La questione dello smaltimento dei rifiuti radioattivi in Italia entra in una nuova fase. Il governo ha confermato l’intenzione di procedere con la realizzazione del deposito nazionale, prevista per essere pronta tra qualche anno. Si tratta di un progetto complesso che coinvolge diversi enti e passa attraverso un lungo iter burocratico e tecnico, segnato da difficoltà di carattere locale e politico. La gestione dei rifiuti nucleari riguarda la sicurezza energetica, ambientale e civile, e si intreccia con la ricerca di aree idonee sul territorio per ospitare impianti strategici.
Tempi e fasi previste per la realizzazione del deposito nazionale
Nel corso di un’audizione presso la Camera dei deputati, tenutasi nelle commissioni VIII e X, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha delineato le tappe principali per la realizzazione del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Le stime aggiornate fornite dalla società pubblica Sogin indicano come possibile data di rilascio del provvedimento di autorizzazione unica il 2029. La messa in esercizio vera e propria del deposito, invece, è prevista per il 2039.
Il deposito, insieme al Parco tecnologico annesso, sarà gestito da Sogin, la società incaricata anche della dismissione e della messa in sicurezza dei siti nucleari dismessi in Italia. Pichetto Fratin ha spiegato che nonostante le ripetute sollecitazioni, non si è finora registrata alcuna autocandidatura volontaria per ospitare il deposito sul territorio nazionale.
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Queste tempistiche si basano su un processo di valutazione particolarmente rigoroso e complesso, che coinvolge diversi livelli istituzionali e tecnici. Il ritardo complessivo rispecchia la delicatezza del tema e l’impatto sul territorio, oltre alle necessarie procedure amministrative e ambientali che richiedono anni per essere completate. La data del 2039 indica un orizzonte di lungo termine per la messa in sicurezza definitiva dei rifiuti radioattivi prodotti nel Paese.
Iter burocratico e coinvolgimento istituzionale per la scelta delle aree
Dalla relazione del ministro emerge il quadro del percorso fin qui seguito. Dopo aver constatato l’assenza di manifestazioni spontanee da parte di regioni o altri enti per ospitare il deposito, è partita la procedura di Valutazione Ambientale Strategica sulla mappa delle aree candidate, nota come proposta di Cnai. Questa procedura è in corso, coinvolge diversi organi e punta a individuare zone idonee per la realizzazione del deposito e del Parco tecnologico.
Se non si arriverà a un accordo sulle aree attraverso manifestazioni spontanee, si prevedono passaggi successivi con l’attivazione di Comitati interistituzionali misti Stato-Regioni. Questi comitati hanno la funzione di stimolare la collaborazione e ottenere un’intesa tramite la Conferenza Unificata, che coinvolge Stato, regioni e enti locali.
Stato attuale dei siti radioattivi e gestione dei rifiuti sul territorio
Il ministro ha inoltre descritto i siti attualmente dislocati in Italia dove sono presenti rifiuti radioattivi o materiali nucleari. Almeno sette categorie di strutture ospitano questi materiali, dove prosegue la gestione in sicurezza. Ci sono quattro ex centrali nucleari in fase di decommissioning, gestite da Sogin, e altri quattro impianti del ciclo del combustibile che stanno seguendo lo stesso percorso, sotto supervisione di Enea e Sogin.
Sono presenti poi sette centri di ricerca nucleare come ad esempio EnEA Casaccia, il Centro Comune di Ricerca di Ispra o il Centro studi nucleari Enrico Fermi di Milano, oltre a centri dedicati al servizio integrato di smaltimento e alcune strutture militari come il deposito del Ministero della Difesa a Cisam.
Questi siti custodiscono combustibile esaurito, sorgenti dismesse e altri materiali destinati in futuro al deposito nazionale. Per ora i rifiuti vengono trattati e stoccati in depositi temporanei situati all’interno di ciascuna struttura, che richiedono continui controlli e manutenzioni per garantire la sicurezza e prevenire qualsiasi rischio ambientale o sanitario.
Manutenzione e sorveglianza dei depositi temporanei in attesa del deposito definitivo
I materiali radioattivi temporaneamente conservati necessitano di sorveglianza costante e interventi periodici di manutenzione delle strutture. Il ministro ha ricordato che i rifiuti trattati vengono condizionati e riposti nei depositi temporanei esclusivamente dedicati a ciascun sito. Questo sistema funge da soluzione temporanea in attesa del trasferimento nel deposito nazionale.
I depositi temporanei devono garantire protezione e sicurezza senza interruzioni, sia per la tutela dell’ambiente sia per salvaguardare la salute pubblica. Questi impianti sono monitorati costantemente e dotati di presidi per la sorveglianza continua, vista la permanenza prolungata dei materiali radioattivi.
Un capitolo particolare riguarda il combustibile esaurito prodotto dalle ex centrali nucleari italiane. La maggior parte di questo combustibile è stata inviata all’estero, soprattutto in Regno Unito e Francia, dove è stato sottoposto a riprocessamento secondo accordi bilaterali. Questa soluzione ha alleggerito la pressione sulle strutture nazionali ma pone nuovamente l’urgenza di un deposito interno sicuro per tutti i materiali, compresi quelli di nuova produzione.
L’attività di manutenzione e controllo continuerà fino a quando il deposito nazionale non sarà completato. La gestione di questi impianti richiede attenzione sistematica e capacità di rispondere rapidamente a qualsiasi situazione anomala, vista la pericolosità potenziale dei materiali sottoposti a stoccaggio.