Una chiamata d’emergenza ha fatto scattare un’imponente mobilitazione di soccorritori e forze dell’ordine sul monte Camicia, vicino L’Aquila. Ma alla fine si è scoperto che si trattava di un falso allarme, probabilmente generato da un attacco informatico e dall’uso di tecnologie per imitare la voce.
Allarme improvviso: intervento immediato sul Monte Camicia
Ieri mattina al Numero unico di emergenza è arrivata una telefonata che ha fatto drizzare le antenne: si sentiva una giovane dire “mi butto giù”. Immediata la risposta di 118, vigili del fuoco, Soccorso alpino e carabinieri. Il luogo segnalato era il monte Camicia, così le squadre sono partite con elicotteri e mezzi speciali, pronte a intervenire.
Per ore hanno perlustrato la zona senza trovare né la ragazza né alcun segnale che confermasse la richiesta d’aiuto. Nessun corpo, nessuna traccia. Questo ha reso l’intervento più complicato e ha lasciato gli operatori a mani vuote.
L’operazione su un terreno così impervio ha richiesto un grande sforzo di coordinamento e risorse, con squadre specializzate in ambienti montani come quelli del Gran Sasso.
Il telefono localizzato, la ragazza ignara di tutto
Dopo i controlli, le autorità sono riuscite a individuare la posizione del cellulare da cui era partita la chiamata. Il telefono era in mano a una giovane, che si trovava con alcuni amici e non aveva idea di cosa stesse succedendo. Da qui è arrivata la conferma che non c’era nessun pericolo reale.
Parlando con lei e i presenti, è emerso chiaramente che la ragazza non aveva mai fatto quella richiesta di aiuto. Così gli investigatori hanno iniziato a sospettare che qualcuno avesse manomesso il suo telefono. L’ipotesi più probabile è un attacco hacker alla base dell’allarme falso.
Il gruppo di amici è rimasto scosso, anche se per fortuna non ci sono state conseguenze fisiche. Ma l’episodio ha messo in luce i rischi legati a dispositivi digitali compromessi, soprattutto quando in gioco ci sono interventi di emergenza.
Hackeraggio e clonazione vocale dietro il falso allarme
Le autorità sospettano che un hacker abbia preso il controllo del telefono della ragazza, generando la chiamata d’emergenza. Non è escluso che sia stata usata anche una tecnologia in grado di riprodurre fedelmente la sua voce, rendendo la segnalazione ancora più credibile.
Questo tipo di clonazione vocale tramite software ha già causato problemi simili in altre zone d’Italia, sollevando preoccupazioni sull’uso illecito di questi strumenti. Simulare richieste di aiuto inesistenti può far scattare interventi inutili delle forze dell’ordine, con un impatto sulle risorse e sulla sicurezza pubblica.
Il caso del monte Camicia dimostra quanto sia facile oggi ingannare i sistemi di emergenza con tecnologie avanzate e attacchi informatici. Gli esperti stanno lavorando per trovare contromisure, monitorando come si diffondono questi metodi.
Resta alta l’attenzione sulla necessità di proteggere i propri dati e dispositivi da accessi non autorizzati, controllare la diffusione dei software per la manipolazione vocale e preparare meglio i soccorritori a fronteggiare queste nuove minacce digitali.