Gip di Pistoia definisce lucido e organizzato il killer di Denisa, indagini puntano a possibili complici

Gip di Pistoia definisce lucido e organizzato il killer di Denisa, indagini puntano a possibili complici

Il gip descrive il sospetto omicida di Denisa a Monsummano Terme come lucido e organizzato; trovate lame bruciate nel giardino e si ipotizza la presenza di complici per un delitto complesso.
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Indagini sull’omicidio di Denisa a Monsummano Terme rivelano un killer lucido e organizzato, con possibili complici, e la scoperta di lame bruciate nel giardino conferma la premeditazione del delitto. - Gaeta.it

Un nuovo sviluppo emerge dalle indagini sull’omicidio di Denisa a Monsummano Terme, dove il gip ha descritto il sospetto killer come “lucido e organizzato”. Gli inquirenti esaminano anche la possibilità di un complici, idea che si rafforza soprattutto osservando le difficoltà di portare a termine la scena del crimine da soli. Nel giardino della casa della vittima sono stati trovati resti di lame bruciate, elemento importante per ricostruire come si è svolto il delitto.

La descrizione del gip sul profilo del sospetto assassino

Il giudice per le indagini preliminari ha evidenziato che il presunto omicida ha agito in modo consapevole e pianificato. La “lucidità e organizzazione” sono due aspetti su cui si concentra il gip, in base alle prove raccolte e alla dinamica ricostruita finora. Tali caratteristiche emergono soprattutto nella modalità con cui è stato condotto il crimine e nelle azioni successive, che richiedono un controllo preciso degli eventi.

Un ritratto giuridico dettagliato

Questo ritratto giuridico si basa su elementi concreti, come l’assenza di tracce ematiche rilevanti nella scena del residence e la presenza di strumenti molto specifici. L’omicidio infatti non appare come un gesto d’istinto o di fretta, ma piuttosto come una procedura studiata nei dettagli per evitare evidenze immediate. La mano fredda del sospetto ha spinto a manipolare la scena in modo da complicare il lavoro degli investigatori.

Il gip ha anche evidenziato l’insistenza con cui il sospetto ha cercato di mantenere il controllo della situazione, probabilmente per conservare un certo vantaggio investigativo. Questa valutazione fa emergere un profilo di chi ha affrontato il delitto con cognizione completa delle conseguenze e dei rischi.

Indizi trovati nel giardino e il ruolo delle lame bruciate

Nel giardino dell’abitazione di Monsummano sono spuntate prove fondamentali per la ricostruzione del fatto. Sono state ritrovate lame bruciate, riconducibili a oggetti del tipo accetta o mannaia. Questo dettaglio si lega direttamente ai risultati dell’autopsia che conferma come Denisa sia stata decapitata con un colpo netto, probabilmente inferto proprio con uno strumento simile.

Il fatto che le lame siano state bruciate indica un tentativo di cancellare ogni traccia che potesse collegare al sospetto. Bruciare un’arma rappresenta un gesto che non lascia spazio all’improvvisazione, ma mostra come il killer abbia lavorato per eliminare gli elementi compromettenti. Gli stessi investigatori considerano questo scenario come una chiara volontà di occultare l’arma del delitto, confermando ancora una volta la consapevolezza del responsabile.

Una scelta strategica per depistare

Inoltre, la collocazione di queste lame bruciate nel giardino, piuttosto che all’interno dell’abitazione o del residence, fa pensare a una mossa calcolata per sviare le ricerche o per distanziare lo strumento dalla scena principale del crimine. Tutto ciò rafforza l’impressione di un omicidio preparato con cura.

Le difficoltà di compiere il delitto da soli e il sospetto di complici

Le autorità stanno lavorando anche all’ipotesi che il killer non abbia agito da solo. La complessità di tutte le azioni seguenti all’omicidio rende plausibile la presenza di uno o più complici. Muovere il corpo, spostare oggetti, occultare l’arma e cancellare le tracce richiede forza e coordinazione, difficili da gestire per un’unica persona senza lasciare indizi importanti.

Frumuzache, il sospettato principale, sostiene che il delitto si sia consumato nella stanza del residence della vittima, ma le analisi non riscontrano tracce ematiche significative in quel luogo. Questo particolare non torna rispetto alla sua versione e lascia aperta la porta a spiegazioni alternative da verificare.

Indizi che lasciano dubbi

Il sospetto di complicità nasce anche dai tempi e dai modi con cui sono state fatte le mosse successive all’omicidio. In effetti, per arrivare a bruciare le lame e spostare ripetutamente prove o corpi, serve più di una mano. Inoltre, coinvolgere altre persone complica ulteriormente i punti di vista ma può facilitare la costruzione del racconto investigativo.

La verifica di questo aspetto sarà essenziale per capire la dinamica reale dei fatti e per individuare eventuali complici ancora non individuati o riconosciuti. Gli inquirenti continuano a seguire tutte le piste, analizzando anche i contatti e gli spostamenti sospetti nei giorni precedenti e successivi alla tragedia.

Il caso di Denisa resta al centro delle investigazioni e le scoperte emerse finora permettono di delineare i contorni di un omicidio calcolato e complesso da mandare sotto silenzio. L’approfondimento delle prove sul campo e le testimonianze raccolte nei prossimi giorni potrebbero svelare nuovi elementi decisivi.

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