La tragica vicenda legata all’omicidio di Martina Scialdone, avvocata di 34 anni uccisa il 13 gennaio 2023 dal suo ex compagno Costantino Bonaiuti, continua a far discutere. Durante il processo, l’ex moglie di Bonaiuti ha testimoniato, offrendo uno sguardo inquietante su ciò che accadde quella fatale sera. Il racconto si snoda tra ricordi dolorosi e invocazioni di aiuto che fanno emergere il profondo stato di disagio dell’imputato.
Il racconto dell’ex moglie
In aula, l’ex moglie di Costantino Bonaiuti ha ripercorso gli eventi della serata del delitto, rivelando particolari agghiaccianti. “Quando è tornato a casa, ha appoggiato una valigetta che conteneva la pistola”, ha dichiarato, aggiungendo di averlo sentito dire di non aver colpito Martina in punti vitali. Secondo le sue dichiarazioni, Bonaiuti ha confessato di essere uscito dal ristorante dopo aver accertato che i soccorsi erano in arrivo. La donna ha sottolineato l’assurdità di una storia in cui un’arma viene estratta e si spara “per errore”, mettendo in discussione la versione del marito.
Martina Scialdone si trovava al ristorante con Bonaiuti, inizialmente per discutere il loro rapporto. Dopo un acceso confronto, la situazione è degenerata e, nonostante avesse contattato il fratello per chiedere aiuto, si è trovata di fronte a una tragedia inimmaginabile. Durante il confronto, Bonaiuti ha estratto l’arma e fatto fuoco, infliggendo ferite mortali alla donna, che ha perso la vita poco dopo per emorragia. Il gesto repentino e brutale ha lasciato nell’incredulità non solo l’ex moglie, ma anche i presenti.
Lo stato mentale di Costantino Bonaiuti
Costantino Bonaiuti, 61 anni, non era un uomo privo di problemi: dal 2002 soffriva di depressione. Anche se deteneva un’arma per uso sportivo, l’ex moglie ha evidenziato che il suo stato di salute mentale era peggiorato a seguito della perdita della madre, avvenuta dopo una lunga malattia. Inoltre, ha menzionato che le due sorelle di Bonaiuti si erano tolte la vita tra il 1996 e il 1997, un peso emotivo che seguitava a gravare sulla sua psiche.
Responsabile di questo dramma è stata non solo la sua fragilità psicologica, ma anche un attaccamento malsano a Martina. Con una relazione che si pensava potesse evolvere in qualcosa di più profondo, la dipendenza emotiva di Bonaiuti si era trasformata in possesso. L’ex moglie ha evidenziato come questo comportamento oppressivo avesse portato Martina a decidere di chiudere la loro storia.
Le accuse di omicidio e la questione della premeditazione
Costantino Bonaiuti deve ora affrontare accuse gravi: omicidio aggravato da motivi futili e abietti. La premeditazione e la gelosia, elementi che si intrecciano nella narrativa di questo crimine, vengono esaminati durante il processo. La testimonianza dell’ex moglie ha rivelato il pesante fardello emotivo di Bonaiuti e le ragioni che, secondo l’accusa, hanno portato all’omicidio della giovane avvocata.
Martina Scialdone non era solo una vittima di un momento esplosivo, ma un simbolo delle difficoltà che molte donne affrontano quando cercano di liberarsi da relazioni tossiche. Le parole dell’ex moglie di Bonaiuti offrono uno spaccato della complessità psicologica alla base di certi comportamenti criminali, rendendo evidente la necessità di una riflessione più profonda sulla violenza di genere e sui segnali di allerta che spesso vengono ignorati fino a quando non è troppo tardi. La comunità e le istituzioni sono chiamate a un confronto serio per evitare che tali tragedie si ripetano in futuro.