Il processo che vede coinvolto Giampiero Gualandi, ex comandante della Polizia Locale di Anzola Emilia, è ripreso a Bologna dopo la pausa estiva. L’uomo è accusato dell’omicidio volontario aggravato della collega Sofia Stefani, con cui aveva una relazione extraconiugale. Gualandi ha parlato davanti alla Corte d’Assise, riconoscendo alcune responsabilità ma negando di aver ucciso intenzionalmente la donna. Il caso ha suscitato interesse per gli aspetti personali e le prove emerse, tra cui un controverso “contratto di sottomissione sessuale”.
Gualandi si assume la colpa degli errori ma respinge l’accusa di omicidio volontario
Durante l’interrogatorio a Bologna, Giampiero Gualandi ha ammesso di aver commesso un errore accettando la relazione con Sofia Stefani, definendola sbagliata sotto vari punti di vista. Ha affermato che la responsabilità di quanto accaduto è sua, sottolineando di non essere riuscito a proteggerla, un peso che sente come genitore e compagno, anche considerando che Sofia era figlia unica. Ha ribadito di non aver voluto ucciderla e che l’omicidio non è stato intenzionale.
La sua deposizione si è svolta alla presenza dei suoi avvocati, Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli, rispondendo soprattutto alle domande della parte civile. Dopo l’interrogatorio della procuratrice aggiunta Lucia Russo, concluso a luglio, il processo prosegue approfondendo le contraddizioni e le nuove informazioni emerse.
Il “contratto di sottomissione sessuale” e i messaggi tra Gualandi e Stefani
Andrea Speranzoni, legale dei genitori di Sofia Stefani, ha richiamato l’attenzione su un documento emerso nella fase iniziale del processo, citato dalla procuratrice Lucia Russo: un contratto di sottomissione sessuale tra Gualandi e la vittima. Gualandi ha definito questo accordo come un “gioco” e ha spiegato di aver curato la redazione finale del testo, senza però ricordare se Sofia lo abbia firmato. Ha negato di aver visto il film “Cinquanta sfumature di grigio”, che avrebbe ispirato la passione della donna per certe dinamiche.
L’imputato ha raccontato di uno scambio frequente con Sofia di messaggi a contenuto sessuale, foto e link, legati proprio all’interesse della donna per quel film. Ha ricordato anche un episodio in cui Sofia aveva prenotato una stanza in un locale che riproduceva l’atmosfera del film, ma poi hanno rinunciato ad andarci. Questi elementi hanno portato a un’analisi più approfondita del rapporto tra i due, caratterizzato da momenti di complicità e tensione.
Ricostruzione Dell’omicidio: il colpo partito nell’ufficio di Anzola Emilia
La tragedia è avvenuta il 16 maggio 2024. Sofia Stefani è stata uccisa da un colpo di pistola esploso nell’ufficio del comando della Polizia Locale di Anzola Emilia, arma di ordinanza di Giampiero Gualandi. Le versioni su quanto accaduto divergono nettamente tra difesa e Procura. Secondo i legali di Gualandi, lo sparo è stato accidentale, partito durante una colluttazione tra i due. L’accusa invece sostiene che Gualandi ha premuto il grilletto volontariamente, aggravando il fatto con futili motivi e il legame affettivo con Sofia.
Le circostanze di quella giornata restano al centro del procedimento. Gli interrogatori e le prove raccolte mirano a chiarire la dinamica dell’evento e la reale intenzione dell’imputato nel momento in cui ha impugnato la pistola. Il caso continua a suscitare attenzione e discussioni sull’interpretazione delle testimonianze, dei messaggi e dell’analisi del luogo in cui è avvenuto l’omicidio.