La presenza di ombrelloni hawaiani fatti con rafia sintetica sta causando un problema ambientale silenzioso ma rilevante lungo le coste italiane. In molti stabilimenti balneari si usano questi ombrelloni realizzati con materiali plastici che, sottoposti all’usura del sole, vento e mare, rilasciano microfilamenti di plastica. Questi piccoli frammenti inquinano la sabbia e finiscono in mare, dove alterano gli habitat naturali e mettono a rischio la fauna marina.
L’inquinamento da microplastica causato dagli ombrelloni hawaiani
Gli ombrelloni hawaiani prodotti con rafia sintetica, poliammide e fibre derivate dalla viscosa sono diffusi in molte località balneari italiane. Questi materiali seccano e si sfibrano dopo mesi di esposizione agli agenti atmosferici. I residui, spesso invisibili a occhio nudo, si accumulano nella sabbia e vengono portati dalle onde verso la vegetazione marina. Il rilascio di questi microfilamenti crea una contaminazione difficile da contrastare, perché si mescolano ai sedimenti costieri e alle praterie di posidonia.
La plastica dispersa in mare viene spesso scambiata per cibo dalla fauna marina. Pesci, tartarughe e altre specie inghiottono questi frammenti, che possono bloccare il tratto digestivo o introdurre sostanze tossiche nell’organismo degli animali. Questa minaccia rischia di cambiare gli equilibri degli ecosistemi marini e ridurre la biodiversità. Il problema non è sempre evidente, dato che questi ombrelloni sembrano innocui ma al loro degrado si associa un impatto molto grave sulle spiagge.
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L’appello di plastic free onlus per eliminare gli ombrelloni in rafia sintetica
Plastic Free Onlus, associazione attiva dal 2019 nella lotta contro la plastica, ha messo sotto i riflettori questo problema. Luca De Gaetano, presidente dell’associazione, sottolinea come gli ombrelloni hawaiani rappresentino una minaccia invisibile. Secondo l’organizzazione, serve un intervento deciso dalle amministrazioni locali per vietare questi prodotti inquinanti. Plastic Free chiede l’adozione di ordinanze che obblighino i gestori degli stabilimenti a sostituire gli ombrelloni in rafia sintetica con alternative ecocompatibili.
L’iniziativa è supportata da una campagna di sensibilizzazione su social media e una petizione aperta agli italiani per raccogliere firme a favore del bando. L’obiettivo è coinvolgere cittadini e amministratori nella tutela delle coste e dei mari. L’associazione punta a spingere le istituzioni ad agire rapidamente, mettendo fine a un problema che ormai riguarda molte località di mare.
L’impegno di plastic free onlus nella difesa degli ambienti naturali
Plastic Free Onlus ha alle spalle una lunga serie di attività sul territorio. Dal 2019 ha organizzato oltre 8.200 eventi di raccolta rifiuti, coinvolgendo circa 260.000 volontari. Sono stati rimossi più di 4,5 milioni di chili di rifiuti da spiagge e fiumi in tutta Italia. Inoltre, l’associazione ha seguito la tutela delle tartarughe marine, salvandone oltre 230 esemplari di taglie medio-grandi e accompagnando la nascita di quasi 7.000 tartarughine.
Educazione e collaborazioni con enti locali
Il lavoro educativo nelle scuole ha portato a quasi 3.800 incontri con quasi 300.000 studenti, con l’intento di informare le nuove generazioni sui danni della plastica. La collaborazione con gli enti locali è intensa. Plastic Free ha firmato 482 protocolli d’intesa con comuni e istituzioni per promuovere comportamenti eco-compatibili e prevenire l’abbandono di rifiuti. Ad oggi 122 comuni hanno ricevuto il riconoscimento “Plastic Free” per le azioni concrete nella lotta agli inquinamenti.
L’associazione prosegue ora con un’attenzione puntata sugli ombrelloni hawaiani, segnalando questo rischio poco visibile ma concreto. Il lavoro di sensibilizzazione e pressione istituzionale punta a proteggere in modo efficace le spiagge italiane dalla plastica derivata da questi prodotti.