Gabriele parpiglia e la sfida con gli attacchi di panico: un racconto sulla salute mentale in prima persona

Gabriele parpiglia e la sfida con gli attacchi di panico: un racconto sulla salute mentale in prima persona

Gabriele Parpiglia racconta a Napoli la sua esperienza con attacchi di panico e burnout, chiedendo alle istituzioni di dare priorità alla salute mentale attraverso un appello urgente e una testimonianza personale.
Gabriele Parpiglia E La Sfida Gabriele Parpiglia E La Sfida
Gabriele Parpiglia condivide la sua esperienza con attacchi di panico e burnout nel libro "Sotto attacco di panico", evidenziando l'importanza di riconoscere e mettere al centro della politica la salute mentale. - Gaeta.it

La salute mentale resta un tema spesso trascurato nelle agende politiche nonostante colpisca milioni di persone. Recentemente, il giornalista e scrittore Gabriele Parpiglia ha scelto di condividere la sua esperienza con gli attacchi di panico durante la presentazione a Napoli del suo ultimo libro. Il racconto, che attraversa momenti di difficoltà e rinascita, offre uno sguardo diretto e personale su una condizione difficile da comprendere. L’appello di Parpiglia è rivolto soprattutto alle istituzioni, affinché riconoscano l’urgenza di mettere la salute mentale al centro delle politiche pubbliche.

Gabriele parpiglia racconta la sua esperienza con gli attacchi di panico nel nuovo libro

Gabriele Parpiglia ha deciso di raccontare una realtà vissuta in prima persona, quella degli attacchi di panico che ha definito come un “nemico quieto” capace di mandare in crisi anche chi, come lui, lavora nel mondo della comunicazione. Durante l’evento a Napoli, ha presentato il volume intitolato Sotto attacco di panico – La mia storia, il mio burnout, la mia ripartenza, pubblicato da Mursia. Qui Parpiglia non offre un semplice manuale o una guida, ma una testimonianza diretta che riflette un cambiamento profondo nella sua vita.

La malattia invisibile ma debilitante

Nel libro emerge la fatica di convivere con una malattia “invisibile ma debilitante”, capace di stravolgere l’equilibrio quotidiano senza lasciar tracce esteriori evidenti. Parpiglia ha deciso di spiegare che quella battaglia contro il panico può coinvolgere chiunque. Racconta cosa accade quando una persona smette di inseguire approvazione esterna e desidera dirigere l’attenzione verso sé stessa, mostrando con uno stile che coniuga rigore e ironia il percorso verso una ripresa.

Appello alla politica per dare priorità alla salute mentale e testimonianza collettiva

Il giornalista ha lanciato un messaggio diretto alla politica, sottolineando la necessità di interventi urgenti in materia di salute mentale che troppo spesso restano marginali nel dibattito pubblico. Parpiglia ha espresso la speranza che l’esperienza personale diventi un’occasione di riflessione più ampia, dato che molte persone combattono quotidianamente attacchi di panico o burnout.

Ha ammesso che il suo racconto è anche un modo di collegarsi con chi vive situazioni simili. Sostiene che in fondo quella storia personale può farsi universale, poiché il disagio mentale colpisce un numero crescente di persone. Le sue parole vogliono sensibilizzare sul fatto che queste condizioni meritano attenzione, risorse e soprattutto un ascolto attivo da parte delle istituzioni e della società.

Una voce per chi soffre in silenzio

“Questa storia personale può diventare universale, perché troppe persone vivono in silenzio questa fatica”, ha dichiarato Parpiglia, sottolineando l’importanza di un approccio empatico e concreto.

La prefazione di anna rita verardo mette in luce il logorio silenzioso di una mente sempre in allerta

La prefazione del libro è affidata alla dottoressa Anna Rita Verardo, che ha incontrato Parpiglia alcuni anni prima e riconosce fin da subito i segni dello stress profondo che lo accompagnava. Racconta di quella sensazione di “frullatore”, un misto di vitalità intellettuale e difficoltà a fermarsi mai. Nonostante la brillantezza e il modo brillante di esprimersi, Verardo ha notato una tensione costante che tradiva uno stato di allerta prolungato.

Un particolare colpisce nel racconto: Parpiglia dormiva solo due o tre ore a notte e cominciava a soffrire di frequenti malattie proprio perché il corpo mandava segnali importanti che la mente, però, ignorava per mantenere il controllo. Questa condizione ha portato a una stanchezza cronica definita come un “logorio”, una specie di “faglia che si apre piano piano”. La testimonianza della dottoressa sottolinea il carattere progressivo di questa fatica mentale, capace di consumare anche le persone più forti senza che ci si renda subito conto.

Vita quotidiana e difficoltà invisibili: l’impatto degli attacchi di panico e del burnout

L’esperienza raccontata da Parpiglia evidenzia quanto sia complesso vivere con attacchi di panico e burnout, condizioni che spesso si manifestano in modo invisibile ma che limitano fortemente la qualità della vita. Chi soffre sente la pressione di dover nascondere il proprio stato per non apparire vulnerabile, anche nel lavoro o tra famigliari e amici.

Nel caso di Parpiglia, la molteplicità di impegni e la continua richiesta di attenzione da parte di colleghi o interlocutori non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Le responsabilità accumulate e la mancanza di pause hanno eroso le sue difese, fino al momento in cui la malattia è emersa con tutta la sua forza. Questo racconto dà risalto a un fenomeno che coinvolge molte persone in contesti lavorativi o sociali complessi, dove il ritmo imposto può superare le capacità individuali di recupero.

Riconoscere i segnali e agire tempestivamente

L’autore mette in guardia sulla necessità di riconoscere questi segnali come elementi da affrontare tempestivamente. La salute mentale, come quella fisica, richiede attenzione e rispetto, senza sottovalutazioni. Riconoscere i sintomi e agire per tempo può evitare situazioni di estrema sofferenza, come quella che Parpiglia ha voluto condividere nel suo libro, offrendo al lettore un’occasione di riflessione e confronto.

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