Goffredo Fofi si è spento all’ospedale Cavalieri di Malta a Roma a 88 anni. Lo scorso 25 giugno aveva subito un’operazione al femore dopo una frattura. Figura centrale della cultura italiana, Fofi è stato saggista, critico teatrale e cinematografico, editore e animatore culturale. La sua voce, radicale e fuori dal coro, ha attraversato decenni, battendosi sempre per i più deboli e gli esclusi. Il suo percorso riflette un’intensa militanza culturale legata alla sinistra, spesso in posizione di dissenso.
La vita e gli inizi di goffredo fofi a gubbio e la sua formazione intellettuale
Nato a Gubbio il 15 aprile 1937, Fofi è cresciuto in un contesto che lo ha portato a sviluppare un’attenzione vigile verso le trasformazioni sociali e culturali italiane. Ha mantenuto sempre uno sguardo critico, rifiutando compromessi e schieramenti comodi. La sua attenzione si è concentrata sul rapporto tra arte e realtà sociale, un tema ricorrente nel suo lavoro. Fofi si è distinto per l’impegno civile e la curiosità intellettuale, non ha mai abbandonato la ricerca anche quando questa si è posta in contrasto con le strutture accademiche o i poteri consolidati.
Il suo lavoro di critico cinematografico si è caratterizzato per l’approccio originale e la capacità di cogliere, nelle opere analizzate, riflessi diretti di condizioni umane e sociali. Ha sostenuto registi e artisti prima che fossero riconosciuti dall’ambiente ufficiale, anticipando tendenze culturali e artistiche senza farsi trascinare dalle mode del momento.
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L’impegno nella cultura di opposizione degli anni sessanta e settanta
Negli anni Sessanta e Settanta, Fofi ha animato la cosiddetta “cultura di opposizione”. Ha cofondato e collaborato a riviste come Quaderni piacentini, Ombre rosse, Linea d’ombra e La terra vista dalla luna. Questi spazi critici hanno rappresentato punti di riferimento per la sinistra eterodossa, gruppi e movimenti che cercavano vie alternative al pensiero dominante. Le riviste hanno offerto analisi di movimenti sociali e culturali in fermento, cogliendo segnali nascosti e dando voce anche a provocazioni. In questi ambienti Fofi ha mantenuto una posizione critica e radicale, volendo riflettere sui processi in atto ma senza mai accettare compromessi ideologici o tattici.
Lo sviluppo di queste esperienze si è tradotto in una intensa attività editoriale, che ha reso quei periodici degli strumenti di confronto culturale e politica, capaci di coinvolgere lettori attenti ai cambiamenti di quegli anni. La sua collaborazione con altri intellettuali ha prodotto momenti di riflessione coerenti con la sua sensibilità e la critica all’oppressione di vario genere.
Il ruolo di goffredo fofi nella rivalutazione critica di totò e altri progetti editoriali
Fofi ha svolto un ruolo importante nel ridare centralità critica a figure del cinema trascurate. Tra questi Totò, attore emblematico non subito pienamente riconosciuto dalla critica. Seguendo lo spunto di Pier Paolo Pasolini, che coinvolse Totò nel film Uccellacci e uccellini, Fofi collaborò con Franca Faldini a un saggio pubblicato nel 1968, poi aggiornato più volte, dedicato all’attore partenopeo.
Il volume Totò. L’uomo e la maschera ha segnato una svolta nella percezione critica del comico, mettendo in luce la complessità del personaggio e la sua importanza nella storia del cinema italiano. Fofi aveva già curato in precedenza Il teatro di Totò , una raccolta che esplorava le radici teatrali del comico.
La direzione di ‘lo straniero’ e gli ultimi anni intensi di attività culturale
Questi lavori si inserivano in un percorso editoriale più ampio, in cui Fofi ha pubblicato testi teatrali, saggi letterari, e volumi di critica variegata, sempre mantenendo attenzione alle figure poco valorizzate. Nel 2008 ha fondato – insieme a Giulio Marcon – le Edizioni dell’Asino, con l’obiettivo di promuovere una cultura accessibile senza perdere di profondità. Questa casa editrice si è confermata un punto di riferimento per chi cercava letteratura critica fuori dai circuiti commerciali principali.
Negli ultimi decenni, Goffredo Fofi ha diretto la rivista Lo straniero, una testata critica indipendente nata per offrire uno spazio libero, lontano da pressioni editoriali o politiche. Questa esperienza si è affiancata alla collaborazione con vari giornali, dove Fofi ha continuato a scrivere di cinema, letteratura, politica e società. Ha mantenuto una posizione dalla parte dei marginali, occupandosi di chi resta ai margini della visibilità pubblica.
Fofi era conosciuto da chi lo frequentava come un uomo gentile e disponibile, ma anche netto nell’esprimere dissensi. Le sue battute erano spesso taglienti, ma sempre mosse da una profonda ricerca di giustizia, al di là delle appartenenze politiche. Non ha mai accettato di fare da portavoce per poteri o gruppi, preferendo restare ai margini per osservare meglio le storture della società.
La sua ultima fase è stata segnata da una produzione costante di scritti e dalla partecipazione attiva al dibattito culturale e politico, senza mai ridurre la complessità dei temi a slogan o facili verità. Nel suo percorso ha continuato a stimolare riflessioni, provocando una discussione sempre attuale su temi sociali e culturali cruciali per il Paese.