Grave crisi alimentare a Gaza: oltre mezzo milione di persone a rischio carestia per aiuti limitati

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Crisi alimentare a Gaza, mezzo milione in pericolo per mancanza di aiuti. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

27 Agosto 2025

La Striscia di Gaza affronta una grave emergenza alimentare causata da consegne di aiuti umanitari fortemente ridotte e interrotte. Più di mezzo milione di persone sono esposte a fame e morte, con la previsione che entro settembre questo numero supererà i 640.000. La carestia si inserisce in un contesto segnato da un sistema sanitario indebolito, condizioni igieniche precarie e una diffusa carenza di rifugi adeguati. La questione è stata al centro di un intervento alle Nazioni Unite, mentre Israele respinge le accuse e contesta i dati forniti dai monitor internazionali.

La carestia a Gaza, tra aiuti compromessi e condizioni di vita difficili

Da oltre ventidue mesi, gli aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza subiscono limitazioni e interruzioni che hanno aggravato l’accesso al cibo. Secondo Joyce Msuya, assistente del segretario generale dell’ONU per gli affari umanitari, questa situazione ha generato una carestia senza precedenti nell’area. Attualmente più di 500.000 persone vivono in condizioni di grave privazione alimentare, con la previsione che entro fine settembre questa cifra possa superare i 640.000, quasi un terzo della popolazione locale.

La crisi alimentare è aggravata da un sistema sanitario indebolito da mesi di conflitto e carenza di materiali essenziali. L’insicurezza idrica e le condizioni igienico-sanitarie insufficienti impediscono di mantenere standard minimi per prevenire malattie legate alla malnutrizione. Inoltre, la scarsità di ripari sicuri costringe migliaia di persone a vivere in situazioni precarie, esposte a ulteriori rischi per salute e sicurezza.

L’Integrated Food Security Phase Classification , partner dell’ONU nel monitoraggio della fame, ha definito questa crisi la più grave mai registrata nella Striscia di Gaza. Tra i più vulnerabili ci sono 132.000 bambini sotto i cinque anni, a rischio di malnutrizione grave. La situazione si presenta quindi come una crisi complessa che richiede un intervento urgente per evitare ulteriori vittime.

L’appello delle Nazioni Unite per sbloccare gli aiuti e affrontare la crisi

Durante la seduta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 27 agosto, Joyce Msuya ha denunciato la situazione a Gaza. L’ONU ha ufficializzato la dichiarazione di carestia, sottolineando che l’uso della fame come strumento di pressione configura un crimine di guerra secondo il diritto internazionale.

Msuya ha evidenziato che quasi tutta la popolazione della Striscia è esposta al rischio di fame e privazioni. Le agenzie umanitarie segnalano che la limitazione e il blocco degli aiuti compromettono non solo la disponibilità di cibo, ma anche l’accesso all’assistenza medica di base e a condizioni sanitarie adeguate.

L’ONU chiede la rimozione immediata di questi ostacoli e maggiori garanzie per il passaggio degli aiuti essenziali. Il peggioramento della situazione alimentare è monitorato dall’Ipc, che pubblica dati e rapporti sul deterioramento delle condizioni di vita della popolazione civile.

Questa emergenza si inserisce in un conflitto prolungato che rende più difficile fornire supporto e protezione alla popolazione intrappolata nella Striscia di Gaza. La comunità internazionale è chiamata a garantire che gli aiuti raggiungano chi ne ha bisogno senza ulteriori ritardi o impedimenti.

La risposta di Israele e la disputa sui dati sulla carestia

Il governo israeliano ha respinto le accuse relative alla carestia a Gaza. Eden Bar Tal, direttore generale del ministero degli Esteri israeliano, ha chiesto all’Integrated Food Security Phase Classification Initiative di ritrattare il documento che certifica la presenza di carestia nella Striscia.

Bar Tal ha definito l’organismo di monitoraggio “politicizzato”, accusandolo di avere legami con gruppi che Israele considera “malvagi” e ha invitato l’Ipc a ritirare l’accusa, ritenuta frutto di cattiva condotta nella preparazione del rapporto. Se la richiesta non sarà accolta rapidamente, Israele intende presentare prove a sostegno della propria posizione davanti ai donatori dell’organizzazione.

Questa posizione si inserisce nel contesto del conflitto armato in corso, con l’esercito israeliano che prosegue le operazioni militari a Gaza, aggravando la situazione civile. Gli scontri hanno causato numerose vittime tra i civili, riflettendo la tensione tra le esigenze di sicurezza di Israele e la crisi umanitaria nella Striscia.

Tra i partner dell’Ipc figura anche l’Unione Europea, elemento che aggiunge un ulteriore livello alla disputa sulla credibilità e trasparenza delle informazioni diffuse. Il confronto sui dati si intreccia con le dinamiche internazionali e le pressioni politiche legate al conflitto, influenzando le possibili risposte della comunità globale.

In questo scenario, la situazione a Gaza resta estremamente fragile, con le organizzazioni umanitarie che continuano a segnalare l’urgenza di interventi per contenere una crisi che rischia di trasformarsi in tragedia su larga scala.