La figura di eva mikula, ex fidanzata di uno dei fratelli della banda della uno bianca, riemerge nella cronaca grazie a un’intervista rilasciata durante la trasmissione belve crime su Rai2. La banda della uno bianca, attiva tra il 1987 e il 1994, è stata responsabile di numerosi omicidi e ferimenti in Italia, provocando paura e shock nell’opinione pubblica. Mikula, che è stata accanto a Fabio Savi fino al momento dell’arresto, ha scelto di raccontare quei tempi da una prospettiva finora poco esplorata, mettendo a fuoco il proprio ruolo e il peso dei silenzi che l’hanno segnata.
La banda della uno bianca e la presenza di eva mikula durante gli anni di violenza
Tra il 1987 e il 1994, la banda della uno bianca ha seminato morte e terrore in diverse città italiane. Il gruppo, composto principalmente dai fratelli Savi, ha compiuto 24 omicidi e ferito 114 persone in varie rapine e azioni violente, diventando uno dei capitoli più tragici nella cronaca nera italiana. Fabio Savi, uno dei protagonisti di quella realtà criminale, è stato affiancato durante quel periodo da eva mikula, sua fidanzata per circa due anni.
Mikula era spesso presente durante gli eventi che coinvolgevano la banda o nei momenti che anticipavano le loro azioni. Quando Fabio Savi fu arrestato, lei si trovava al suo fianco, segno che il legame era stretto e profondo. Questi anni sono stati descritti da mikula come un periodo carico di tensione e paura, in cui le dinamiche familiari e personali intrecciavano una trama complessa attorno a fatti di cronaca che hanno segnato l’Italia intera.
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L’intervista a belve crime: mikula tra vittima e presunta complice
Nel corso dell’intervista trasmessa su Rai2, eva mikula ha offerto una versione personale dei fatti, definendosi più una vittima delle circostanze che una complice. La giornalista francesca fagnani, conduttrice del programma belve crime, ha ricordato che mikula ha scelto di parlare solo dopo l’arresto della banda. Durante l’intervista è emerso un confronto acceso, soprattutto quando si è toccato il tema dell’accettazione o meno della sua richiesta di entrare nell’Associazione delle vittime. Nel 2015, infatti, mikula aveva chiesto di farne parte, ma la domanda era stata respinta.
Le famiglie delle vittime, secondo mikula, preferirebbero il suo silenzio per “non rovinare il decoro”. Lei respinge questa visione e rivendica il diritto di raccontare la sua verità, anche se ciò provoca reazioni forti da parte dei parenti delle persone colpite dalla banda della uno bianca. Il contrasto tra il suo racconto e la percezione che il pubblico e le famiglie hanno di lei rende il dialogo particolarmente teso.
Polemiche, accuse e il confronto sulla partecipazione a programmi televisivi
Un’altra questione emersa nel programma ha riguardato la prevista partecipazione di mikula al reality show la talpa, poi saltata. Francesca fagnani ha chiesto a mikula se quella scelta fosse rispettosa verso le famiglie delle vittime. La risposta ha ribadito il desiderio di usare la trasmissione come un’occasione per condividere la sua versione dei fatti, un modo per raccontare ciò che non era mai stato detto apertamente.
Durante l’intervista, mikula ha anche affrontato il tema delle scuse, dichiarando di attendere “scuse dai familiari delle vittime”. La giornalista fagnani ha risposto sottolineando che i familiari “non devono chiedere scusa a nessuno”. Mikula ha raccontato di essere stata vittima di insulti per 30 anni, una situazione che lei stessa ha definito come un’istigazione al suicidio. Questi scambi hanno messo in luce le tensioni irrisolte e la difficoltà di chi, come mikula, cerca di fare luce su un capitolo doloroso della propria vita senza essere accettata da chi ha subito direttamente le conseguenze della banda.
Belve crime e l’approfondimento delle storie dietro la cronaca nera
Belve crime, trasmissione condotta da francesca fagnani e prodotta da fremantle, si propone di approfondire le storie personali di chi ha commesso reati o che ha vissuto vicende legate alla cronaca nera. Ogni puntata introduce la storia dell’ospite con il contributo di stefano nazzi, giornalista specializzato in cronaca nera e autore di libri e podcast dedicati. Il programma punta a sondare la mente e le motivazioni di chi ha agito in modo violento o è stato protagonista di eventi tragici.
Nel caso di eva mikula, belve crime si concentra su una testimonianza che va oltre i fatti noti, cercando di offrire uno spaccato più umano e complesso su una vicenda che ha segnato l’Italia negli anni Ottanta e Novanta. L’approfondimento serve a sottolineare come il confine tra vittima e colpevole, in certe situazioni, possa essere difficile da definire. La trasmissione apre uno spazio dove rintracciare la verità dietro la cronaca, attraverso le parole di chi è rimasto a lungo ai margini della narrazione principale.