Il tribunale di Gorizia ha inflitto una pesante condanna a Fincantieri, uno dei maggiori cantieri navali italiani, riconoscendo la responsabilità della società per la morte di un operaio deceduto a causa di mesotelioma pleurico. Questo tumore, legato all’esposizione all’amianto, è stato causato dall’assenza di adeguate protezioni e misure di sicurezza nel cantiere di Monfalcone, dove l’uomo ha lavorato come saldatore per molti anni. La sentenza ordina il risarcimento di circa un milione di euro ai familiari, confermando un grave problema di sicurezza sul lavoro e salute pubblica legato a materiali contenenti fibre d’amianto.
Il tribunale di Gorizia individua Fincantieri unica responsabile per la morte di un operaio
Il procedimento giudiziario, conclusosi recentemente a Gorizia, ha accertato che Fincantieri non ha adottato misure idonee per proteggere i lavoratori dall’esposizione alle fibre di amianto. La perizia medico-legale ha stabilito un nesso diretto tra la patologia che ha colpito l’operaio e il contatto ripetuto con materiali contenenti amianto durante le attività di saldatura. Il tribunale ha sottolineato che Fincantieri non ha dimostrato di aver istituito procedure di sicurezza efficaci come l’uso costante di dispositivi di protezione individuale.
In particolare, la sentenza rileva una carenza nella sorveglianza sul rispetto delle norme di sicurezza. Non solo non è stata garantita la vigilanza sull’impiego corretto dei dispositivi di protezione, ma non sono neppure state predisposte misure organizzative per isolare le lavorazioni pericolose. Questi elementi hanno contribuito all’esposizione letale. In casi come questo, l’assenza di prevenzione vale come responsabilità diretta del datore di lavoro, che avrebbe dovuto ridurre al minimo il rischio per i dipendenti.
Leggi anche:
L’amianto resta ancora un’emergenza sanitaria in Italia con migliaia di vittime ogni anno
L’Italia continua a pagare un tributo altissimo a causa dell’amianto. Le morti superano le settemila ogni anno, causate da patologie asbesto-correlate come mesotelioma, tumore al polmone e asbestosi. Queste malattie sono il risultato di esposizioni prolungate, verificatesi storicamente in cantieri navali, fabbriche e anche in edifici pubblici, dove l’amianto è stato utilizzato per decenni. L’inosservanza delle norme di sicurezza ha permesso ai lavoratori di respirare fibre dannose per molto tempo, con conseguenze spesso letali anche a distanza di anni.
Dati ufficiali di fonti competenti confermano che l’amianto rappresenta una grave emergenza ambientale e sanitaria. Le aree industriali, pur avendo ridotto l’uso di questa sostanza dal 1992, restano contaminate in molte zone. La bonifica dei siti e la tutela dei lavoratori e dei cittadini coinvolti restano priorità assolute nel panorama nazionale. La situazione italiana si distingue per un numero di casi legati soprattutto a vecchi impianti, dove la sostanza non è stata rimossa o monitorata adeguatamente nel passato.
Il ruolo dell’Osservatorio Nazionale Amianto e la testimonianza del presidente Ezio Bonanni
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha pubblicamente comunicato i dettagli della sentenza, offrendo assistenza legale ai familiari della vittima. Il presidente dell’ONA, Ezio Bonanni, che ha seguito personalmente il caso, ha ribadito come l’amianto continui a provocare morti evitabili in Italia. Bonanni esprime preoccupazione per l’entità dei decessi annuali legati all’amianto e punta i riflettori sull’urgenza di misure più incisive per proteggere chi lavora o vive in ambienti contaminati.
L’ONA svolge un ruolo chiave nel fornire supporto legale gratuito per le vittime di amianto e per spingere verso interventi di bonifica. L’organizzazione tiene alta l’attenzione sugli episodi di inadempienza aziendale nel rispetto delle norme di sicurezza. Nei cantieri navali, il lavoro dell’ONA è fondamentale per aiutare famiglie a ottenere giustizia, come nel caso del lavoratore di Monfalcone. La battaglia contro l’amianto prosegue tra sentenze, campagne di sensibilizzazione e controlli più rigorosi negli ambienti a rischio.
Il caso Fincantieri a Gorizia si iscrive in questo contesto, confermando che le morti per amianto non sono eventi del passato ma una realtà che continua a richiedere attenzione, responsabilità e interventi puntuali per evitare nuove vittime.