Il mercato statunitense dei giocattoli ha subito uno scossone a causa delle tensioni commerciali con la Cina, che hanno portato a dazi più elevati su molti prodotti importati. Mattel, tra le principali aziende americane del settore, ha dovuto rivedere le sue stime di vendita per quest’anno e ritoccare al rialzo i prezzi di alcuni giocattoli, comprese le famose bambole Barbie. Questo cambiamento potrebbe avere ripercussioni dirette sulle famiglie americane e sul modo in cui i giocattoli vengono prodotti e distribuiti.
L’incertezza sulle previsioni e l’impatto dei dazi
Mattel ha annunciato una sospensione temporanea nelle sue previsioni finanziarie per il 2025, un fatto insolito che riflette le incertezze legate all’aumento delle tariffe doganali imposte dalla politica commerciale degli Stati Uniti. Circa la metà dei ricavi globali di Mattel proviene dal mercato americano, e di questi, il 20% riguarda prodotti importati dalla Cina, dove si fabbricano molte delle sue bambole più popolari.
Il presidente e CEO di Mattel, Ynon Kreiz, ha descritto il contesto attuale come “molto volatile” e ha spiegato come la difficile situazione tariffaria renda complicato prevedere la risposta dei consumatori durante i prossimi mesi, con particolare attenzione alle festività natalizie, momento cruciale per le vendite di giocattoli. Da qui la decisione di sospendere le stime annuali per potersi adattare alle dinamiche in cambiamento.
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Strategie per i prezzi e margini in tensione
Questa incertezza pesa anche sulle strategie di prezzo. Per far fronte agli aumenti dei costi doganali, la società ha ritenuto indispensabile aumentare il prezzo di alcuni prodotti, con l’obiettivo di mantenere una certa redditività nonostante le pressioni sui margini.
La riduzione della dipendenza dalla produzione cinese
La Cina attualmente copre il 40% della produzione globale di Mattel. Di fronte ai dazi, l’azienda ha accelerato un piano per rimodellare la sua catena di approvvigionamento, diminuendo il numero di articoli realizzati in Cina e spostando parte della produzione in altri Paesi.
Un esempio concreto riguarda il gioco di carte Uno, che ora viene realizzato maggiormente in India. Contestualmente, i prodotti provenienti dalla Cina vengono reindirizzati verso mercati alternativi fuori dagli Stati Uniti. Questa diversificazione serve a mitigare i danni causati dai dazi continui.
Mattel importa anche giocattoli da Indonesia, Malesia e Thailandia, nazioni anch’esse coinvolte nelle dispute tariffarie. I dazi imposti a queste nazioni risultano per ora sospesi per 90 giorni, ma rimangono un elemento di rischio nel breve termine.
Un nuovo equilibrio per il colosso californiano
Questo cambiamento nella produzione indica un tentativo di adattamento industriale importante per un colosso californiano che da sempre si affida a fornitori asiatici e ora deve trovare nuovi equilibri per mantenere la propria competitività sul mercato americano.
Le preoccupazioni del settore e la dipendenza degli stati uniti dalla produzione estera
Il settore dei giocattoli negli Stati Uniti manifesta preoccupazione per la crescente serie di dazi imposti da Washington. Secondo i dati della Toy Association, l’80% di tutti i giocattoli venduti negli Stati Uniti proviene dalla Cina, una cifra che mostra la forte dipendenza del mercato americano da questa fonte. Questa situazione rende il settore vulnerabile agli aumenti tariffari e alle tensioni commerciali.
La pressione per eliminare o ridurre i dazi si fa sentire tra produttori e distributori, che vedono costi maggiori tradursi in prezzi più alti e minor domanda. Ciò si ripercuote sulle famiglie, soprattutto quelle con budget più contenuti, che potrebbero ridimensionare gli acquisti di giocattoli.
Non a caso, Mattel ha già annunciato il rialzo dei prezzi. Questo inevitabilmente colpisce il consumatore finale, in particolare durante il periodo natalizio, quando le vendite di giocattoli raggiungono il picco. La situazione crea un quadro complesso, in cui la possibilità di una lunga fase di dazi alti costringe il settore a ripensare l’intera filiera della produzione e distribuzione.
Sono mesi decisivi per capire come i produttori americani proveranno a superare questa sfida, bilanciando costi, domanda e necessità di adeguare la propria offerta a condizioni di mercato in rapido mutamento.