La recente approvazione della legge 171, nota come legge sulle semplificazioni urbanistiche, ha visto un acceso dibattito sulle sorti degli ex cinema dismessi a Roma. La mobilitazione della Fondazione Piccolo America e parte dell’opposizione regionale ha bloccato un emendamento che avrebbe consentito la trasformazione definitiva delle sale chiuse da oltre dieci anni. Tuttavia, resta in vigore un articolo controverso che lascia aperta la possibilità di trasformare il cinema Metropolitan in centro commerciale, una questione che continua a sollevare tensioni e preoccupazioni sul futuro degli spazi culturali in città.
La salvaguardia degli ex cinema: una battaglia silenziosa ma efficace
L’emendamento che avrebbe permesso di cambiare destinazione d’uso alle sale cinematografiche chiuse per un lungo periodo è stato eliminato dalla legge 171 grazie all’intervento costante della Fondazione Piccolo America e al sostegno dell’opposizione in Consiglio Regionale del Lazio. Questa legge, approvata il 17 aprile 2025 a Roma presso la Regione Lazio, prevede una serie di semplificazioni per gli interventi urbanistici ma rischiava di compromettere la tutela di alcuni spazi culturali storici. La Fondazione ha svolto un ruolo cruciale, opponendosi a una norma che avrebbe cancellato definitivamente la possibilità di riattivare quegli spazi come luoghi di cultura e socialità.
Un risultato importante per il patrimonio culturale
Lo stralcio dell’articolo in questione rappresenta una difesa concreta del patrimonio culturale romano, specie in quartieri dove i cinema chiusi sono stati per anni punti di aggregazione oggi lasciati nell’abbandono. La mobilitazione è stata discreta, senza clamori ma con una determinazione capace di far retrocedere un emendamento che avrebbe avuto effetti devastanti sul tessuto urbano e sociale. La vicenda mostra come la pressione dal basso e la consapevolezza civica possano influenzare scelte legislative, mantenendo viva la possibilità di riattivare quegli spazi, anziché consegnarli a speculazioni immobiliari o commerciali.
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Il rischio legato all’articolo 19: il caso del cinema metropolitan
Nonostante il successo ottenuto, la Fondazione Piccolo America ha segnalato un nuovo rischio contenuto nell’articolo 19 della stessa legge 171, soprannominato “Salva Metropolitan”. Questa norma consente potenzialmente la trasformazione del cinema Metropolitan, uno degli edifici storici più noti di Roma, in un centro commerciale. Il progetto originale risale alla giunta Raggi, che aveva ottenuto un via libera alla modifica d’uso del cinema, ma la Regione guidata da Zingaretti e un successivo intervento del TAR avevano fermato l’iniziativa.
Un luogo simbolo a rischio trasformazione
L’articolo 19 riporta quindi in discussione una ferita mai chiusa: la perdita di un luogo simbolo della cultura romana. Per la Fondazione, questa deroga rappresenta un cedimento preoccupante che potrebbe compromettere un pezzo di identità urbana e, più in generale, di memoria collettiva. Il cinema Metropolitan non è solo un edificio, ma un luogo di socialità e accesso alla cultura. Il timore è che venga sostituito da una struttura commerciale, togliendo spazio alla comunità e al valore pubblico di quegli spazi.
Il ritorno di questa possibilità ha provocato ulteriori critiche e sollevato nuove discussioni sui modi in cui la città gestisce il proprio patrimonio culturale. La questione dimostra come il confronto sulla rigenerazione urbana passi inevitabilmente anche dalla tutela di luoghi simbolo, spesso esposti a pressioni speculative.
Il modello dei tiers lieux e la città dei 15 minuti come alternativa sostenibile
La Fondazione Piccolo America suggerisce di mettere al centro un progetto diverso per la riqualificazione degli ex cinema. Non si tratta solo di conservare edifici vuoti, ma di trasformarli in spazi vivi, dedicati all’arte, alla formazione e alla socialità collettiva. L’idea prende spunto dai “tiers lieux” francesi, chiamati anche “terzi luoghi”, che favoriscono la partecipazione civica e l’innovazione sociale in contesti urbani.
Cultura di quartiere e partecipazione
Questi spazi dedicati a cultura e comunità si inseriscono nel concetto più ampio di “città dei 15 minuti”, ovvero una città in cui tutto è raggiungibile rapidamente a piedi o con mezzi pubblici. In questo modello, la vicinanza non vale solo per i negozi o i servizi, ma anche per quella che si potrebbe definire la “cultura di quartiere” accessibile a chiunque. I vecchi cinema dismessi, convertiti secondo questo principio, diventano luoghi dove si costruisce socialità quotidiana e si facilita l’aggregazione sociale.
La proposta di avviare un tavolo di lavoro permanente tra istituzioni, enti culturali e cittadini mira a definire strategie condivise di rigenerazione. Il dialogo tra soggetti diversi potrà creare progetti che rispettano la storia degli immobili e allo stesso tempo rispondono alle esigenze delle comunità contemporanee. L’alternativa ai progetti commerciali passa da un’attenta progettazione di luoghi di cultura diffusa, preziosa per la vita sociale e per il tessuto urbano di Roma.
Tutela degli spazi culturali e sviluppi futuri in ambito urbano
L’attenzione per i cinema chiusi di Roma riflette un interesse più ampio sulla preservazione degli spazi culturali all’interno della città. In un momento in cui molte aree urbane affrontano trasformazioni rapide, la capacità di mantenere luoghi che conservano memoria storica e facilitano l’accesso alla cultura diventa un elemento essenziale per la qualità della vita.
Gli ultimi sviluppi mostrano che la partita legislativa sulla rigenerazione urbana non è affatto chiusa. La Fondazione Piccolo America rimane vigile su ogni iniziativa che potrebbe danneggiare o svuotare di significato questi luoghi. La tutela normativa si scontra spesso con interessi economici e logiche di mercato, ma la spinta civica e culturale dimostra una volontà di difesa radicata sul territorio.
Roma si trova davanti a scelte cruciali per i suoi quartieri e per il suo patrimonio culturale. Continuare a valorizzare gli ex cinema con una politica condivisa può offrire un modello di rigenerazione equilibrato, capace di integrare passato e presente, rispettando bisogno di spazi vivi e accessibili. In tutti i casi, la pressione pubblica e la disponibilità al confronto restano elementi decisivi per il futuro di queste strutture.