Nel 600° giorno del conflitto tra Israele e Hamas, la tensione in Israele si fa sentire soprattutto in città come Tel Aviv dove i familiari degli ostaggi israeliani liberati nella Striscia di Gaza hanno deciso di far sentire il loro disagio bloccando una strada centrale. La protesta punta il dito contro il governo israeliano, accusato di non agire con sufficiente determinazione per ottenere il rilascio dei prigionieri. Nel frattempo, a Gaza, si registra un episodio di caos nei centri per la distribuzione degli aiuti umanitari, che rischia di peggiorare ulteriormente la situazione sul terreno.
La protesta dei familiari degli ostaggi a tel aviv
Domenica, a Tel Aviv, i familiari dei cittadini israeliani ancora detenuti nella Striscia di Gaza hanno bloccato un’importante arteria stradale nel cuore della città. La manifestazione arriva nel giorno in cui si ricordano 600 giorni dall’inizio della guerra con Hamas. Le famiglie chiedono un accordo globale per la liberazione di tutti i prigionieri e la fine immediata del conflitto. Le dichiarazioni dei manifestanti, riportate dal quotidiano Haaretz, puntano direttamente al governo guidato da Benjamin Netanyahu. Accusano il primo ministro e i suoi principali alleati, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, di adottare una strategia che privilegia il mantenimento dell’occupazione di Gaza rispetto alla liberazione degli ostaggi.
Accuse alla strategia governativa
Secondo i familiari, il governo non ha mai avanzato una proposta concreta per ottenere la liberazione dei prigionieri. Denunciano inoltre una politica di rilascio parziale e selettivo che lascia molti ostaggi senza possibilità di salvezza, condannandoli quindi a una vita di prigionia o addirittura alla morte. La tensione è alta, e la protesta a Tel Aviv mette in evidenza un malcontento crescente verso le scelte dell’esecutivo, soprattutto mentre la guerra si estende nel tempo. Le famiglie sottolineano che, nonostante la sofferenza continua, non hanno ricevuto risposte adeguate dallo Stato.
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Le manifestazioni nel centro di Tel Aviv, città simbolo di Israele, rappresentano un segnale forte della pressione interna che pesa sul governo. Il blocco stradale ha impattato la circolazione e richiamato l’attenzione dei media locali e internazionali. Per le famiglie si tratta di una forma di protesta estrema, dettata dalla disperazione e dalla necessità di chiedere interventi diplomatici e politici più decisi.
L’assalto al centro di distribuzione degli aiuti nella striscia di gaza
Nella Striscia di Gaza si è verificata nelle ultime ore una situazione caotica in un centro per la distribuzione di aiuti, gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation . Il centro si trova nell’area di Rafah, nel sud della Striscia, dove migliaia di palestinesi si sono radunati in attesa di ricevere generi alimentari. Alcuni video pubblicati online mostrano i momenti dell’assalto, con la folla che tenta di entrare nel centro con determinazione.
Conferme e reazioni ufficiali
Un giornalista dell’Afp ha confermato la notizia dell’assalto. La Ghf ha poi diffuso una nota in cui cerca di minimizzare l’accaduto, affermando che la sicurezza, affidata a contractor americani, si è temporaneamente ritirata per lasciare passare un “piccolo numero” di persone bisognose. La fondazione ha chiarito che la situazione è stata presto riportata alla normalità e ricorda che, prima dell’accaduto, erano stati predisposti circa 8mila pacchi alimentari da distribuire.
In risposta, l’ufficio stampa del governo di Hamas ha descritto la scena come molto drammatica, segnalando la presenza di numerose persone affamate determinate a ottenere il cibo. Questo episodio riflette la continua pressione della crisi umanitaria nella Striscia, aggravata da blocchi e limitazioni negli aiuti.
Intervento e gestione israeliana
Netanyahu ha ammesso che il momento dell’assalto ha rappresentato “una perdita di controllo momentanea” nelle operazioni di distribuzione. Ha precisato che il governo israeliano sta lavorando con il supporto americano per allestire punti di distribuzione controllati, gestiti da società statunitensi, per garantire un’erogazione sicura degli aiuti. L’intervento rapido ha permesso di ristabilire l’ordine.
Un alto ufficiale israeliano coinvolto nella gestione dei centri di aiuto ha definito le operazioni, complessivamente, una riuscita. L’episodio di Rafah mostra come le tensioni e le difficoltà sul terreno continuino a essere elevate, con effetti diretti sulle condizioni di vita della popolazione palestinese e sulle dinamiche del conflitto in corso.