Gli Stati Uniti affermano di aver distrutto il programma nucleare iraniano: cosa dicono le intelligence e la Casa Bianca

Gli Stati Uniti affermano di aver distrutto il programma nucleare iraniano: cosa dicono le intelligence e la Casa Bianca

Donald Trump sostiene la completa distruzione dei siti nucleari iraniani dopo i raid Usa, ma intelligence americana e israeliana indicano solo un rallentamento del programma, mentre cresce lo scontro mediatico.
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Il presidente Trump sostiene la completa distruzione dei siti nucleari iraniani dopo raid Usa, ma le valutazioni dell’intelligence indicano solo un rallentamento del programma, alimentando tensioni e polemiche tra Casa Bianca, media e comunità internazionale. - Gaeta.it

La tensione internazionale si rialza con l’affermazione del presidente Donald Trump sull’efficacia degli ultimi raid Usa contro il programma nucleare iraniano. A poche ore dal vertice Nato all’Aja e dopo la nuova tregua mediorientale, il presidente insiste sul fatto che le strutture di Fordow, Natanz e Isfahan siano state cancellate del tutto. Ma la verità appare più complessa e sfumata, soprattutto alla luce dei report dell’intelligence che mettono in discussione la portata dell’operazione militare.

Le affermazioni di trump e il contesto del raid sui siti nucleari iraniani

Nella giornata precedente al summit Nato del 2025, Donald Trump ha rilasciato dichiarazioni molto nette sulla riuscita dei raid aerei condotti con bombardieri B-2 e missili Tomahawk contro le infrastrutture nucleari iraniane. Il presidente ha usato la parola “obliterato” per descrivere l’impatto dell’attacco sui centri di arricchimento dell’uranio, confermando che la produzione di armi nucleari in Iran è stata arrestata. Trump si è mostrato certo che l’Iran non possa più ricostruire il programma, affermando che i siti colpiti sono stati “demoliti” e non potranno più tornare operativi.

Il raid è avvenuto in un contesto di alta tensione regionale che ha visto un aumento degli scontri e delle minacce sulla sicurezza. Il governo Usa ha voluto dare un segnale di forza e capacità militare, informando la comunità internazionale con toni molto decisi. Il presidente ha elogiato anche i piloti dei bombardieri B-2, elencando la precisione dell’attacco “al buio, senza nemmeno la luce della luna” e sottolineando l’efficacia del colpo.

Nonostante queste dichiarazioni, il quadro dell’effettivo stato delle installazioni nucleari iraniane sembra avere altre sfumature, come mostrano le prime valutazioni non ufficiali dell’intelligence statunitense.

Le valutazioni dell’intelligence americana sulle conseguenze dei raid

Secondo alcune fonti dell’intelligence Usa, il raid aereo non ha completamente distrutto gli elementi essenziali del programma nucleare iraniano. L’analisi del Pentagono, riportata da testate come Cnn e Washington Post, sostiene che i danni inferti ai complessi di Fordow, Natanz e Isfahan hanno rallentato la capacità di Teheran di avanzare nella produzione, ma non l’hanno cancellata.

In particolare, il rapporto citato descrive come le centrifughe, componenti fondamentali delle attività di arricchimento dell’uranio, risultino in gran parte ancora operative. La maggior parte delle scorte di uranio arricchito sarebbe stata spostata dai siti prima del raid e rimane intatta. Questo dato indica che l’Iran ha potuto preservare una parte significativa del materiale e lasciato la strada aperta a una ripresa, probabilmente dopo alcuni mesi di rallentamento.

Le fonti interne alle agenzie militari americane precisano che questa valutazione proviene dal CentCom e da ulteriori analisi che continuano a monitorare il danno. Al momento, l’effetto principale è quello di un rallentamento temporaneo, con un possibile slittamento di qualche mese del programma nucleare iraniano. Anche documenti classificati suggeriscono che gli attacchi, pur significativi, non hanno bloccato completamente l’obiettivo strategico di Teheran.

La reazione della Casa Bianca e lo scontro con i media

La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha contestato fermamente la diffusione di queste valutazioni dell’intelligence, bollandole come “assolutamente sbagliate”. Secondo la sua versione, i dati trapelati sono frutto di fonti di basso livello e servono solo a “screditare il presidente Trump” e gli equipaggi militari coinvolti.

Il riferimento esplicito era all’articolo della Cnn che aveva anticipato le analisi degli esperti, facendo emergere una lettura più cauta rispetto all’affermazione di distruzione totale. Leavitt ha difeso a spada tratta i piloti che hanno compiuto la missione, rilanciando l’immagine di un colpo decisivo andato a segno.

Questo scontro tra Casa Bianca e apparato mediatico ha accentuato la divisione sull’efficacia reale del raid e alimenta un clima di polemica sui risultati concreti delle operazioni militari contro l’Iran.

Il punto di vista delle intelligence israeliane e la prudenza diplomatica alle Nazioni Unite

Allineata a un giudizio cauto c’è anche la prima valutazione ufficiale dell’intelligence israeliana, che ha confermato che gli attacchi Usa e israeliani hanno rallentato ma non annientato il programma nucleare iraniano. Secondo gli esperti di Tel Aviv, la linea temporale per lo sviluppo di un’arma nucleare da parte di Teheran potrebbe essere slittata di diversi anni, ma ogni ritorno di fiamma resta possibile.

Questo giudizio, riportato anche da testate israeliane come il Times of Israel, si colloca in una posizione di equilibrio che tiene conto sia del danno materiale sia della capacità iraniana di organizzare contromosse e ricostruzioni.

Anche nelle sedi diplomatiche internazionali, come il Consiglio di Sicurezza Onu, gli esponenti statunitensi adottano toni prudenti. L’inviata americana Dorothy Shea ha dichiarato che gli attacchi hanno mirato a ridurre la possibilità che l’Iran produca armi nucleari e che il loro scopo rientra nel diritto all’autodifesa collettiva. Ha sottolineato che la minaccia regionale è stata contenuta, ma non ha insistito sull’idea di una totale distruzione del programma.

Questo approccio riflette le difficoltà di un consenso internazionale sul dossier iraniano e il riconoscimento dei limiti dell’azione militare contro infrastrutture nucleari così protette e disperse.

Trump attacca la cnn e difende la portata dell’operazione militare

Il presidente Trump ha invece respinto ogni dubbio sull’efficacia del raid, rivolgendosi direttamente ai media. In particolare, ha definito la Cnn un network “perdente” e “spazzatura” per aver messo in discussione la riuscita dell’operazione. Trump ha difeso i piloti dei bombardieri B-2, evidenziando la precisione dell’attacco avvenuto nelle condizioni più difficili di visibilità.

Le sue critiche si focalizzano sulla diffusione di valutazioni diverse da quelle ufficiali, che secondo lui intendono minare il prestigio dell’Amministrazione e il morale delle forze armate impegnate. Il presidente ha insistito che i siti nucleari colpiti “sono stati demoliti” e “non potranno più essere ricostruiti”.

Questo scontro verbale sottolinea la dimensione politica e mediatica che si intreccia alle questioni di sicurezza nel delicato dossier iraniano, con una narrazione che resta molto divisa fra toni trionfalistici e giudizi cauti degli esperti.

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