10% e il 50% verso 180 Paesi, mirando a punire chi genera un disavanzo commerciale con gli Usa. Tra i più colpiti l’Unione europea, soggetta a tariffe del 20%, considerate però discutibili perché l’Ue impone tariffe fino al 39% su prodotti americani; un confronto complesso che coinvolge anche Vietnam e Cina.

Le reazioni sul mercato non si sono fatte attendere. Wall Street ha subito varie oscillazioni. A farsi sentire sono stati anche i grandi manager delle principali aziende americane. Per esempio, Jamie Dimon, ceo di Jp Morgan, e Larry Fink di BlackRock hanno chiesto a più riprese un ridimensionamento delle misure, pur tra profitti legati a operazioni finanziarie generate proprio dallo scossone dazi. Allo stesso tempo, il ministro del Tesoro Scott Bessent si è mosso per cercare di far cambiare rotta all’amministrazione, recandosi nel weekend a Mar-a-Lago per un confronto diretto con Trump.

La reazione dei mercati e le mosse di trump nel primo mese dopo il lancio dei dazi

I mercati azionari hanno attraversato un periodo particolarmente instabile. Il 9 aprile, con segni evidenti di cedimento dei mercati, Trump ha pubblicato un post sul social Truth invitando a comprare azioni. Nello stesso giorno, ha deciso di sospendere per 90 giorni i dazi reciproci, riducendoli al 10% tranne che per la Cina, verso cui è stato aumentato fino al 125%. La decisione ha fatto impennare il Dow Jones del 7,9% e il Nasdaq del 12,2%.

Non sono mancate accuse dall’opposizione e dalle autorità: alcuni parlamentari democratici hanno sollevato il sospetto di manipolazione dei mercati e insider trading. Un video diffuso sui social ha mostrato Trump parlare di “guadagni miliardari legati alle operazioni di società di brokeraggio come Charles Schwab”. Le tensioni interne crescono insieme alle incognite sull’evoluzione della strategia Usa.

La risposta europea e le nuove rotte commerciali verso est

L’Unione europea si è trovata coinvolta direttamente nelle tensioni. Dopo aver annunciato ritorsioni su beni importati dagli Usa per 26 miliardi, la cifra è salita rapidamente fino a 100 miliardi di dollari in seguito ai tentativi di mediazione falliti dal commissario al Commercio MaroÅ¡ Å efcovic, che ha incontrato a più riprese i responsabili americani. Bruxelles continua a condannare le tariffe statunitensi, definendole “ingiustificate e dannose per i rapporti commerciali”.

Per questo motivo l’Ue ha deciso di guardare a est, cercando accordi con India, Indonesia e Corea del Sud con l’obiettivo di limitare la dipendenza dal mercato statunitense. La presidente Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Antonio Costa hanno visitato Samarcanda per esplorare opportunità nel centro dell’Asia. Anche il Regno Unito e l’India hanno firmato un accordo commerciale ritenuto di rilievo. Questa strategia segna un tentativo di diversificare i canali commerciali in un contesto di crescente instabilità.

La situazione sul fronte cinese e le prospettive dei negoziati usa-cina

Sul fronte degli Stati Uniti e della Cina, le tensioni rimangono ai massimi livelli. Gli Usa hanno applicato tariffe fino al 145% su alcuni prodotti, ma per alcuni settori, come smartphone e prodotti elettronici, sono state concesse esenzioni temporanee dopo pressioni da parte di alcune aziende, tra cui Apple. Pechino ha risposto con dazi del 125%, controlli sulle esportazioni di terre rare essenziali per molte industrie e ha bloccato i flussi turistici verso gli Stati Uniti.

Nonostante la contrapposizione, Trump ha affermato che la Cina vorrebbe riprendere i contatti e che sono previsti incontri al momento opportuno. L’accordo, ha detto, dovrà essere “equo per entrambe le parti”. Al momento però i negoziati appaiono fermi, senza passi avanti significativi. Il clima resta carico di incertezza, con i mercati e gli operatori economici in attesa di sviluppi concreti.

Change privacy settings
×