La fecondazione assistita per le donne over 40 si arricchisce di un’opzione meno invasiva che ascolta meglio il corpo femminile. Un nuovo metodo chiamato ciclo naturale modificato permette di ridurre l’uso massiccio di ormoni, mantenendo le stesse possibilità di successo del ciclo artificiale. I risultati emergono da una ricerca internazionale presentata quest’anno al congresso Eshre 2025 di Parigi, che coinvolge oltre sedicimila donne tra i 40 e i 49 anni.
Cosa è il ciclo naturale modificato e perché interessa le donne over 40
Il ciclo naturale modificato è una tecnica che si prende cura dell’ovulazione rispettando i ritmi naturali del corpo, limitando l’uso di farmaci rispetto alle procedure classiche di fecondazione assistita. Durante il trattamento, l’ovulazione spontanea viene monitorata e supportata con un’iniezione di hCG che aiuta a sincronizzare il rilascio dell’ovulo. Per preparare l’ambiente uterino all’impianto, si somministra progesterone in dosi basse, mentre i controlli ecografici e ormonali guidano l’intero processo.
Vantaggi fisiologici e pratici
Questa procedura evita l’assunzione prolungata di estrogeni e progesterone che caratterizza il ciclo artificiale classico, spesso percepito dalle pazienti come un carico pesante per il corpo. Il ciclo naturale modificato permette così di affrontare la fecondazione assistita con più serenità, specie per le donne con età superiore ai 40 anni, un gruppo che tradizionalmente incontrava difficoltà maggiori e rischi elevati di aborto.
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I dati dello studio multicentrico: risultati e confronto con il ciclo artificiale
Il gruppo di ricerca guidato da Pietro Molinaro, con la collaborazione di specialisti italiani e spagnoli, ha analizzato oltre 26mila trasferimenti di blastocisti da 16.579 donne di età compresa tra 40 e 49 anni. Il confronto tra ciclo naturale modificato e ciclo artificiale si è concentrato su tassi di nascita viva e incidenza di aborto spontaneo. I dati mostrano come le probabilità di successo restino pressoché equivalenti: 40,2% per il ciclo naturale modificato contro il 41% del ciclo farmacologico classico.
Riduzione degli aborti spontanei
Il vantaggio più significativo riguarda però la riduzione degli aborti spontanei, che scendono all’11,8% nel ciclo naturale modificato contro il 17,4% del protocollo artificiale. Questa diminuzione ha un impatto importante soprattutto in donne più mature, per cui ogni gravidanza persa pesa sul piano fisico ed emotivo. Lo studio ha escluso casi con patologie uterine gravi o squilibri ormonali, concentrandosi su donne con ciclo regolare, e ha utilizzato tecniche statistiche per minimizzare l’effetto di variabili come età, qualità degli embrioni o fattori legati al partner.
Perché il ciclo naturale modificato riduce rischi e migliorare la fisiologia della gravidanza
La scoperta di fondo riguarda il ruolo del corpo luteo, la struttura ovarica responsabile della produzione degli ormoni necessari per sostenere l’inizio della gravidanza in modo naturale. Nel ciclo artificiale la mancanza di corpo luteo espone la gestante a rischi maggiori di complicazioni come ipertensione o preeclampsia, che influenzano fortemente l’andamento della gestazione.
La tecnica mNC-ET permette di mantenere almeno parzialmente i meccanismi fisiologici corporei, favorendo un migliore ambiente endometriale e una sincronizzazione più naturale tra utero ed embrione. Questo aspetto riduce anche gli episodi di aborto spontaneo e le complicanze ostetriche, portando benefici clinici ma anche un sollievo psicologico importante.
Impatti pratici della nuova tecnica per le donne e i centri di procreazione assistita
Dal punto di vista della paziente, il ciclo naturale modificato richiede meno farmaci e interventi. Molte donne segnalano infatti un’esperienza meno stressante e più in sintonia con il proprio corpo. Questo aspetto non è secondario, perché riduce l’ansia e favorisce un approccio più sereno al percorso di fecondazione assistita.
Per i centri che si occupano di procreazione medicalmente assistita, introdurre protocolli del genere può abbattere costi legati a complicazioni ostetriche e ricoveri, con vantaggi rilevanti sul piano sanitario. I medici possono anche personalizzare di più i trattamenti, selezionando il tipo di ciclo in base alle caratteristiche specifiche di ogni donna, senza escludere chi ha superato i 40 anni dal beneficio di opzioni meno pesanti.
Progetti futuri e prospettive
Il gruppo Ivi conta di proseguire con studi più ampi, per capire a fondo l’impatto su nascite e salute dei neonati a lungo termine. Intanto questa ricerca modifica il modo di pensare la fertilità dopo i 40, aprendo nuove strade per molte donne che vogliono diventare madri rispettando la naturalezza del loro corpo.