Una nuova operazione della polizia di stato ha portato all’arresto di quattro persone, tra cui un boss che avrebbe continuato a dirigere il clan Camorra di Cava dé Tirreni direttamente dal carcere. Le accuse riguardano usura ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, coinvolgendo prestiti a tassi usurari e il controllo di piazze di spaccio nella frazione Santa Lucia. L’attività investigativa si è conclusa con la notifica di misure cautelari per gli indagati.
Il ruolo chiave di vincenzo zullo “o’ cavallar” nel clan camorra di cava dé tirreni
Vincenzo Zullo, noto come “o’ cavallar”, è l’elemento di vertice dell’omonimo clan camorristico di Cava dé Tirreni, in provincia di Salerno. Nonostante fosse già detenuto, secondo la polizia di stato ha continuato a gestire affari illeciti tramite un cellulare, mantenendo il controllo delle attività criminali del gruppo. Gli investigatori hanno accertato che, attraverso complici, dava ordini e riceveva denaro, facendo circolare risorse finanziarie frutto delle attività illecite.
Il mantenimento del potere anche in carcere evidenzia un sistema organizzato e radicato, dove la tecnologia diventa uno strumento per proseguire le attività criminali. Il coordinamento degli inquirenti è stato affidato all’ufficio guidato dal procuratore Giuseppe Borrelli, che ha seguito da vicino le indagini sull’operato del clan.
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Le accuse di usura e estorsione con modalità mafiose contro i quattro arrestati
Oltre a Vincenzo Zullo, gli altri arrestati sono Michele Memoli, già detenuto come Zullo, Gerardo Bartiromo e Vicenzo Pellegrino. Tutti e quattro sono accusati di aver imposto estorsioni ai danni di alcune vittime tra cui un commerciante locale. Le intimidazioni sarebbero collegate a un prestito usurario erogato alcuni anni fa, trasformandosi in un meccanismo di controllo e ricatto.
La gravità delle accuse è aggravata dall’uso di modalità mafiose: violenze, minacce e pressione costante che hanno messo sotto scacco gli imprenditori coinvolti. Non solo i commercianti, ma anche i gestori di una piazza di spaccio nella frazione Santa Lucia di Cava dé Tirreni sono finiti nel mirino dei criminali.
Le misure cautelari in carcere sottolineano come sette anni dopo l’azione iniziale le attività criminali del clan non si siano affatto interrotte.
Il contesto territoriale e le piazze di spaccio controllate dal clan camorra
La frazione Santa Lucia, a Cava dé Tirreni, rappresenta uno dei punti di riferimento per il clan per la gestione del mercato della droga. Le forze dell’ordine hanno collegato le attività di estorsione e usura proprio al controllo di questa zona e delle relative piazze di spaccio.
Il clan avrebbe usato i proventi ottenuti con i prestiti usurari e da attività illecite legate alla droga per rafforzare il proprio dominio sul territorio e sulle comunità locali. La pressione sulle vittime, in particolare commercianti e spacciatori, ha creato un clima di terrore che la polizia ha voluto spezzare con questa nuova ondata di arresti.
Le indagini sono il risultato di un lavoro meticoloso volto a scardinare le reti di comando che agiscono anche dietro le sbarre. L’attenzione rimane alta nella zona di Salerno e Cava dé Tirreni per evitare che queste dinamiche si ripetano in futuro.