Etna, rallenta la fase eruttiva: calo del tremore vulcanico e attività sommitale in stanca

Etna2C Rallenta La Fase Eruttiv

Etna in rallentamento, attività vulcanica in diminuzione sulla sommità. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

31 Agosto 2025

L’Etna mostra un rallentamento nella fase eruttiva in corso, con un calo del tremore vulcanico che indica una riduzione della pressione del magma nei condotti interni. Nonostante questo, l’attività sommitale continua con emissioni stromboliane e flussi lavici da diverse fratture ad alta quota. L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia mantiene il monitoraggio, confermando che il traffico aereo non subisce interruzioni.

Il tremore vulcanico: un segnale in diminuzione dal cuore dell’Etna

La rete di sorveglianza dell’Osservatorio Etneo ha registrato un calo significativo del tremore vulcanico, il fenomeno che misura la risalita del magma all’interno dei canali del vulcano. Da valori precedentemente elevati, il tremore è sceso a livelli medio-bassi, indicando una diminuzione della pressione magmatica e un rallentamento della spinta verso la superficie.

Questo segnale non indica la fine dell’eruzione, ma una fase di minore intensità. L’Etna è noto per variazioni rapide nella sua attività, con passaggi da quiete apparente a riprese improvvise. Il tremore vulcanico rappresenta un indicatore utile per seguire l’evoluzione della dinamica magmatica e prevedere eventuali cambiamenti nelle eruzioni. Negli ultimi decenni, questa alternanza è stata una caratteristica ricorrente del vulcano.

La riduzione del tremore si inserisce in questo andamento, senza segnalare per ora un esaurimento definitivo. Le misurazioni dell’INGV mostrano come la pressione all’interno del sistema vulcanico stia diminuendo gradualmente, pur mantenendo una presenza magmatica vicino alla superficie.

Attività eruttiva al Cratere Di Sud-est e flussi lavici: una fase di rallentamento

Nonostante il calo del tremore, l’Etna continua a mostrare attività visibile: la fase stromboliana al Cratere di Sud-Est prosegue con emissioni intermittenti di lapilli e cenere, accompagnate da flussi lavici provenienti da almeno tre fratture in alta quota. Queste emissioni, seppur meno intense rispetto a giorni precedenti, producono colate incandescenti che illuminano il cielo notturno.

Gli osservatori hanno confermato che l’area sopra i 2.500 metri resta interdetta per motivi di sicurezza, a causa della possibile instabilità delle fratture e della presenza di flussi potenzialmente pericolosi. La fase definita “di stanca” si traduce in una riduzione degli sbuffi e delle emissioni, senza però un arresto completo dell’attività eruttiva.

I flussi lavici non mostrano un aumento significativo di portata, ma continuano a muoversi lungo versanti consolidati, permettendo alle autorità di mantenere misure di sicurezza e piani di monitoraggio costante per intervenire rapidamente in caso di cambiamenti. L’intensità inferiore delle eruzioni consente di seguire l’evoluzione senza sospendere le attività nelle zone a bassa quota.

Monitoraggio costante e impatto sulle infrastrutture di Catania

L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, tramite la sede di Catania e la rete di rilevamento sul vulcano, continua a osservare ogni variazione. L’allerta VONA per il traffico aereo resta di colore arancione, come nei giorni precedenti.

Questo livello segnala uno stato di attenzione, senza emergenze gravi. L’attività esplosiva, pur presente, non comporta rischi immediati per l’operatività dell’aeroporto internazionale Vincenzo Bellini di Catania. Lo spazio aereo funziona regolarmente, senza cancellazioni o deviazioni dovute all’attività vulcanica.

Le autorità aeroportuali collaborano con i vulcanologi, mantenendo piani di emergenza pronti in caso di sviluppi improvvisi. L’Etna ha una storia di cambi repentini nell’attività e non può essere sottovalutato, ma l’attuale fase appare lenta e senza impatti significativi sulle infrastrutture civili della città.

Gli aggiornamenti dell’INGV e le osservazioni in tempo reale costituiscono la base per la tutela della popolazione e la gestione delle risorse locali. La sorveglianza scientifica resta continua, con dati tecnici e modelli previsionali per mantenere alto il livello di preparazione.